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Serrato confronto sulla Comunità Montana e sul soggetto che dovrebbe succederle: Giovanni Fratini, la Sinistra Arcobaleno, G.Coluccia., P.Giannullo, L. Marchetti

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 26 febbraio 2008

S'infittisce il dibattito sull'assetto istituzionale di cui l'Elba e l'Arcipelago dovranno disporre nel prossimo futuro e sono stati quattro gli interventi di rilievo che, nella giornata di lunedì 25 Febbraio si sono sviluppati intorno alla eleminazione o alla trasformazione della Comunità Montana dell'arcipelago toscano. Ad un primo lungo ed articolato ragionamento proposto dall'ex sindaco portoferraiese Giovanni Fratini, fa riscontro un più secco documento proposto unitariamente dalle forze politiche che si riconoscono nella Sinistra e l'Arcobaleno. Ma nella querelle interviene anche un altro ex-primo cittadino (il riese Giuseppe Coluccia P.D.) e dal centrodestra la piaggese Pina Giannullo. Infine una replica di Lorenzo Marchetti le cui dichiarazioni di qualche giorno fa avevano innescato la polica. Giovanni Fratini: Considerazioni sulla moribonda Comunità Montana Non mi hanno affatto sorpreso le notizie giunte da Firenze sulla soppressione della Comunità montana. Non vedo come potrebbe diversamente decidere la Regione. Con la legge finanziaria di questo anno le Regioni devono provvedere, entro il 30 giungo, a rivedere il sistema delle Comunità montane rispettando alcuni principi che il legislatore nazionale definisce “fondamentali” quindi non derogabili: riduzione delle indennità di carica, semplificazione degli Organi di governo e soprattutto eliminazione di quelle Comunità, come la nostra, che di montano non hanno assolutamente nulla. Se quindi è impensabile, nell’ambito delle norme approvate dal Parlamento, sulle quali, è doveroso ricordarlo, c’è stato un consenso politico ampiamente trasversale, riuscire a mantenere in vita Comunità montane costituite da Comuni collocati in zone di pianura o addirittura in territori insulari, non è però insensato richiedere, nel nostro caso, alla Regione Toscana la prosecuzione di una esperienza istituzionale a livello sovracomunale iniziata nei primi anni ’70 ( e, per l’Elba, ancor prima con l’Ente per la valorizzazione dell’Elba, che inizialmente non aveva solo funzioni di promozione turistica). Rivendicare, in altre parole, il diritto dei Comuni dell’arcipelago ad avere una loro identità istituzionale, a disporre di un Ente cui affidare l’esercizio associato di funzioni di competenza comunale o delegate dalla Regione e dallo Stato e la programmazione di politiche ed interventi unitari nei servizi pubblici, nel sociale e nell’economia. La perdita di una identità istituzionale può solo innescare un processo di ulteriore marginalizzazione delle isole toscane, accrescere le condizioni di disagio delle popolazioni residenti, privare i singoli cittadini e le attività economiche di benefici non di poco conto ( si pensi, ad esempio, alle agevolazioni previdenziali, a quelle per l’acquisto di gasolio e gpl, all’esenzione IRAP per gli esercizi commerciali, alla defiscalizzatone dell’ICI per i terreni agricoli). Per questi motivi se la Regione, con la legge che rivedrà la geografia politica delle aree montane, dovesse limitarsi a cancellare la nostra Comunità , senza prevedere una nuova forma associativa dei 10 Comuni insulari, farebbe una scelta quanto mai criticabile e da respingere con assoluta fermezza, perché fortemente penalizzante ed in più clamorosamente contraddittoria. Nel lontano 1974, dopo l’entrata in vigore della legge sulla montagna , la 1102 del 1971, la Regione favorì l’istituzione della Comunità montana dell’Elba e Capraia. Fu fatta una evidente forzatura, ma fu riconosciuto già allora che le criticità economiche e sociali che caratterizzano le zone montane sono presenti, e sotto diversi aspetti in misura maggiore, anche nelle zone insulari. Quindi la Regione ritenne giusto assicurare alle due isole quelle medesime opportunità che la legge n°1102 offriva alla montagna. Tale scelta, negli anni successivi, non è mai stata messa in discussione anzi è stata confermata, dopo l’entrata in vigore, nell’agosto del 2000, del Testo unico sull’ordinamento degli Enti locali che disciplina, tra l’altro , le forme associative a cui possono dar vita i Comuni. Infatti, con la delibera n°25 del 13 febbraio 2002, il Consiglio regionale ha mantenuto l’Elba e la Capraia nell’elenco delle Comunità montane. Ma c’è di più. Il 21 dicembre del 2005, il Consiglio regionale ha deliberato di estendere l’ambito territoriale della nostra Comunità anche all’isola del Giglio e quindi la Comunità montana dell’Elba e Capraia è diventata Comunità montana dell’Arcipelago toscano. Come si può oggi cancellare questa esperienza istituzionale, che la stessa Regione, da oltre trent’anni, ha sempre voluto e sostenuto? Togliamo pure di mezzo la Comunità montana, d’accordo; perché è una evidente contraddizione e la sua permanenza sarebbe in aperto contrasto con i criteri posti dalla legge finanziaria per considerare un Comune montano, ma dobbiamo al tempo stesso individuare un altro Organismo associativo. Ebbene l’art.29 del Testo unico delle disposizioni sugli Enti locali consente ai Comuni delle piccole isole di associarsi in Comunità isolane ( Associazione di Comuni di una medesima isola) o Comunità di arcipelago (costituite dai Comuni di due o più isole), alle quali si applicano le stesse norme previste per gli Enti montani. Per la nostra realtà non vedo valide alternative alla Comunità di arcipelago. Lasciamo stare l’Unione di Comuni le cui competenze, in base all’art.32 del Testo unico, sono limitate all’esercizio associato di funzioni e servizi comunali e quindi notevolmente ridotte rispetto a quelle che le leggi statali e regionali attribuiscono alle Comunità montane ( e di conseguenza anche alle Comunità isolane o di arcipelago). Tralascio di considerare poi il Circondario, forma associativa atipica, non prevista dalla legislazione nazionale, ma stranamente solo dallo Statuto della Regione per quanto in Toscana i Circondari non abbiano avuto molta fortuna. Oggi esiste soltanto il Circondario della Val di Cornia. Ricordo d’altra parte che nella passata legislatura era stato presentato alla Camera dei deputati un disegno di legge a firma dell’On.Lumia, che conteneva specifiche disposizioni a favore delle piccole isole e riconosceva le Comunità isolane o di arcipelago come “poli di sviluppo sostenibile”. Dovremo sollecitare l’approvazione di quel disegno di legge, anche tramite l’Associazione nazionale dei Comuni delle isole minori, nella prossima legislatura. Nell’incontro che l’11 febbraio scorso gli Amministratori elbani, di Capraia e del Giglio hanno avuto con il Presidente dell’UNCEM regionale Oreste Giurlani è stato registrato un ampio, anzi unanime, consenso sulla necessità di una Istituzione rappresentativa di tutti i Comuni ed altrettanto chiara è stata l’accettazione della Comunità di arcipelago come nuovo Soggetto istituzionale. Sarà bene attivarsi senza perdere tempo. Dobbiamo indicare al più presto come intendiamo organizzarci per il futuro e quindi proporre alla Regione la costituzione di una Comunità di arcipelago che oltre tutto, con l’ingresso dell’isola del Giglio nella vecchia Comunità, di fatto, già esiste; richiedere che siano riconosciuti al nuovo Ente i medesimi benefici previsti per le Comunità montane, affermando con forza il principio che i disagi conseguenti alla condizione di insularità di un territorio non sono affatto inferiori a quelli di un territorio montano; pretendere, in sostanza, che ogni decisione di modifica del sistema degli Enti montani sia alla fine coerente con le scelte di politica istituzionale compiute dal Governo regionale, da oltre un trentennio, a favore dell’Arcipelago. Per ottenere ascolto e positive risposte occorre anche che si muovano con decisione le Amministrazioni comunali e non in ordine sparso, come è auspicabile il sostegno delle forze politiche e dei loro referenti in Consiglio regionale, delle Organizzazioni sindacali e delle associazioni economiche. Giovanni Fratini Sinistra Arcobaleno: ingiustificato e irresponsabile chiudere la Comunità Montana Sarebbe un atto ingiustificato e irresponsabile chiudere la Comunità Montana, cosi come è irresponsabile chi blatera, per ignoranza o malafede, di circondari, unioni o altre indefinite ipotesi ordinamentali. I comuni elbani, le categorie, il mondo dell’associazionismo e i singoli cittadini si sono più volte espressi sulla necessità di mantenere la Comunità Montana dell’Arcipelago Toscano. Semmai si è posta l’esigenza di meglio strutturarla e renderla più efficiente ed adeguata ai compiti di coordinamento, di programmazione e di gestione dei servizi di interesse sovracomunale nella specificità della realtà insulare. Occorre salvaguardarla e svilupparla. Sarebbero in questo senso inaccettabili atti legislativi calati dall’alto, che andassero in senso contrario. Di questo la Regione dovrà tenerne conto. In ogni caso i rappresentanti della Sinistra e l’Arcobaleno in Consiglio Regionale, in coerenza con le posizioni assunte a livello locale e dall’Uncem Toscana, si opporranno in ogni modo ad eventuali provvedimenti che non tenessero conto della volontà e degli interessi delle popolazioni dell’Arcipelago. La Sinistra e l’Arcobaleno Isola d’Elba Giuseppe Coluccia: Sta ai Sindaci decidere cosa debba sostituire la Comunità Montana. Invece dei partiti o la giunta della C.M. siano gli otto Sindaci Elbani, insieme a quelli delle altre isole, a decidere quale nuovo Ente territoriale debba sostituire la Comunità Montana. Questo potere glielo assegna la legge sugli Enti Locali, indicandogli quali di queste istituzioni associative dei Comuni potranno risultare più adeguate per governare in un ambito territoriale superiore a quello comunale. O un Unione Comunale o una Comunità Isolana, nel caso di un territorio isolano con più comuni. Quindi il superamento della Comunità Montana non arriva in un vuoto legislativo che non consenta di adottare valide forme istituzionali. La vera novità starebbe invece nel fatto, più politico che istituzionale, di aprire una fase politica nuova all’Elba, che riconosca ad essi, i Sindaci, questo ruolo e ripristini una correttezza istituzionale e democratica nella gestione delle istituzioni locali, Anche la gestione dell’ente associativo sia finalmente espressione diretta dei Comuni elbani, a prescindere dal colore politico delle rispettive maggioranze e affidi ai Sindaci, in qualità di titolari del potere decisionale, suffragato per giunta dagli elettori stessi, il compito e la responsabilità di governo sul territorio. Finora la Comunità Montana, sia con maggioranze di centrodestra che con quelle di centrosinistra è stata gestita, secondo logiche di coalizione blindate che hanno ridotto questo ente ad un ruolo ridotto e non certo rappresentativo di tutti i Comuni e gli interessi del territorio elbano e non ha contribuito a far assumere a questo ente il ruolo di “governo associato dei comuni”. E’ proprio quest’ultimo ruolo che dovrà assumere questa nuova istituzione elbana. Alla sua testa dovrà esservi “la giunta dei Sindaci elbani” o di loro stretti collaboratori (non espressione dei partiti) e non una pletora di assessorati: l’esperienza della conferenza dei Sindaci, come momento alto di collaborazione tra istituzioni, insegna. Anche i Sindaci si devono assumere questa responsabilità se veramente vogliono incidere sulla stessa realtà del proprio comune: non credo sia ancora possibile affrontare problemi come l’urbanistica, regolamenti e piani strutturali, la sanità, le scuole superiori, i trasporti terrestri, marittimi, aerei, la gestione rifiuti, senza pensarli e gestirli in un ambito “elbano” attraverso un vero associazionismo comunale. Sarebbe questa una vera rivoluzione politica. Ma i cittadini elbani votando i Sindaci non chiedono forse proprio ad essi di essere governati in modo efficace e certo? Giuseppe Coluccia - PD Pina Giannullo: Finalmente qualcuno nel PD nota le assenze della Regione Fa piacere vedere come anche nel Partito democratico qualcuno si renda conto che l'indifferenza della Regione per i problemi dell'Elba è ormai indifendibile. Noi ora non vogliamo sottolineare il grave ritardo con cui è maturata questa (peraltro timida) consapevolezza. Su rifiuti e trasporti l'isola sta attraversando una fase davvero critica, che potrebbe diventare drammatica senza uno sforzo condiviso sul piano istituzionale e politico per porre davvero a Livorno, e a Firenze, delle sacrosante rivendicazioni, a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini elbani. In questo contesto si inserisce anche l'annunciato taglio della Comunità Montana. L'ente sconta indubbiamente dei limiti: molti ne rilevano la politicizzazione (in contrasto con l'asserita vocazione al coordinamento fra Comuni) e i suoi organi amministrativi hanno inoltre una legittimazione di secondo grado (non sono direttamente rappresentativi dei cittadini). A nessuno sfugge infine l'apparente paradosso di una comunità che è montana e di arcipelago (accentuato dal recente allargamento, di dubbia utilità). Detto questo ci pare perlomeno strano che tutto il problema dei costi della politica in Toscana si debba ridurre al nostro ente comprensoriale (sono stati per esempio confermati di recente i molto discussi consorzi e molto dispendiosi di bonifica). Quindi se è vero che sarebbe sbagliato fare le barricate sulla Comunità Montana, non possiamo neanche tollerare che si disperda così, senza colpo ferire, non solo il suo patrimonio di risorse professionali e amministrative, ma anche la possibilità futura di garantire all'Elba - in forme anche diverse dalle attuali - agevolazioni, competenze, autonomie, e fondi legati alla sua eccezionalità territoriale. Pina Gannullo Consigliere della Comunità Montana UDC Rio Marina Lorenzo Marchetti: Uno strumento diverso ed una legge per le isole L’Elba deve attrezzarsi per rispondere alle nuove sfide che ha di fronte. Lascio ad altri il conservatorismo propagandistico. I riformisti stanno da un’altra parte, e io mi schiero con le innovazioni, anche istituzionali, proposte da Walter Veltroni. Quando nella veste di segretario intercomunale dei Ds mi incontrai con la giunta della comunità montana, fra l'altro, proposi che sull’allora ventilato superamento dell’ente montano fossero coinvolte tutte le articolazioni della società elbana e, partendo dalle forze politiche sia di maggioranza sia di opposizione, fosse costruito un percorso partecipato da parte dei cittadini. L’obiettivo doveva essere una discussione che uscisse dai palazzi, quindi oltre i soliti addetti ai lavori. Ho sempre riconosciuto che questa giunta di centrosinistra ha ridato alla comunità montana dignità, capacità d’intervento sui temi dell’arcipelago, e attivazione di finanziamenti europei e statali per progetti integrati d’area assumendo il ruolo di capofila fra i diversi enti locali. Dire questo, però, non mi impedisce di prendere atto, in modo pragmatico, dell’anomalia rappresentata da un ente montano sul mare. I problemi di chi vive su un'isola sono ben altri. La legge finanziaria 2008, ad ogni modo, stabilisce che per i cittadini e le imprese dei comuni ex montani rimangano gli attuali benefici per altri tre anni, un tempo più che utile per approvare una nuova norma che prenda atto, fra l'altro, dei maggiori costi per servizi che si hanno sulle piccole isole. L’assemblea costitutiva dei Pd dell’Isola d’Elba, in modo unanime, ha rivolto la richiesta ai parlamentari del Pd che saranno eletti il prossimo 14 aprile, ed in primis a Walter Veltroni, l'approvazione della legge per le isole minori dove si riconosca ai cittadini che vivono su un’isola gli stessi diritti di coloro che abitano sulla terraferma. Questa è la sfida riformista a cui io mi sento di appartenere.


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Giuseppe Pino Coluccia

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Lorenzo Marchetti

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