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Venerdì 23 Novembre sciopero dei precari della Provincia: centri impiego chiusi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 23 novembre 2007

Il termine precarietà sta diventando un refrain usuale nelle esternazioni pubbliche, più o meno consapevoli, di diversi esponenti del modo politico e sociale. Il lavoro precario viene sempre più individuato come il freno dello sviluppo e del tardo conseguimento delle tappe fondamentali della vita: l'indipendenza dalla famiglia di origine, la genitorialità, l'acquisto della casa. Tutto ciò e profondamente vero, la precarietà nel lavoro corrisponde esattamente all'incertezza del futuro con tutto ciò che ne consegue. Ma l'analisi non può limitarsi alla semplice constatazione dei fatti ed alla attribuzione di responsabilità senza appello ad una legislazione malata di permissivismo e concessioni di favore alle imprese. Se così fosse anche le leggi precedenti, avrebbero contribuito alla formazione di un mercato del lavoro che conferisce alla parte più debole dell'istituto contrattuale, il lavoratore, attributi di flessibilità, temporale e di mansione esautorando l'impresa dallo sforzo di adattamento alle esigenze di trasformazione del mercato: avremmo avuto ben prima situazioni di estrema precarietà come quelle alle quali assistiamo oggi. E' una forte distonia quella che ha portato alla determinazione dello stato odierno del mercato del lavoro, è principalmente la mancanza di assunzione di responsabilità delle imprese che non hanno saputo reinventare il proprio ruolo in un contesto, imprenditoriale e normativo, che da locale diviene europeo. L'uso indiscriminato dei contratti atipici rivela una impresa precaria, questo è il punto fondamentale e se l'impresa lamenta una difficoltà di sviluppo, una insostenibilità del rapporto costi e ricavi, la soluzione non può essere il ricorso alle forme cosiddette “precarie”. L'utilizzo di manodopera in somministrazione ne è l'esempio più lampante: il costo del lavoro aumenta ma l'impresa lo utilizza per ovviare ai problemi gestionali. Le amministrazioni pubbliche si inseriscono a pieno titolo in questo quadro con l'aggravante delle rigidità tipiche delle pubbliche amministrazioni quali il rispetto dei tetti di spesa e le procedure di reclutamento del personale. Ciò non toglie che quando il governo offre possibilità di uscita da una situazione di gestione precaria dei servizi fondamentali dell'ente pubblico (centri dell'impiego ma anche servizi culturali) l'amministrazione pubblica ha il dovere di seguirli con perseveranza e di stabilizzare non solo il personale ma la precarietà del servizio offerto. Antinomie inaccettabili quali la formazione, l'orientamento al lavoro, l'offerta culturale ed altri servizi offerti con personale qualificato e fortemente professionalizzato ma precario non possono più esistere in una amministrazione moderna ed efficiente. Questa è la riflessione che offriamo nel periodo di blocco dei servizi che intendiamo avviare con la proclamazione dello stato di agitazione del personale precario della Provincia di Livorno; una riflessione su uno dei temi più cogenti ma anche più stimolanti, quello della stabilizzazione delle attività lavorative di alcuni settori ma soprattutto la programmazione consapevole della propria vita e del ruolo produttivo nella società di domani. Le richiesta dei lavoratori precari della Provincia sono tese a stabilizzare la propria situazione ma, a partire da essa, a dare altrettanta stabilità al servizio condotto fino ad oggi con estrema responsabilità. Per questo l'assemblea dei lavoratori precari insieme ai sindacati chiedono nello specifico una immediata attuazione dell'accordo sottoscritto a giugno dello scorso anno frutto della concertazione tra lavoratori, Provincia e sindacati. Ad oggi in sostanza non vi è ancora una seria attuazione dei punti fondamentali per l'avvio del processo: non sono ancora chiari e definiti ma soprattutto concertati percorsi di accompagnamento dignitosi ai piani pluriennali di stabilizzazione. Non sono ancora state individuate le attività istituzionali dell'Ente che dovranno essere oggetto di reinternalizzazione nell'ottica della complessiva riorganizzazione per il consolidamento dei servizi primari per costruire una amministrazione moderna ed efficiente al passo con le richieste dell'utenza pubblica e privata dove anche le professionalità oggi precarie possano esprimere la loro piena potenzialità. Per le attività che manterranno il loro carattere di prestazione professionale, come la loro natura richiede, non sono stati individuate forme contrattuali più durature come gli incarichi pluriennali. Infine un elemento fondamentale che i lavoratori precari della Provincia di Livorno chiedono con forza, in un'ottica di solidarietà e responsabilità del proprio ruolo, ossia di rispettare e valorizzare i percorsi dei lavoratori che, ad oggi precari, hanno maturato i requisiti di legge per la stabilizzazione così come indicato dalle normative vigenti Chiediamo risposte certe, come è nostro diritto avere, per il miglioramento delle condizioni di lavoro attualmente inaccettabilie per il consolidamento dei servizi fondamentali offerti dall'Ente in condizioni di estrema precarietà.


centro impiego portoferraio

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