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Caccia ai cinghiali ed ai mufloni nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 18 ottobre 2002

All’Elba sta circolando una bozza di accordo sull’abbattimento dei cinghiali, è un documento lacunoso, impreciso, in conflitto con le direttive della Direzione per la Conservazione Natura (DCN) del Ministero dell’Ambiente e del Territorio, ed ha come unico obiettivo quello di aprire la caccia al cinghiale dentro il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (PNAT). Infatti, la “Sintesi di un piano per la programmazione degli interventi di controllo numerico del cinghiale nelle aree protette” contenuta nelle “linee guida per la gestione del cinghiale nelle aree protette” della DCN e dell’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, diffuso a Torino durante la seconda Conferenza Nazionale delle Aree Protette, dice che deve essere il Parco ad indicare, sulla base di precisi dati scientifici e tecnici, modalità di abbattimenti selettivi, gli operatori, le aree sensibili, il numero di animali da abbattere in ogni battuta. Invece, la bozza fatta circolare in questi giorni ignora completamente gli studi del Parco sui cinghiali e propone addirittura l’abbattimento dei mufloni, quando uno studio del Dipartimento di Etologia, Ecologia ed Evoluzione dell’Università di Pisa, dice che non è attualmente necessario perché il numero e la distribuzione all’Elba sono ancora tollerabili. Ma la cosa più grave ed inaccettabile è che la bozza prevede come prevalente tecnica di selezione (ma in realtà l’unica ) la braccata, cioè la battuta tradizionale con decine di cani e cacciatori, mentre il Servizio Conservazione della Natura, scrive esplicitamente: “risulta evidente che la classica braccata con cani da seguito, normalmente utilizzata per la caccia al cinghiale nel nostro Paese, mal si presta ad essere adottata come sistema di controllo del cinghiale nei parchi”. Quindi le braccate possono essere utilizzate solo come fatto straordinario, puntuale, volto all’abbattimento di una popolazione di cinghiali in un territorio ben definito e non certo nelle località vagamente indicate nella bozza come “Zone di possibile prelievo venatorio (sic!, un lapsus significativo n.d.r.) all’interno del territorio dell’Ente Parco”. Il Programma di prelievo ipotizzato non può essere definito straordinario ma è una vera e propria autorizzazione triennale alla caccia nel Parco (le parole caccia e venatorio si ripetono spesso nel testo) con modalità che ricalcano troppo quelle tradizionali di battuta per poter parlare di abbattimenti selettivi e non garantendo quella “corretta pianificazione degli interventi ed un’altrettanto corretta valutazione dei risultati” che la DCN esige. La definizione delle aree e delle battute dovrà essere fatta dal Parco e CTA/CFS con l’aiuto delle squadre di selettori formate con specifici corsi e deve essere il parco a fissare numero di operatori e quantità di abbattimenti, utilizzando, se occorre, anche molti selettori per un’unica battuta. E’ altrettanto importante che gli abbattimenti selettivi dentro il parco si estendano ben oltre il normale periodo del calendario venatorio che la provincia ha inopinatamente anticipato ad ottobre, con relativa chiusura un mese prima della normale scadenza. La bozza che circola mette il Parco al servizio dei cacciatori, mentre sono i cacciatori che devono diventare operatori di selezione che svolgono abbattimenti determinati e controllati dal Parco e che operano secondo le esigenze del PNAT, che potrà modificare le necessità di prelievo e le caratteristiche degli interventi secondo il mutare della situazione. Legambiente chiede al nuovo Commissario del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Barbetti, di respingere la bozza e di fare nuove proposte per ridurre drasticamente, fino all’eradicazione, la popolazione dei cinghiali, garantendo il rispetto delle direttive della Direzione Conservazione della Natura e non cedendo alla tentazione di reintrodurre nel parco quelle attività di caccia e di gestione venatoria che hanno determinato l’enorme proliferazione di cinghiali all’Elba e che niente hanno a che fare con gli abbattimenti selettivi in un’area protetta.