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A Sciambere delle molte cristianità

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 23 gennaio 2008

“Sento il dovere di esprimere sconcerto riguardo ai continui riferimenti alla fede cattolica che si sono ascoltati in questi ultimi giorni. Credo sia arrivato il momento di prendere le distanze, con chiarezza evangelica, rispetto a manifestazioni che non esprimono appartenenza alla Chiesa, che è “popolo di Dio in cammino”, come esplicitato nel Concilio Vaticano II. Ci riferiamo alle dichiarazioni della Signora Lonardo e del marito, onorevole Clemente Mastella, che, stravolgendo la realtà dei fatti, coinvolgono inopportunamente i cattolici italiani, come se le loro vicende giudiziarie fossero dovute alla loro fede. La fede non si possiede, perché, come la Carità nella famosa lettera di San Paolo, “non si vanta, non si gonfia, è benigna”. La fede non si strumentalizza. Ci riferiamo anche alla veglia di preghiera nella chiesa di Santa Lucia a Palermo per il governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro. La preghiera non può e non deve riguardare i giudizi di un tribunale su un imputato chiamato a rispondere di accuse molto gravi. Il messaggio che si dà alla gente siciliana è ambiguo, e rischia di diventare scabroso. Il tempio pare frequentato da troppi mercanti. E’ l’ora di dire, una volta per tutte, che l’aggettivo “cristiano” abbinato a qualsiasi formazione politica non ha per la Chiesa alcun significato”. Questo è il messaggio del vescovo di Orsara di Puglia, monsignor Giovanni Pellegrini. No, non è vero. Non c’è nessun vescovo Pellegrini (se c’è, ci scusiamo per la coincidenza), la diocesi di Orsara non esiste. Il messaggio è soltanto ciò che, da cattolico, vorrei leggere o sentire in questo momento così deprimente per il nostro paese. E invece devo vedere la sfilata dei “devoti cattolici”, credenti e non: Mastella, Cuffaro, Casini, Ferrara e perfino Bossi. Ho trovato molto più rispetto per la fede cattolica nell’editoriale di domenica di Eugenio Scalari su “Repubblica”, che riportava nelle giuste dimensioni il caso della Sapienza di Roma. Nel frattempo, lo segnalo ai frequentatori delle parrocchie, il direttore di “Jesus”, mensile delle Edizioni Paoline (quelle di “Famiglia Cristiana”), don Vincenzo Marras, è stato rimosso, perché troppo progressista (ufficialmente sarà di certo per altri motivi). Su “Jesus”, dove ho appena pubblicato un reportage sull’infanzia abbandonata in Congo, si poteva leggere ANCHE del sacerdote argentino condannato all’ergastolo per la sua collaborazione con i torturatori di Stato, o del prete arrestato in Calabria per aver intascato per anni i soldi dei malati mentali dell’istituto “Giovanni XXIII”. O dell’antisemitismo di “Radio Maryia” in Polonia. Oppure leggere un bel reportage sulla cittadina dei “rasta” in Etiopia. Don Vincenzo Marras non aveva sepolto lo spirito del Concilio Vaticano II. Forse è ora che la società civile cattolica si svegli dal letargo che dura dalla fine della Democrazia Cristiana. Cesare Sangalli Caro Cesare Visto che tutti i politologi più o meno patentati e tutti i gazzettieri dicono la loro su questa crisi senza capo né culo e verso il nessuno sa cosa, una domandina piccina picciò che ti rivolgo perchè conosci l'ambiente: "ma è così fuori dal mondo pensare che la fine del governo dell'Unione sia stata dettata, più che dalle ordinanze del Procuratore di Santa Maria Capua Vetere, da circostanziati ordini impartiti da qualche altra Santa transtiberina?"


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