Torna indietro

A sciambere del "come pioveva"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 26 ottobre 2007

La fotovignetta di Ida su “Elbareport” ci ha riempito il cuore di nostalgia e di speranza. La nostalgia per i bei tempi dell’amore, quello che non è bello se non è litigarello, quello dello scoprirsi ogni giorno diversi e dello scommettere sulla diversità per essere più lungimiranti, più aperti, più completi. Cosa c’è di più audace che mettere in gioco la propria individualità, la propria storia personale, il proprio mondo, gli amici di sempre, le abitudini, persino i modi di dire, le battute, i linguaggi insomma? Cosa c’è di più grande che mettere in gioco ciò che si ha di più intimo, di più riservato, di più personale, per incontrare l’intimo, il privato, il personale dell’“altro da sé”, condizione esclusiva per creare qualcosa di “altro” da entrambi, ma vitale e capace di vivere di vita propria? Cosa c’è di più generoso che sfidare il nuovo nascente, perché sia migliore di chi gli ha dato la vita; che lasciare apparire il nuovo e non il vecchio, se non come senso profondo, come marchio profondo del nuovo? “Portoferraio domani” era il bel frutto di quell’incontro, anche se nessuno si preoccupava di avere l’esclusività di padre, come s’usa in “comune”, ovvero in quei meravigliosi esperimenti degli anni ’70 troppo presto liquidati dal perbenismo reaganiano rimontante. Ricordiamo una splendida canzone di Gaber, nella quale quel poeta raccontava difficoltà, rischi, ombre della “comune”, concludendo però che essa era comunque meglio dei vuoti rituali della cortesia borghese. “C’eravamo poi lasciati”, continua la canzone evocata da IDA, “non ricordo come fu”: davvero è meglio scordarsi l’assurdità delle vicende di questa estate, l’impeto autolesionista, il puerile desiderio di rivincita, lo sforzo di mettere in campo orgogli e pregiudizi, proprio l’opposto di quanto oggi consideriamo con nostalgia, come dicevamo sopra. Davvero l’oblio è una grande medicina, per continuare a vivere senza vergogna, lasciando che il trascorrere del tempo faccia dimenticare tutto quel che è da dimenticare, per lasciare nel ricordo solo ciò che ci fa dire con orgoglio “c’ero anch’io”. “Ma una sera c’incontrammo per fatal combinazion”, prosegue la canzone prima di giungere allo struggente ritornello: “Come pioveva…, come pioveva…”. La mediazione dell’oblio è la porta verso la speranza: intanto è cominciato a piovere. Portoferraiesi, auguri! La Primula Russa (noi no) grazie, altrettanto


Pioggia e neve

Pioggia e neve