Egregio Direttore, Siamo una rappresentanza dei lavoratori MOBY della sede di Portoferraio che hanno firmato la lettera aperta alle Istituzioni elbane. Innanzitutto, a scanso di equivoci, teniamo a precisarle che siamo anche lavoratori che ragionano con la propria testa e che le lettere le scriviamo con le proprie mani esponendo i nostri pensieri. Fatta la dovuta premessa, la ringraziamo per la pubblicazione ma riteniamo opportuna una nostra risposta al Suo A SCIAMBERE del 23/12 u.s. Ha riconosciuto Lei stesso l'estrema irriverenza dell'apertura del pezzo con la similitudine tra il marito che se la prende con la moglie e la storia di noi lavoratori che ci rivolgiamo alle Istituzioni anziché prendercela con la Direzione di MOBY. Ponendoci sullo stesso piano, potremmo risponderle ricordando il vecchio detto secondo il quale ogni uomo, tornando a casa, dovrebbe prendere a schiaffi la moglie pur non sapendo il motivo di questa azione, motivo comunque ben noto alla moglie. Lasciando da parte i detti popolari, Le scriviamo soprattutto poiché riteniamo che l'intera vicenda meriti un'attenzione sicuramente maggiore da parte di tutti, considerazione sicuramente diversa da quella che purtroppo ha mostrato in modo satirico sul Suo giornale, con vignette al limite del decoro e dell'offesa all'intelligenza ed alla dignità delle persone coinvolte. Discutere ancora se MOBY sia stata artefice, abbia almeno contribuito o abbia approfittato e tratto unicamente guadagno dallo sviluppo del turismo dell'Elba, è come continuare a discutere sull'annoso dilemma sull'ordine d’apparizione sulla faccia della terra dell'uovo o della gallina: tra secoli saremmo ancora qui a parlarne. Questo è il vero problema, nessuno ha ancora capito che non c'è più tempo per discutere, occorre ormai agire. Le istituzioni, maggioranza e opposizione, ovvero chi rappresenta ognuno di noi ed ha accettato tale mandato, hanno il dovere di intervenire non per salvaguardare il nostro lavoro ma il futuro di tutta l'Elba. In caso contrario, saremmo riconosciuti come l'unico territorio che non ha saputo trarre vantaggio dall'esistenza sullo stesso di una grande azienda, non solo in termini di posti di lavoro ma anche di professionalità e know how, fattori importanti per lo sviluppo complessivo. Si discute ancora di terza compagnia, dimenticandoci che ci sono già state terze, quarte ed anche quinte compagnie che non solo non hanno lasciato segni sul nostro territorio, tanto che nessuno se le ricorda mai, ma che hanno anche fallito nella loro missione di sfruttare i periodi di guadagno e limitarsi ad attività stagionali. La dimostrazione è data dal fatto che esse non si sono più presentate per stagioni successive, alcune addirittura sono sparite dopo pochi giorni. E’ ben noto a tutti che organizzazioni economiche locali hanno nel passato promosso degli studi sui costi per l'attivazione di una linea di collegamento tra l'Elba e il continente che desse una garanzia di continuità di servizio. Se fossero resi pubblici tali risultati, probabilmente si scoprirebbe che il motivo per cui non si è proseguito nel progetto non è dovuto ad ostacoli nelle concessioni di accosti o nel trovare spazio tra orari delle compagnie esistenti (ricordiamo che nell'ultima stagione estiva una compagnia ha aperto un collegamento tra Piombino e la Sardegna pur con il parere contrario dell'autorità portuale) ma da costi infrastrutturali e di gestione così elevati per cui non è possibile iniziare l’attività senza una solida base economica, commerciale ed organizzativa. E come potrebbe essere altrimenti se annualmente, in qualità di contribuenti, siamo chiamati a versare milioni di euro per appianare le perdite e prolungare così l'agonia della flotta pubblica che esercita la stessa linea della compagnia che viene tacciata di guadagnare ed arricchirsi alle spalle dell'Elba! Siamo profondamente convinti di aver avuto, e se non cambiano le cose ne avremo ancora per poco, la fortuna della presenza sulla nostra Isola di un'attività – quella del trasporto marittimo – che è di fondamentale supporto alla principale attività economica del nostro territorio che è il turismo. Chi ci rappresenta ha il dovere di provare un ultimo tentativo per far crescere la nostra economia che non può al momento prescindere da una sinergia con MOBY. Last but not least, senza maggiori investimenti a livello strutturale (creazione di porti turistici, crescita dell’aeroporto, centro congressi capienti, nuove strutture ricettive, nuove soluzioni per l'allungamento della stagione turistica) continuerà il progressivo indebolimento dell'attività turistica. Si dice che un'economia che non cresce sia comunque un'economia in recessione. Ogni relazione è basata sulla reciproca concessione, ognuno dà secondo quanto riceve, l’importante è che ogni volta sia verso programmi più importanti ed ambiziosi. Distinti saluti I Lavoratori Moby (lettera redatta ed inviata dal Signor Antonio Pezzullo per conto dei medesimi NDR) Eg. Signor Pezzullo Ci consenta di rivolerci personalmente a Lei quale estensore della lettera lasciandoci però notare l’irritualità del modo in cui è maturata: siamo abituati di solito a confrontarci, quando ragioniamo di lavoratori, con entità diverse, tipo rappresentanze sindacali, delegati d’azienda, consigli d’azienda, etc. insomma con dei prodotti della democrazia interna dei luoghi di lavoro, comunque procediamo. Tanto per iniziare, Signor Pezzullo, non le consentiamo affatto di dire genericamente che su questo giornale si offende la dignità e il decoro delle persone tantomeno dei soggetti che lei vuole rappresentare, questa (offensiva essa sì) affermazione signor Pezzullo è caldamente pregato di riportarsela a casa. Idem dicasi per quello "scendere sullo stesso piano" e per l'apologo cinese degli schiaffi alla moglie, che, scelga lei, o non significa nulla o è una ridicola "guappata" verbale. Chi dovrebbe prendere gli schiaffi sia pure figurati? e chi darli? Passando alle cose un po' più serie, vorremmo poi chiarirle che non siamo nella schiera di coloro che, per convinzione o altro, hanno predicato l’arrivo sulle rotte del canale della terza compagnia; siamo al contrario tra quelli che pensano che sarebbe il caso che iniziasse ad operare in maniera concorrenziale con la Moby la seconda, cioè quella che già c’è: la Toremar, che ci pare tutto faccia fuorché fare concorrenza efficace, e ci auguriamo che nel dopo-Tirrenia che si delinea, per quanto attiene ad orari, corse straordinarie, politiche tariffarie dinamiche etc. la musica cambi.. Ci risparmi quindi Signor Pezzullo la storiella stantia delle sovvenzioni all’armamento pubblico, o per meglio dire partecipato, la cui presenza “con il freno a mano tirato” è perfettamente funzionale alle fortune di Moby, e ci fa pagare una tassa salatissima, quella appunto costituita da una politica tariffaria derivante da una non concorrenza de facto. Ci lasci poi notare e ribadire che i lavoratori, che parlano attraverso di lei, più che come lavoratori minacciati di subire una ingiustizia, parlano come l’amministratore delegato della società che si accinge, minaccia o fa la finta di sbatacchiarli a qualche centinaio di chilometri da casa, trovando il tempo per levare lodi alle magnifiche sorti e progressive della società di navigazione che tutto il mondo c’invidia e senza che nessuno le ponga l’antico dilemma: “Ma sei amico mio o amico del giaguaro?” Veda Pezzullo chi le scrive ha già una certa età , ed ha già visto non una ma decine e decine di volte usare i lavoratori come “massa di manovra”, ha visto porre sul piatto della bilancia nelle trattative con le amministrazioni pubbliche ora la perdita di posti di lavoro, ora in trasferimento, ora la creazione di nuovo impiego. Ma questa vicenda segnala almeno due anomalie: in primo luogo non ravvisiamo alcuna autonoma posizione dei lavoratori rispetto alla componente padronale, in secondo luogo a parte i pronunciamenti del Consigliere Delegato, che a tal proposito niente dicono, non si capisce quale sarebbe l’oggetto del contendere. In soldoni: cosa potrebbe far recedere Moby Lines dalle sue decisioni? Ma prima ancora: c’è margine di manovra? Tutto il resto, le sue, o vostre, o loro elucubrazioni sul turismo etc al momento sono chiacchiere. Lei che scrive per conto dei lavoratori, ma che ci pare molto vicino al cuore armatoriale, ci poteva dare una mano capire che cosa realmente vuole da questo territorio Moby Lines. Lei afferma che non c’è tempo per discutere, bisogna agire, ma per fare che cosa? Ci faccia una cortesia: se lo sa (pensando con la sua testa) ce lo dica, se non lo sa, se lo faccia dire e ce lo riferisca. Sergio Rossi P.S. ancora a proposito delle vignette, guardi che il reato di Lesa Maestà è stato da tempo cassato dal nostro ordinamento giudiziario,
traghetto Moby Lines avaria