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A Sciambere del patto Molotov-Von Ribbentrop

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 21 febbraio 2008

Un signore quando eravamo quasi ancora adolescenti si prese la briga di darci un non richiesto buon consiglio: “Saresti anche un ragazzo brillante – disse - ti ci vedo a fare politica, ma perché comunista? Non lo sai in Italia i comunisti non governeranno mai so’ voti e lavoro sprecato?”. La minima storia fa il paio con un episodio accaduto pochi anni dopo al Bar di Palazzo Madama . Nel bar dei senatori lavorava un tizio che veniva da una famiglia blasonata però caduta in disgrazia economica e per questo costretto a lavorare. Costui parlando con il ruspante, maremmano e comunista senatore Fusi, criticava petulantemente il PCI, nel caso da posizioni estremiste, continuando a ripetere che l’allora partito di Berlinguer non aveva determinato alcun reale cambiamento degli equilibri della classi. Finché Fusi secondo quel che ci hanno raccontato, una volta sbottò: “Ti sembrerà che non sia cambiato niente: io so' figliolo di un contadino e faccio il senatore, te d’un conte e fai il cameriere. E ora fammi il caffè!” Va da sé che per il resto della nostra vita , ogni volta che qualcuno ci ha detto che una cosa non ci conveniva ci siamo interrogati se per caso in ballo non ci fossero le sue di convenienze e identicamente quando qualcuno si è messo a sostenere l’inutilità di quello che facevano ci è venuta in mente la vicenda del Conte-Cameriere non dimenticando in nessun caso di essere figlioli di cavatori. Per dire che l’unica ricaduta sui nostri convincimenti del patto di non aggressione Molotov-Von Ribbentrop ops… Veltroni-Berlusconi, per il quale loro due hanno deciso che tutti gli altri non contano un cazzo, è il determinarci maggiormente a non dargliela vinta (perché non ci piacciono i prepotenti anche se maskarati mellifluamente, anche se in setting fratacchione) e la formulazione dei ricattini morali del cosiddetto “voto inutile” (inutile questa gran coppola di mischia, avrebbe detto con un’espressione di cui non conosciamo l’esatta accezione un nostro amico siculo) ci stimola solo a ricordare a chi sta a sinistra l’opportunità di non dare un “voto accapponato” ad un partito che non ha più neppure il coraggio di usare il termine “sinistra” nel suo nome, né un “voto pericoloso” come quello dato a chi da una parte e dall’altra dello schieramento politico, intende mortificare diversità e confronto delle idee, producendo due partiti così piatti, così banali, così Amerikani da risultare “perfettamente intercambiabili”, esposti in egual misura alla pressione delle lobby economiche, da fare già intendere che lo scontro di potere vero non è tra Veltroni politico e il Berlusconi politico ma tra il Berlusconi imprenditore e il Montezemolo imprenditore. Si vanno formando non due blocchi sociali, ma due blocchi economici con due partiti di riferimento che hanno già a disposizione (in maniera anche scandalosamente vassalla) una stragrande maggioranza, non quella dei voti, che devono conquistare ancora, ma quella dei mezzi d’informazione, che hanno già in cassa. Quindi “a la guerre comme a la guerre” il popolo della sinistra deve prepararsi, se vuol continuare a vedersi rappresentato in maniera decente, ad un confronto duro, a fare quadrato, ad inventarsi le risorse informative che non ha. Non crediamo ci sia molto spazio per un confronto “carino” perché se è indubbio che il primo avversario resta Berlusconi, la prima concreta difficoltà sarà arginare le scorrerie a sinistra di chi di sinistra non è più, né nel nome né nella sostanza, tanto meno in un programma di governo che la concorrenza di destra (a sua volta resa orfana della sua compomente centrista) dichiara fotocopiato dal suo.


sinistra scritta

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