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A sciambere delle promesse e dei rifiuti

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 25 novembre 2007

Caro Sergio, per la serie "i fatti sono testardi", si torna a parlare di rifiuti. Mi permetto una critica alla tua risposta a Yuri Tiberto: l'hai presa davvero un po' alla larga. Io mi limito ad un arco di tempo più limitato, e provo a indicare delle responsabilità recenti, chiare come il sole. Cito testualmente da una mia mail a "Portoferraio Domani", quando ancora esisteva un minimo di dibattito on line. Occhio alla data : 6 aprile 2005. "..Forse Frangioni & Co. non si rendono conto di quanto suoni comico (detto da loro) il passaggio rapido (due anni? Magari tre) al 55 per cento dei rifiuti raccolti con la differenziata in un comune che finora è stato ai più bassi livelli italiani. (...) Sentire altre cifre (che so, arrivare al 30-35 per cento in quattro anni)sarebbe suonato più realistico, visto che proprio l'impianto del Buraccio, all'epoca, venne presentato come una soluzione miracolo. I risultati li abbiamo visti...". E continuiamo a vederli. Dalla famosa riunione aperta sui rifiuti (autunno 2004)sono passati tre anni. Tutte le dichiarazioni sono rimaste tali. Peria affermò con decisione (così fu riportato da molti presenti)che sui rifiuti impegnava tutta la sua responsabilità. Ricapitoliamo: Peria dovrebbe fare, con la stessa decisione, una profonda autocritica ("Scusate, mi sbagliavo di brutto..."). Il CdA di ESA dovrebbe, semplicemente, DIMETTERSI in blocco, per manifesta incapacità. A proposito di rifiuti, scarti e veleni: Milena Gabanelli avverte che, con la regia del verde Pecoraro Scanio, Piombino sta per caricarsi tutto lo schifo di Bagnoli. Tanto per rinfrescare la memoria, il ministro che ha permesso la scandalosa bufala del Buraccio era il verde Edo Ronchi. Il "suo" commissario ad acta Roberto Daviddi venne condannato (con patteggiamento). I verdi dell'Elba, se esistono, sono pregati di dire qualcosa. Il Parco e la Comunità Montana, così determinanti per il nostro futuro, potrebbero spendere una parola al riguardo. I diesse sull'argomento tacciono da 15 anni, probabilmente per la vergogna, quindi da loro non mi aspetto più niente. Cesare Sangalli Caro Cesare Ti confesso che non scrivo volentieri di rifiuti e non potrebbe essere diversamente, perché è tanto di quel tempo che ne scrivo che mi sono venuto a noia, trovandomi francamente ripetitivo, poiché in trentacinque anni sono cambiate tecniche di smaltimento, conoscenze e convinzioni, ma la costante della classe dirigente elbana è stata quella di bordeggiare tra la sindrome del “not in my back-yard”, in versione campanilistica e l’attesa messianica di qualcuno che le togliesse le castagne dal fuoco o più semplicemente tra il vivacchiare senza avere idee di governo del comparto e il non fare letteralmente un cazzo. Questo spiega forse perché tendo a interessarmi di quello che accadrà più che a stigmatizzare lontane, vicini o presenti inettitudini. Vedi Cesare nella prima e al momento unica assemblea della cosiddetta nuova sinistra elbana mi ha particolarmente convinto un intervento "sul metodo" sviluppato da Paolo Gasparri. Paolo non ha eccellenti doti di comunicazione, spesso interviene eccessivamente “all’osso”, magari dando per scontato che gli interlocutori abbiano le competenze necessarie per decrittare i suoi discorsi tecnici, ma non apre mai bocca a sproposito. In quella sede ha affermato che la cosa più intelligente da fare era cercare di immaginare le linee di una specie di globale progetto-Elba per il 2020, recuperando, aggiungo personalmente, il ruolo proprio dei buoni politici, che riescono anche a correre avanti al tempo che vivono. Mi è venuto in mente subito dopo il suo intervento, uno degli splendidi manifesti di quello che si chiamò “il Maggio Rosso di Parigi”. Vi era rappresentata una cadente statua del Generale De Gaulle con un cartello appeso: “pas de restaurations la structure c'est pourri“, non restaurare, la struttura è marcia. Per dire che anche su questo importantissimo versante di governo della società la sinistra elbana deve per prima cosa tirare un rigo netto, resettare e capire cosa vuol fare, dove vuole andare e come andarci con idee anche tecniche precise, e non solo con affermazioni di principio. Solo dopo esserci chiariti le idee (è un mio punto di vista però, non pretendo condivisioni) ci si potrebbe misurare in maniera operativa con le poche luci e le molte ombre del passato e del presente.


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