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A sciambere della stufa e dello sputo

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 27 dicembre 2007

Prima dell’ultima porcata (pardon legge) elettorale, che ora sembra non sia colpa di nessuno che c’è, ma qualcuno se l’è cucita addosso e votata, per essere sicuri dell’elezione bisognava essere candidati in un collegio forte, e Lamberto Dini (che di suo controlla meno voti di quanti potrebbe raccattarne tra amici e conoscenti chi scrive) ne pretese uno fiorentino, bello blindato, i quartieri operai dove la sinistra ha sempre stravinto. Ricordiamo che in loco quando si videro recapitare il batrace bancario ci fu del sostanzioso bolleggiume, perché pensare ad una fusione tra Lamberto Dini e la classe operaia è come dire mescolare i geni di una capra a quelli di un monopattino (forse verrebbe comunque più carino). Poi disciplinatamente tutti ingoiarono il rospo e lo votarono (sempre il rospo). Dopo le ultime performance da estremista di centro con un piede a destra scommettiamo che la popolarità del Dini e della sua affascinante ed indagata signora sia precipitata ai minimi storici tra chi obtorto collo. Conosciamo i fiorentini e se fossimo in lui non ci fideremmo. Eravamo casualmente là durante l’alluvione del 66 ci raccontarono dal vivo quello che avevano visto al passaggio della campagnola con Saragat a bordo, la TV non lo aveva detto né fatto vedere, ma la gente esasperata non lanciava fiori al transito del presidente, uno tirò dalla finestra una stufa. Crediamo che se il nostro tornerà a far visita al suo ex collegio elettorale sarà bene si munisca di ombrello indipendentemente dalle condizioni meteo, perché, se è improbabile che al suo passaggio cadano delle stufe, parecchi sputi potrebbero volare


stufa

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