Egregio Direttore sono quel “G.A.” che circa dieci giorni addietro è incorso in un problema di tipo embolico al termine di un’immersione ricreativa nelle acque dell’Elba. Si è trattato della duemillesima immersione circa (nel corso degli ultimi 40 anni) di un appassionato di mare (non professionista) e di divulgazione scientifica. Niente di particolare da segnalare durante le fasi di discesa, permanenza a fondo e risalita; mare calmo, temperatura mite, tappe e tempi di decompressione, così come riportati dal computer scrupolosamente rispettati, anzi con qualche minuto di più che non si sa mai; ma nel momento in cui risalivo a bordo, ho capito “che qualcosa non andava per il verso giusto”! Da lì in poi, in rapida successione il rientro al porto di Marciana, mentre gli amici presenti (tutti esperti sub) si prodigavano con mezzi di primo soccorso. Il “118”, allertato telefonicamente faceva giungere l’ambulanza della Pubblica assistenza, con i volontari pronti ad accogliermi. Leggermente confuso e semiparalizzato, sono stato “preso in carico” in maniera amorevole da tutta una catena umana e tecnologica (con tanto di trasbordo su unità attrezzata per emergenze cardiache a Procchio) che mi ha infilato in un batter d’occhio all’interno della camera iperbarica di Portoferraio. Gli esami ematologici ed i controlli radiologici procedevano in parallelo. Quindi, ricompresso ad una quota opportuna, è partita la fase di terapia adeguata, scrupolosamente assistito da un team di medici ed infermieri motivati e compresi, pur nella evidente turbativa da parte di un “imprevisto” della giornata semifestiva. Sono rimasto più che sorpreso per il livello di efficienza e professionalità dimostrati da tutto il personale e dalla ottima conservazione della camera iperbarica in cui ho trascorso a più riprese oltre otto ore. Per inciso fa piacere che tale strumento sia sempre pronto ad entrare in esercizio, pensando a quante altre persone ha aiutato a recuperare dai postumi di una immersione “sbagliata”. Tale struttura fu a suo tempo donata da un padre amorevole che avendo perso il figlio sott’acqua, ha pensato giustamente a conservarne la memoria con un atto di grande solidarietà. Se consideriamo la miriade di centri per immersioni esistono sull’isola, oltre alle incognite dei neofiti, o ad eventuali errori o guasti tecnici si capisce quanto strategico risulti un simile presidio. Superata la fase critica si è deciso che fosse opportuno inviare il paziente (a questo punto è inevitabile la spersonalizzazione di me come individuo che mi abbandono sempre più alle cure mediche) per accertamenti diagnostici più complessi e sofisticati al centro di Medicina d’urgenza di Careggi a Firenze. Tralascio le terapie e le diagnosi specifiche, ma di nuovo voglio sottolineare l’impressione di capacità ed efficienza che ho riscontrato a tutti i livelli. Strutture, personale medico e tecnico, pulizia etc. Tutto un insieme, una “squadra” che operava per far funzionare al meglio la macchina medica, in vista di una grande efficienza operativa, senza trascurare il risvolto umano, nei confronti dei più deboli. Di grande livello la struttura di Medicina Iperbarica che quotidianamente svolge un prezioso compito, ignoto ai più. Morale: per la prima volta e per cause accidentali sono diventato un “cliente” del Sistema sanitario toscano, a cui per decenni ho versato cifre congrue dei miei stipendi, ed in nessuna fase del percorso ho rilevato carenze. Credo che il mix di professionalità e Volontariato sia la chiave del successo di cui sono stato un testimone diretto; chissà se ho avuto anche un po’ di fortuna, o se sono stato io stesso capace di adeguarmi alle contingenze? Comunque un sincero grazie a tutti (tantissimi) che hanno contribuito a rimettermi (nel vero senso della parola) di nuovo in piedi!
Camere iperbariche sub embolia