Nell’intervista rilasciata da Vincenzo Onorato al Sole24 si possono leggere tutte le risposte alle domande invano poste dagli altri organi di informazione locale, e anche dalle istituzioni, evidentemente fino ad oggi ritenute non degne di considerazione. Papale palale l’orgoglio ferito di Moby, i pretesi sgarbi del territorio non c’entravano e non c’entrano un piffero con la decisione di trasferire armi lavoratori e bagagli (e chi ci sta ci sta, chi non ci sta si ciucci pure le dita) a Genova e Milano. L’armatore in prima persona spiega la strategia aziendale rivendica perfino con orgoglio di essere in controtendenza circa il concentramento a Genova delle attività tecniche, parla delle nuove rotte e dei nuovi mercati. Parla di decisioni prese dal gruppo in dicembre che niente ci pare abbiano a che vedere con i pretesi locali vulnus portati alla “povera balena” Ma parla anche diffusamente ed interessatamente del destino di Tirrenia (e di conseguenza TOREMAR ma non solo crediamo) ed è illuminante un passaggio. “Occorre mettere al più presto mettere in vendita Tirrenia con una gara – dice Onorato – sperando che la vicenda non si trasformi in un Alitalia2 - e alla gara debbono partecipare tutti, sia armatori che fondi d’investimento – alla gara ci saremo anche noi – l’idea della cordata lanciata da Confitarma mi piace. Ma come azienda dovremo verificare se, ad un’eventuale privatizzazione della Compagnia di Stato è opportuno partecipare da soli, ovviamente con gruppi finanziari, o insieme a Confitarma” Altro che terza compagnia, cari concittadini elbani, qui, come avevamo già scritto, c’è da difendere la prima: il benefattore Onorato dice di essere interessato ad acquisire Tirrenia (e quindi Toremar che fa parte del gruppo Tirrenia?) insieme ad altri armatori privati, o da solo con altri soggetti finanziari (Capitalia?). E la vuole pure presto finché le norme comunitarie consentiranno le residue agevolazioni. La partita è grossa e sono proprio le sue dimensioni a fare intendere perché determinati soggetti territoriali piccoli e (in materia) poco influenti come comuni, comunità montana, associazioni sono trattati oltre i limiti della scortesia, e quelli che possono avere voce in capitolo: Provincia, Regione, Autorità Portuali, vengono “attenzionati” con blandizie. Per scendere a cose più misere questo fa capire anche perché gli usuali corifei di Moby e Onorato che favorirono quando non tessero i suoi eccellenti rapporti con il PDS se ne stiano nell’attuale PD zitti come topi su una vicenda che ha un “marginale” aspetto quello di 80 lavoratori in via di trasferimento o (surrettizio) licenziamento. 80 persone verso le quali oggi più che mai proviamo solidarietà, proprio perché li vediamo usati come massa di manovra da parte di chi non si sogna lontanamente di lasciare le lucrose rotte del “loro” canale anzi se possibile (mentre spedisce loro a Genova e a Milano) ha in mente il controllo para-totale delle rotte per l’Elba. Pretendano a questo punto quei lavoratori, i sindacati, le istituzioni e le categorie elbane, di essere parte di una “trattativa” che li riguarda molto da vicino, non diano deleghe a nessuno: si chiamino pure Moby, Provincia, Regione, Autorità Portuali, pretendano che i destini o gli indirizzi del futuro navigante regionale, non si decidano a porte chiuse dentro camere di carità. Perché poi il conto di queste trattative e decisioni lo pagheremo comunque come isolani, lavoratori Moby e non.
Moby traghetto uscita