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Museo Senza Frontiere, da Bruxelles a Portoferraio

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 28 ottobre 2007

Dopo Vienna, Madrid e Bruxelles, Portoferraio diventa la sede dell’organizzazione internazionale Museo Senza Frontiere. Perché questo grande balzo europeo della nostra isola? “Volevamo trovare un sede che non avesse una marcata identità nazionale – spiega la presidente dell’organizzazione Eva Shubert – per questo nel 2002 ci eravamo trasferiti da Madrid a Bruxelles. Ma laggiù eravamo andati da un’estremità all’altra, eravamo troppo trasparenti. Io personalmente conoscevo l’Elba e l’ho proposta come nuova sede. La dimensione di isola ci dà quasi una garanzia di extraterritorialità, senza confini. Però non conoscevo così da vicino la storia medicea e napoleonica di Portoferraio, questo è un ulteriore elemento di ricchezza”. Felice il sindaco di Portoferraio Roberto Peria che si è augurato di “portare il mondo a Portoferraio e un po’ di Portoferraio nel mondo”. Si tratta di un’operazione a forte valenza culturale. Il Museo Senza Frontiere lavora in modo unico e visionario avvalendosi dei vantaggi della multimedialità. “Dove sarà possibile – ha spiegato ancora Eva Shubert – organizzeremo mostre in situ, perché la nostra filosofia è di non muovere le opere d’arte, dall’altra, là dove non sarà possibile, allestiremo itinerari virtuali, che possano unire percorsi lontani tra di loro ma comunque omogenei”. Così è nato il sito www.museumwnf.org ricchissimo di materiale, dove è possibile calarsi nella realtà virtuale, ma avvolgente e quasi tangibile, di monumenti lontanissimi e difficilmente visitabili, legati insieme dal filo della storia comune. Come ad esempio il museo virtuale appena terminato dedicato all’arte islamica, al quale hanno partecipato 40 musei e 14 paesi. La sede operativa di Portoferraio conferisce una nuova dimensione alle potenzialità elbane. Grazie alle nuove tecnologie che superano tutte le distanze, l’isola può divenire una porta sul mondo, da cui partono input globali. D’altra parte il Museo Senza Frontiere può essere l’occasione per avvalersi di uno strumento in più per la valorizzazione delle risorse storiche locali. Il protocollo d’intesa tra Comune, Provincia e organizzazione vale più di una firma. Potrebbe essere un primo passo verso un’isola aperta, che può liberarsi dai lacci della monoeconomia, costituita da un monoturismo, quello balneare. Rimanendo nella cultura dell’ospitalità, l’isola, che si divide tra l’arretratezza e il primato toscano per tasso d’informatizzazione, potrebbe calamitare eventi e strutture che si avvalgono della opportunità di lavorare con la rete web. Potrebbe fornire servizi internazionali, dall’altissimo valore aggiunto . Potrebbe diventare il porto preferito dei navigatori ed operatori virtuali. Senza approdi turistici devastanti, senza scarichi a mare, o erosione costiera. Un’isola high tech, che protegge il suo cuore verde con gli ultimi ritrovati della tecnologia meno invasiva.


fortezze panorama linguella portoferraio

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