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A Sciambere di Pablo Neruda e del cinghiale col papillon

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 25 gennaio 2008

C'è una cosa che campassimo millanta anni millanta non perdoneremo mai a Clemente Mastella, e non è come i più avranno pensato l'aver determinato la crisi di governo. No, il prendere ordini dagli zittelloni gonnelloni d'oltretevere, l'intrallazzare per favorire parenti e clienti, il tradire le alleanze, secondo noi sono azioni che si addicono perfettamente ai democristiani del calibro e dello stampo di Mastella (ce ne sono per fortuna pure di diverso tipo). Incazzarsi perché costui ha fatto tutto ciò sarebbe ridicolo, sarebbe come incazzarsi perché d'inverno è freddo, d'estate fa caldo o perché i gabbiani non stanno attenti a dove cacano. La cosa che maggiormente ci ha disturbato è stata sentire straziare i versi di Pablo Neruda a palazzo Madama. Perchè pensare a Mastella che declama Neruda in relazione ai miserandi casi suoi e dell'amata signora equivale a mettere un papillon ad un cinghiale, ad allungare un Sassicaia col Gatorade, a far eseguire le arie Mozart dalle "arie" di un quintetto di petomani. Deve pregare di sbagliarsi di brutto il Clemente Fervente Credente, perché se Dio non è una sovrastruttura se Dio esiste è più facile che stia dalla parte del mite poeta comunista che dorme ad Isla Negra che dalla parte di quella borfida e baciapilesca caricatura di sè medesimo che alligna a Ceppaloni ... e nel caso gliela farà pagare salata, senza avviso di garanzia, e senza pericolo di ispezioni ministeriali.


pablo neruda corta cile

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