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Del laicismo intollerante

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 19 gennaio 2008

L’impedimento al Papa di poter intervenire alla Sapienza, per la gravità ed il significato che assume per la democrazia ed il paese intero, deve indurci a serie considerazioni. C’è una malsana idea di laicità, definibile laicista, in alcune frange della sinistra ed anche del pensiero liberare. Un’accondiscendenza ad una laicità che per assicurare una conoscenza “pura”, non contaminata da fedi, verità assolute, utopie, disconosce l’autonomia, il ruolo, la funzione sociale e culturale di queste. E pensa di farlo, imponendo una laicità blindata, attraverso regole comportamentali e relazionali che vietino, solitamente in ambiti pubblici, di manifestare, sia individualmente sia istituzionalmente, le proprie idee, opinioni, fedi, religiose ecc. Diversamente la laicità , quella democratica, è una dimensione che, proprio perché rifiuta la dominanza di una ideologia, religione, confessione, ecc. le accoglie tutte e ne tutela il diritto di espressione di pensiero e di parola, ne riconosce pienamente e paritariamente dignità e cittadinanza nel consesso pubblico e sociale, oltreché individuale. La laicità così concepita è stata una risposta alle degenerazioni confessionali e ideologiche degli Stati. Solo una laicità così concepita ed esercitata consente di misurarsi meglio con il cosmopolitismo ed il pluralismo delle nostre società. Solo una laicità così concepita può assicurarci un futuro democratico. Ci sono inoltre malsane ed ambigue idee di progresso e democrazia, che fanno ritenere la Religione o la visione religiosa della vita umana un ostacolo al progresso civile ed addirittura incompatibile con la democrazia, ed invece altre ideologie (comunismo,liberalismo,ecc.), come le sole legittimate ad interpretare le aspirazioni di libertà e d’emancipazione sociale dei popoli. Da qui hanno spesso trovato fonte in passato certe forme radicali di anticlericalismo. Conseguentemente a questa opinione, qualsiasi manifestazione di pensiero o di giudizio sulle vicende umane, comprese quelle politiche e pubbliche prescindendo dal merito e dal contenuto, esternate da autorità religiose o morali, sono ritenute improprie ed ingerenti perché non rispettose della distinzione tra ruoli e tra sfera morale e sfera politica o tra coscienza privata e coscienza pubblica. E’ per questo che si è attaccato il Papa di ingerenza e lesa ragione pubblica. Al contrario l’affermarsi del progresso sociale, della democrazia e di una laicità democratica, intesa come tutela del pluralismo, hanno liberato il pensiero, il sentimento della persona dalle costrizioni autoritarie, dando alla coscienza umana più libertà nelle scelte di fede e di pensiero. Anzi la dialettica ed il confronto su temi etici e civili, tra ed internamente alle autorità pubbliche e religiose, condotto in modo aperto e libero, ha consentito e potrà farlo per il futuro, importanti livelli di convivenza civile e culturale. Ben vengano quindi le prese di posizione, pur criticabili e discutibili, che nell’interesse della vita umana, della sua perpetuazione, nella denuncia dei rischi per la pace, per la dignità della persona, per la miseria e le disuguaglianze dei sistemi economici odierni non sono altro che un contributo di verità ed uno stimolo verso il bene comune per chi ha responsabilità di governo. La cacciata del Papa dalla Sapienza è frutto di questa malsana concezione di laicità,del prevalere dell’intolleranza e della paura del confronto e nello stesso tempo della debolezza, politica ed intellettuale, dimostrata dalle forze democratiche e culturali, nel contrastare questa deriva verso le chiusure autoprotezioniste, la prevaricazioni di minoranze, le esclusioni. Non conviene minimizzare ciò che è successo: è un brutto segnale e ingenera sfiducia verso il cambiamento.


anticlericale

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