Il recente documento delle categorie economiche sulla questione dei trasporti marittimi pone alcune questioni difficilmente eludibili in un pubblico confronto sul futuro del nostro territorio. I collegamenti via mare sono una pre-condizione dello sviluppo turistico di un’isola: senza di essi difficilmente un sistema economico basato sul turismo può svilupparsi e crescere. D’altro canto i trasporti non sono sufficienti per consolidare un quadro positivo se le imprese turistiche del territorio non investono in strutture e promozione e non riescono a definire percorsi fortemente condivisi. La conflittualità non serve a nessuno, anzi diviene potenziale fattore di implosione del sistema. Ho usato queste stesse parole in un incontro avuto con la dirigenza dell’Associazione Albergatori molto prima che scoppiasse la drammatica vertenza Moby; ho aggiunto ad esse un invito a dialogare per il bene del nostro territorio. Quell’invito mi sento di ribadirlo a maggior ragione adesso. Se le istituzioni locali non avranno un tessuto produttivo unito sulle strategie fondamentali, non sarà possibile costruire alcun percorso di sviluppo e di crescita. Ma i comuni debbono giocare il proprio ruolo. Ora e fino in fondo. Sono d’accordo anch’io – e chi non lo è?- che servono i depuratori, la viabilità, le infrastrutture a rete, i porti, l’aereoporto e quant’altro. Ma proprio perché servono, bisogna capire che senza un’adeguata attività di programmazione territoriale unitaria non si riuscirà mai a cavare un ragno dal buco. Mi sento allora di ribadire alcune necessità, già emerse e condivise in sede di conferenza dei sindaci, perché diventino atti concreti: 1. Nel 2008 bisogna arrivare alla definizione di un “piano strategico per l’Isola d’Elba”. Questo piano, da sviluppare unitariamente tra Comuni, Comunità Montana, Parco Nazionale, Provincia e Regione deve essere una sorta di canovaccio, a cui ciascuno potrà attingere per predisporre la sua parte di quel disegno complesso che abbiamo chiamato “piano strutturale unico”. Perché questo accada bisogna che lo studio strategico contenga un nuovo disegno condiviso delle infrastrutture e dei servizi comprensoriali ed uno schema normativo a cui tutti potranno e dovranno riferirsi per costruire le proprie varianti ai piani vigenti o i nuovi piani. Faccio esempi concreti di cosa va immaginato in un quadro unitario della programmazione strategica (senza pretesa di esaustività): - il sistema dei porti commerciali e le reti viarie dei collegamenti ad essi; - il sistema della depurazione; - il sistema degli invasi che, soli, possono garantire all’Elba l’autosufficienza idrica e l’autonomia dal continente; - la logistica territoriale, al fine di contenere ed ottimizzare i flussi veicolari interni; - le aree per lo sviluppo artigianale e produttivo; - il sistema della raccolta differenziata, le piattaforme ecologiche comunali, la discarica per gli inerti; - le piattaforme per lo sviluppo del turismo, del commercio e dell’agricoltura. Solo se le idee sullo sviluppo diventano norme urbanistiche e poi progetti di opere pubbliche ed interventi affidati al mercato sulla base di seri programmi, un territorio ha realmente la possibilità di crescere. Al di fuori della filiera della programmazione c’è solo il nulla, la demagogia politica, l’inconcludenza operativa o, peggio, il caos e l’illegalità. Una seria programmazione locale può peraltro essere molto importante per la Provincia di Livorno, che sta costruendo il suo nuovo P.T.C. 2. Nel frattempo i Comuni possono dare risposte immediate per guidare il sistema economico verso la fase della nuova programmazione, compiendo azioni positive e logiche, anticipatrici delle linee strategiche, sulla base del quadro delle conoscenze già acquisite e delle necessità conclamate del territorio. Faccio il caso del mio comune: Portoferraio nel mese di febbraio avvierà una mini-variante normativa ai propri strumenti urbanistici per allinearsi alla programmazione regionale ed alle domande locali di innovazione in materia di agricoltura e turismo. In questo modo, in tempi molto brevi, si darà un sostegno concreto e virtuoso alle richieste di potenziamento dei servizi e di adeguamento delle imprese nei settori elencati. 3. Sempre nel quadro delle azioni possibili e logiche è necessario dare attuazione senza indugio a quelle previsioni dei nostri strumenti di pianificazione e atti di governo del territorio che vanno nel solco dello sviluppo sostenibile, della riqualificazione del tessuto produttivo, del sostegno alle famiglie. Faccio nuovamente, a titolo esemplificativo, il caso del mio comune: Portoferraio porterà a febbraio-marzo in commissione urbanistica il piano insediamenti produttivi (P.I.P.) a sostegno delle imprese ed il P.E.E.P., fondamentale per dare risposte alle famiglie. Ma porterà all’attenzione degli organi consiliari, alla fine della procedura di valutazione integrata, inevitabilmente più complessa e lunga, anche il nuovo programma di settore della portualità, per favorire la nascita di un distretto della nautica. Per usare uno slogan di cui si è molto abusato bisogna pensare globalmente, ma agire subito localmente e settorialmente in maniera coerente rispetto alle linee di sviluppo generali. Altrimenti il territorio viene tagliato fuori da mercati sempre più competitivi e rapidi. Questo disegno ha però bisogno di tre condizioni, che ho in qualche modo già anticipato, ma che mi piace ribadire: - che i comuni siano uniti sulle linee strategiche di fondo; - che sappiano costruire anche strategie di breve e di medio periodo, a sostegno delle imprese del territorio; - che le realtà imprenditoriali e produttive mantengano un quadro di rapporti non conflittuali tra di loro e con le istituzioni. Da qui passano tutte le partite, anche quella dei trasporti. Senza unità non c’è futuro, la conflittualità giova solo ai nostri competitori, un territorio debole e diviso rischia di avviarsi al declino, se non di essere cancellato.
Moby traghetto uscita