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A Sciambere del Palio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 24 ottobre 2007

O Sergio, non scherziamo. Spero non ti venga in mente di giocà a fa' il signore sproloquiando di privacy e ammennicoli vari per non fare il nome di quel consigliere comunale di Portoferraio che è risultato contradaiolo. Quel figlio della Lupa deve essere smascherato, ne va anche della mia sicurezza personale, che considero prevalente rispetto ad una appartenenza "in sonno" del Lupaiolo, scoperto grazie al fiuto di ben più smaliziati Lupi. Per esser chiari, si tratta quasi certamente di un Lupaiolo di seconda mano, " della Lupa" e non "dalla Lupa", e noi Senesi sappiamo bene che vuol dire (a Siena 'un ci sei nato); non ho mai visto nessun consigliere fibrillare in Calata nelle 96 ore di Palio, con le cocche ciancicate del fazzoletto di Contrada sul collo, girando con le froge larghe come il barbero annaspando aria; non ho mai sentito voci di citti o cittini nella Biscotteria, tra quelle mura il "sì" non suona. Insomma, questa appartenenza alla Contrada di Vallerozzi (Contrada e basta, senza nemmeno titoli) è stata tenuta fin troppo accuratamente nascosta. Sono parecchio preoccupata. Non posso pensare di avere dentro il Palazzo Comunale un nemico celato, nemmeno fosse una delle Contrade Morte. Perchè io sono "dall'Istrice", e per noi, della Contrada Sovrana dell'Istrice, la Lupa è il nemico. Sorte ria ha voluto che a Siena dividessimo lo stesso terziere (insomma siamo confinanti); sorte gaia ha voluto che la Carriera li abbonasse alle purghe (non vincono dal 1989 e con lo scosso); sorte ribalda ha voluto che inciampassero nella festa del nostro Palio vinto nel 2002 (so' già tutti usciti dalle Scotte, credo); dirittura morale e senso di cittadinanza - non sorte - han voluto che i figli della Lupa si mettessero al riparo delle poppe della potente Lupa Capitolina in tempi pericolosi, mentre dall'alto dell'Antiporto di Camollia le donne dell'Istrice condivano con olio bollente i tentativi di invasione fiorentina. Siffatta gente, anodina e innocua sull'sull'isola, costituisce per noi Istriciaioli trapiantati un gravissimo pericolo. Un conto è affrontarsi in Campo a viso aperto, tatuati con i colori riconoscibili dell'appartenenza ( tre per ogni Contrada, noi quattro per evitare confusioni), altro è muoversi in paciosa serenità ( "sol per difesa io pungo") mentre il nemico sconosciuto, in ogni momento ti può ghermire alle spalle. Fuori il nome del figlio della Lupa. Giovanna E meno male Giovanna, che ce n'è uno solo di contradaiolo, sia pure acquistato, ci mancherebbe altro che in Biscotteria si mettessero anche a questionare sul Palio. Non so se sono poi adatto a condurre l'inchiesta: di quella ippica carrierra dal contorno per me assolutamente incomprensibile, so così poco che potrebbero anche convincermi che tra le contrade alleate della Lupa c'è quella del Pinguino e tra le nemiche la Cangura. Quello che ho capito del Palio è che ci sono tanti partitini, che ci sono antiche inimicizie, continue risse, e che all'occorrenza per vincere si compra qualcuno: una specie di Palazzo Madama. Comunque constatate le mie lacune in materia prometto che cercherò di documentarmi. Certo andrò per gradi, comincerò a studiarmi il Palio dei Micci di Querceta, che dovrebbe essere più abbordabile, prima di tutto perché là parlano come i capoliveresi, e poi perché corrono sugli asini (micci appunto) equini che si addicono agli elbani assai più dei nobili destrieri.


contrada lupa

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