Si è concluso da pochi giorni a Roma il terzo convegno nazionale di IRC Comunità, dal titolo "Conoscere per salvare". L'IRC (Italian Resuscitation Council), Gruppo Italiano per la Rianimazione Cardiopolmonare, è una associazione no-profit che coinvolge medici di diverse discipline e infermieri professionali attivamente impegnati nel settore della rianimazione cardiopolmonare intra ed extra ospedaliera. Da circa dieci anni Italian Resuscitation Council ha assunto il compito di diffondere la cultura dell'emergenza fra gli operatori sanitari italiani, mettendo a punto strutture formative basate su linee guida internazionali, con l'obiettivo di rendere omogenee le conoscenze e le abilità relative agli interventi di emergenza su tutto il territorio nazionale. Il grande interesse ormai da tempo suscitato da queste tematiche fra le associazioni di volontariato e nel contesto della società civile, ha posto L'IRC di fronte ad una nuova e importante sfida: promuovere la cultura dell'emergenza sanitaria nella comunità, affinché chiunque, di fronte ad eventi che a volte richiedono un primo intervento rapido ed essenziale per salvare una vita, possa essere messo in grado di rapportarsi con i servizi di emergenza e di compiere le prime, indispensabili manovre di soccorso. Questo in definitava il tema principale del convegno ,al quale sono intervenuti numerosi medici specializzati nella rianimazione, era la diffusione della cultura del primo soccorso alla cittadinanza in particolare attraverso l'utilizzo del defibrillatore. Il Presidente di IRC Comunità il Dott. Manrico Gianolio, ha aperto i lavori illustrando gli ormai noti allarmanti dati sul numero dei morti in Italia a causa dell'arresto cardiaco, circa 60.000 ogni anno, come se ogni anno scomparissero gli abitanti di un'intera città di media dimensioni. Durante la giornata si sono susseguiti molti interventi tecnici di grande interesse, intervallati dalla premiazione di semplici cittadini che grazie aq uanto appreso durante un corso di primo soccorso, sono riusciti a rianimare e riportare in vita una persona. Il convegno ha anche vissuto la struggente testimonianza di una mamma di Livorno, la Signora Stefanini, che ha visto recentemente il giovane figlio Luca, morire di arresto cardiaco mentre si allenava su un campo di calcetto. La stessa sorte, e lo stesso luogo, un campo di calcio, è purtroppo toccata ad un altro giovanissimo, Giorgio Castelli, non ancora 17enne, suo padre medico ha fondato un'associazione impegnata nella diffusione della cultura del primo soccorso alla popolazione (www.gc6.org), ed ha illustrato i casi ormai non più così rari, di morte per arresto cardiaco tra gli sportivi anche di alto livello, mettendo in risalto l'assenza in molte di queste dolorose vicende di un defibrillatore sui campi gioco. Sollevando poi, un ulteriore paradosso che ha dell'incredibile: nella maggior parte delle facoltà universitarie di medicina del nostro Paese, non vengono insegnate le manovre di rianimazione cardiopolmonare (BLS). In aiuto all'impegno profuso dall'IRC e da altre associazioni di Volontariato, forse arriverà un Decreto Legge presentato in aula dallo stesso Onorevole Di Virgilio che lo ha firmato. La proposta di Legge che è già stata approvata alla Camera, adesso sta affrontando le fasi finali in Senato.Regolamento che quando entrerà in vigore, renderà obbligatorio alla stessa stregua di un estintore, la detenzione del defibrillatore in moltissimi luoghi, dove è previata una considerevole presenza di persone come: Porti, Aereoporti, Stazioni, Scuole, Supermercati, Cinema, Palestre, Campi da Gioco, Farmacie ecc. Anche le Forze Armate, sono state invitate ad illustrare la loro integrazione in materia di defibrillazione precoce. Aeronautica, Esercito, Marina, Carabinieri, hanno evidenziato il loro crescente interesse e impegno verso il soccorso con l'utilizzo del defibrillatore, sia nella formazione del loro personale, che con l'acquisizione delle apparecchiature salvavita. Tra questi il Colonnello Sergio Ventura, responsabile del Dipartimento di Sanità del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, che pur ricalcando gli stessi dati forniti dai colleghi, con oltre mille carabinieri addestrati all'uso del defibrillatore, sul finire del suo intervento, ha posto l'accento su due coinvolgimenti dell'Arma particolarmente significativi: la formazione degli equipaggi delle motovedette di stanza a Rimini e quello delle pattuglie che operano all'Isola d'Elba, che gli ha visti lavorare fianco a fianco con le altre Forze dell'Ordine operanti sull'isola. Il progetto Salvacuore organizzato dalla sezione elbana della Società Nazionale di Salvamento, continua ad essere individuato come esempio da seguire "non mi aspettavo sentire queste parole, - dichiara Stefano Mazzei, Direttore della Salvamento, - "essere menzionati da un'Istituzione così prestigiosa, quale l'Arma dei Carabinieri, è sicuramente straordinario. Da quando abbiamo iniziato questo percorso, abbiamo raccolto una seria infinita di elogi e consensi, a partire dai semplici cittadini a Comunità scientifiche internazionali, ricevendo il patrocinio dalla Provincia di Livorno. Adesso la dirigenza IRC ci ha confermato, che entro due mesi potremo diventare un loro Centro accreditato per la formazione del primo soccorso ai laici. Questo significa che con la collaborazione della scuola, potremo veramente realizzare uno dei principali obiettivi del nostro progetto: l'addestramento alle tecniche di primo soccorso di tutti gli studenti elbani delle classi 4° e 5° superiori. Un percorso che non vedrà coinvolti solo i giovani studenti, ma che punterà ad un effetto domino, impegnando un numero ben più ampio di persone: gli amici degli stessi studenti, i propri insegnati e familiari. Un'iniziativa che sarà possibile solo se saremo sostenuti concretamente, a partire dalla possibilità di riavere a disposizione una sede idonea. Sono ormai due anni, che nonostante le continue promesse del Comune di Portoferraio, non abbiamo mai ricevuto una risposta concreta. Da parte nostra abbiamo dimostrato il nostro impegno e in questa iniziativa ci abbiamo messo veramente tutto il nostro cuore, adesso chiediamo pubblicamente attraverso le pagine di questo giornale, se all'Elba esiste un Sindaco o qualsiasi altra persona, Ente o azienda privata, che si dimostri altrettanto sensibile a questo tema, non solo a parole ma con i fatti e ci aiuti a portare avanti il nostro progetto, altrimenti destinato inesorabilmente a morire, come le tante vittime colpite da arresto cardiaco, alcune delle quali però potrebbero anche sopravvivere, se in quel tragico momento, qualcuno vicino a loro fosse in grado di praticare delle semplici manovre di rianimazione.
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