In due occasioni della nostra vita abbiamo siamo stati vicinissimi a trasferirci per motivi di lavoro a Firenze, ma in entrambi i casi all'ultimo tuffo l'attaccamento allo scoglio vinse su prospettive di funzioni lavorative di maggior prestigio e meglio remunerate. Nessun pentimento, anzi, procedendo con gli anni ci siamo ritrovati ad essere più convinti della bontà della scelta di non esserci all'epoca fiorentinizzati, tante ragioni alle quali nelle ultime ore se n'è aggiunta un altra. Vedevamo in TV il Sindaco di Firenze con quella sua aria un po' a saponetta un po' a primo della classe (di quelli egoisti che non ti passano un compito nemmeno se stianti) che magnificava il suo operato amministrativo. Ad un certo punto Leonardo Palmolive Domenici ha osservato, compiacendosi molto di sé medesimo, che in fondo dopo le tre ordinanze assunte c'erano state solo due denunce e i lavavetri non c'erano più a Firenze! Immaginiamo che il quesito relativo al che cazzo facciano al momento quei disgraziati, che si guadagnavano un tozzo di panaccio pulendo i vetri, non ha sfiorato manco la zazzerina del nostro, l'importante è avere spezzato loro le reni valorosamente, politicamente pugnando (trattasi infatti a nostro avviso di una politica delle pugnette) con quell'altro coso barbuto, il Cioni e restituendo la pace semaforica al suo elettorato. In questi casi di solito ci viene da canticchiare una vecchia canzoncina che fa: "Cara piccola borghesia/ per piccina che tu sia/ non so dirti se fai più rabbia/ pena, schifo o malinconia/ sei contenta se un ladro muore/ quando arrestano una puttana/ o se il parroco del paese/ ha acquistato una nuova campana etc.". Stavolta invece ci siamo rallegrati; ci ha folgorato il renderci conto che se ci fossimo fatti fiorentini, nelle ultime due tornate elettorali ci sarebbe toccato pure votare per costoro.
saponetta palmolive