Vedendo passare le immagini del funerale di Enzo Biagi, il semplice calare di una bara nella nuda terra del cimitero di un paesino ci è scappato di pensare che anche dalla decisione di cosa fare delle proprie spoglie può definire la dimensione etica di un uomo. Abbiamo provato ad immaginare le esequie di Silvo Berlusconi (meglio che accada il più tardi possibile ovviamente ma accadrà (mors semper certa est) facciamo nel 2050 che ci potrebbe stare perfino stare lui medesimo. Sappiamo già dove riposerà per omnia secula seculorum il Cavaliere nostro che ha già da qualche annetto (come ogni faraone che si rispetti) fatto costruire la sua ultima dimora: Un orrendo mausoleo realizzato sulle sue proprietà a ridosso della villa di Arcore dallo scultore Pietro Cascella, già adornato (Ferdinando?) da statue ed ornamenti di palese simbologia massonica di fronte ai quali il Cardinal Ruini e sodali si sono ben guardati da scandalizzarsi. In quei volumi equivalenti a quelli che potrebbero ospitare qualche famiglia (rom o padano-bisognosa a scelta fate voi) e che invece stanno là inutilizzati ad attendere che il nostro tiri le cuoia, già si sa che troveranno albergo eterno anche familiari, e famigli d'alto bordo, che è probabilissimo si suicidino se per sventura dovessero sopravvivere al nostro. Già: un grande uomo nella nuda terra, nella semplicità, nel riserbo nello stile, un uomo piccolo piccolo nel mausoleo, nello sfarzo e nella filosofia dell'apparire anche post-mortem, nella pacchiana autocelebrazione. Tutto dimenticando i versi della Livella di Totò ma pure quelli di Angelo Branduardi: "Vai cercando qua, vai cercando là, ma quando la morte ti coglierà che ti resterà delle tue voglie? Vanità di vanità"
cascella mausoleo arcore
mausoleo berlusconi 2