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A Sciambere Eja-Eja-Befanà

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 09 gennaio 2008

Qualche lettore si sarà certo chiesto perché mai abbiamo titolato parafrasando eja-eja-alalà (espressione priva di senso compiuto, un surrogato del hip hip hurrà troppo albionico pei gusti del regime, di cui si deve il conio a Gabriele D’Annunzio). Il fatto è che c’è una vicenda “littoria” da narrare. Orbene (o orbace?) correva il cinque di gennaio, e nei carugli di Rio Castello a sera s’avanzava un festante corteo al seguito della Befana (quella di ruolo) itinerante. L’orchestrina che seguiva La Vecchia ad un tratto con un salto audace come quello dei gerarchi in mutande nei cerchi di fuoco passò dalle note del “Ballo del qua-qua” a quelle dell’Inno di Mameli. Immediatamente un nostro inviato sul posto vide a pochi metri di distanza un ardimentoso giovane scattare col braccio in alto e il guardo fiero, in un saluto romano col quale intendeva salutare la patria musica, così come è ben documentato dalla foto cinica e bara. S’ignora s’egli nell’occasione abbia pronunciato frasi come: “Camerata Befana a noi!” o “Spezzeremo le renne a Babbo Natale!”, ma certo con grande sprezzo del ridicolo, incurante dei commenti di qualche riese (o che fa quello sciocco dell’ovo?) e di un inverecondo pernacchio, si stette eroico e tetragono. Noi consegniamo ai posteri il documento dell’impresa bella poiché sia imperituro tra le elbane genti il ricordo del gesto di questo Brodo di Dado.


Befana Fascista

Befana Fascista