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Controcopertina: Giovanni Fratini: il caso Moby e la pubblica disattenzione

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 04 gennaio 2008

Ho provato molta amarezza nell’apprendere la notizia della decisione della Moby Lines di trasferire, entro il 2009, tutti gli Uffici di Portoferraio a Milano e a Genova. E insieme alla amarezza per la notizia del trasferimento, provo anch’io, come i dipendenti della Moby, tanta delusione per come ha reagito, per come ha scarsamente reagito fino ad oggi, la società elbana con le sue Istituzioni e le sue più importanti espressioni politiche ed economiche. Ho apprezzato i tempestivi interventi del Presidente della Amministrazione provinciale Kutufà che incontrerà nei prossimi giorni l’Amministratore delegato della Società e del Presidente della Comunità montana Alessi. Ma per il resto poco o nulla. Un silenzio abbastanza disarmante. Stupisce la pressoché totale disattenzione delle associazioni economiche e delle forze politiche senza distinzione di colore. Davvero sorprendente ed infelice il comunicato emesso dalla Associazione albergatori. E che dire del silenzio della Regione Toscana e del nostro rappresentante in Consiglio regionale Andrea Manciulli; dei Senatori e dei Deputati, di destra, di sinistra e di centro, che ad ogni tornata elettorale ci fanno onore delle loro visite. Mi ha francamente sorpreso l’On.Silvia Velo che pure ha più volte dimostrato di seguire con particolare attenzione i problemi del nostro territorio. Ma ancor più grave, a mio avviso, è l’inerzia delle Amministrazioni comunali. Dopo l’appello dei dipendenti Moby, il Sindaco di Portoferraio, con una intervista al quotidiano Il Tirreno, ha detto cose assolutamente giuste. Ma mi aspettavo, e mi aspetto ancora, qualcosa di più. Ad esempio la convocazione di una Conferenza dei Sindaci con l’approvazione di un ordine del giorno che inviti la Moby a rivedere la propria decisione e solleciti un immediato incontro. Vorrei avere notizia della convocazione di qualche Consiglio comunale; soprattutto del Consiglio comunale di Portoferraio. In sostanza vorrei che, oltre alla iniziativa del Presidente della Amministrazione provinciale, cresca una forte mobilitazione sull’isola. Comprendo, quindi, lo sconforto, il senso di abbandono che provano i lavoratori. Voglio comunque sperare che il loro appello non cada nel vuoto. L’Amministratore delegato della Moby Lines, Dr.Parente, in uno scarno comunicato, ha fatto sapere che “la costante crescita aziendale” impone alla Società di avviare “un programma di adeguamento dell’assetto organizzativo” degli Uffici. Desidero prima di tutto dire al Dr.Parente che se la Moby, fin dagli anni ‘60, ha avuto “una costante crescita aziendale”, questo risultato lo deve in buona parte a tutte quelle persone che hanno lavorato nel passato e che tuttora lavorano negli Uffici dell’Elba, con lodevole impegno e costante dedizione. Ora che la Società è cresciuta, si decide di chiudere i servizi sull’isola, costringendo di fatto gran parte degli attuali dipendenti a rinunciare al posto di lavoro. E’ vero che viene offerta loro la possibilità di continuare a lavorare trasferendosi a Milano o a Genova. Ma i lavoratori non sono suppellettili, computers che, staccata la spina, possono essere sistemati senza tanti problemi in qualunque sede; sono persone, uomini e donne in carne ed ossa che per ragioni soprattutto familiari dovranno autolicenziarsi, soffrendo tutte le inevitabili conseguenze di una tale scelta e non solo di natura economica. Per quanto concerne poi la necessità di adeguare l’assetto organizzativo degli uffici, confesso, per carità, tutta la mia ignoranza in materia, ma condivido quanto hanno detto il Presidente della Provincia Kutufà ed il Sindaco Peria. L’operatività di determinati servizi aziendali, nell’epoca del telelavoro, è davvero condizionata dalla loro presenza fisica in un determinato posto, anziché in un altro? Credo anch’io che sulla decisione presa può aver pesato il progressivo deterioramento dei rapporti dei vertici della Moby con il territorio elbano ed in particolare con le Istituzioni, che forse non hanno saputo cogliere l’opportunità di una positiva sinergia con una Società che, lo si voglia o no, ha contribuito, e non poco, allo sviluppo turistico dell’isola. Un atteggiamento di attenzione, di dialogo, forse avrebbe consentito di evitare inutili esasperazioni polemiche e di affrontare diversamente anche la questione delle tariffe estive. D’altra parte non si può dimenticare che la Moby ha sempre garantito i collegamenti con il continente per tutto l’anno, anche quando le “vacche “ sono magre perché molte attività commerciali e turistiche vengono chiuse da chi, invece, non ha mai pensato di investire in progetti mirati al prolungamento della stagione turistica, pur avendo la nostra isola tutte le potenzialità per lavorare 9/10 mesi l’anno. Si invoca da più parti la terza Compagnia come panacea di tutti i mali. Se c’è, ben venga! Ma mi è difficile immaginare che una terza Compagnia possa venire all’Elba, praticare tariffe “leggere” durante l’estate e poi, come la Moby, rimanere in servizio dal 1° gennaio al 31 dicembre, praticare per i residenti le stesse tariffe della Toremar e riconoscere tutta una serie di agevolazioni a cui non ha mai pensato la Società pubblica pur ricevendo ogni anno dallo Stato un contributo di svariati milioni di euro. Terze Compagnie le ho già viste in passato. Ricordo la Corsica Ferry. Venne per due stagioni estive; ma per tutto il resto dell’anno spariva. Concludo esprimendo la speranza che l’iniziativa presa dal Presidente della Amministrazione provinciale non rimanga isolata. Che al contrario sia fortemente sostenuta da tutte le Istituzioni locali, dai Partiti politici e dalle stesse Associazioni di categoria e serva, quindi, a riannodare rapporti di intelligente e feconda collaborazione. Che la stessa Regione Toscana si faccia sentire. Ai dipendenti desidero esprimere la mia personale solidarietà e l’augurio che l’anno nuovo sia ricco di positive novità.


fratini 3

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