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Controcopertina: Le sezioni giovanili dei partiti? una macchinina da bimbi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 08 dicembre 2007

Caro Sergio, poco tempo fa ho letto che il PD, di cui faccio parte, a marzo farà le primarie per i giovani. Si darà atto della fusione delle due sezioni giovanili di DS e Margherita: la Sinistra Giovanile con i giovani della Margherita. Ci saranno dei seggi e delle candidature (non per lista però) proprio come fanno per i più grandi. Devo dirti che a me queste sezioni giovanili dei partiti non hanno mai convinto. Né a destra né a sinistra, né prima né ora. Forse una volta, la FGCI poteva esser l'officina politica per i più giovani ma erano altri tempi, quando tutto era politicizzato (bene), quando i partiti avevo un ruolo nella società e per la società e se eri giovane e volevi cambiare il mondo quello era il posto giusto. Oggi, puoi spaziare dai no-global ai girotondi, dai papaboys al popolo del V-day, dalle associazioni culturali al volontariato, dagli obiettori di coscienza al servizio civile, dalle associazioni giovanili ai circoli parrocchiali e agli altri mille modelli di aggregazione che puoi trovare più variegate forme. La mia percezione delle sezioni giovanili dei partiti (ti ripeto, a destra come a sinistra) è quella del babbo che dà la macchinina al bimbo e gli dice "Gioca, quando sarai grande e io mi sarò stancato di guidare, ti darò la mia". Più che un'officina politica, mi sembra un dimenticatoio, dove lasciare i ragazzi a parlare e a discutere tra loro, ad organizzare qualche festa e a dare una mano alla festa dell'unità sino a quando cresceranno, ma non è solo stando insieme con i propri coetanei che si cresce. Cosa ci fa una donna o un uomo di trenta anni ancora nella sezione giovanile di un partito? E' forse meno maturo di qualche anzianotto che alza la mano (guardandosi intorno) in consiglio comunale? Anche se rischio di divigare, è una questione di cultura: Aznar a 53 anni si è ritirato dalla politica perché troppo vecchio noi abbiamo candidato Berlusconi e Prodi che all'epoca erano rispettivamente giovani di anni 70 e 67. Si ripete continuamente che l'Italia ha bisogno di forze nuove (io piuttosto dire che è stanca dei vecchi volponi): spero che l'occasione per dimostrarlo sia non a marzo, ma in occasione delle prossime amministrative quando, al di là delle proposte che alcuni movimenti giovanili fanno, di abbassare l'età dell'elettorato passivo a 16 anni, basterebbe sfruttare ciò che la legge permette: candidature dai 18 anni in su Davide Solforetti Caro Davide Istintivamente mi verrebbe da paragonare un partito alla più semplice e importante delle aggregazioni umane: la famiglia, ed osservare che una famiglia perdendo (o tagliando i contatti con) i suoi anziani smarrisce una parte della memoria, non avendo (o non aprendosi ai contatti con) i giovani rinuncia ad una sua proiezione futura. Ma non è appunto un mix delle più alte potenzialità, la capacità di ricordare (e trarne lezioni) e quella di immaginare (e prevedere), la chiave del successo della nostra specie? C'è stato un momento (lungo) della nostra storia politica in cui erano, per così dire, di moda gli "specifici": lo specifico giovanile, lo specifico proletario, lo specifico femminile, lo specifico degli anziani, dei meridionali e mille altri etc. E gli "specifici" avevano un grande successo presso la sinistra (ma anche a destra) presso chi incentivava gli antagonismi (ad esempio la naturale tendenza dei giovani a criticare le generazioni che li hanno preceduti) pensandoli come il carburante principale del cambiamento. Ma doveva esserci secondo questa visione, una entità sovraordinata capace di governare spinte separate o meglio armonizzare il tutto (con le buone o con le cattive) in un glorioso progetto rivoluzionario. E' accaduto proprio che quest'ultima ciambella sia stata sfornata senza buco, che il confronto tra i cittadini (anche all'interno degli specifici) abbia fatto crescere la società in consapevolezza (e si è verificata una rivoluzione culturale e dei costumi) ma che gli strumenti della politica e della democrazia abbiano tutt'altro che governato la società ed il cambiamento, ed una separatezza tragica si sia verificata tra classi dirigenti, tra il potere (di sinistra e di destra) e gente, diffondendo le pesti della democrazia: sfiducia, frustrazione, localismo, populismo: il concime storico per una serie di autocrati, di presunti "salvatori della patria" di cui l'ometto di Arcore è solo l'ultimo epigono. Nel frattempo nell'agenda politica si sono aggiunti problemi che solo qualche anno fa non erano segnati, o c'erano (specie per l'Italia) solo come esercizio teorico: la questione ambientale, il rapporto tra nord e sud del mondo, la società multietnica e multireligiosa che è in divenire nel nostro paese. Io credo che la Sinistra che va a compiersi in Italia, alla quale spero di aderire, e la formazione alla quale hai aderito ("liberal", tanto è che la parola "sinistra" è stata bandita perfino nel glossario di partito, ma questo è un altro discorso) debbano, se vogliono essere almeno elementi virtuosi del cambiamento, iscrivere questi temi tra le loro emergenze, cessare di essere esclusivi clubbini e gli "specifici" fonderli ogni giorno, senza creare steccati interni, senza riserve indiane di sorta, avendo la tolleranza (anche intergenerazionale) come ago della bussola.


giovani stretta

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