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Bagnoli: fanghi e politica (e affari).

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 24 ottobre 2007

Ministeri, enti locali e società “accreditate”. Dieci anni fa questo magico connubio regalò all’Elba quella che si rivelò una bufala da 10 milioni di euro: la magica Fabbrica dei Rifiuti del Buraccio Ora si prospetta un’operazione in grande stile sul lato piombinese del Canale, e le cifre sono da capogiro: 600 milioni, a cui se ne dovranno aggiungere almeno 40 per il trasporto del materiale da Napoli (notizia di tre giorni fa). Ma che cos’è questo materiale che dovrebbe arrivare da Bagnoli a Piombino? La domanda non è retorica visto che sembra cambiare natura a seconda del livello di opposizione dei Piombinesi. Si era partiti con fanghi tossici da bonificare all’arrivo, da un impianto che non sarà pronto prima del 2009, e siamo arrivati a “materiali di riporto di cava, detriti da demolizioni, e anche un pochino, ma poco, residuo della lavorazione delle acciaierie” (dal sito internet Bagnolifutura.it). Allora aveva ragione il ministro Pecoraro Scanio che sollecitava i Piombinesi a sbrigarsi prima che qualcuno gli fregasse l’affarone! Invece i Piombinesi giustamente non si fidano e sarebbe bene non si fidassero nemmeno gli Elbani. Questa storia ha tutto il sapore di una scambio incrociato di ancore di salvezza fra amici di partito e di governo, per risolvere uno dei tanti problemi di Napoli e magari facilitare il rilancio di una zona ora inutilizzabile. Non si spiega altrimenti perché una città che produce rifiuti industriali debba accollarsi lo smaltimento di quelli prodotti da un ex industria, che ora si vuole rilanciare con decine di alberghi, negozi, qualche centro di ricerca, ma anche condomini e un porto turistico da 700 posti barca (Progetto Bagnolifutura SpA di Trasformazione Urbana – il pacchetto azionario interamente diviso fra Comune e Provincia di Napoli e Regione Campania) Bassolino e Iervolino hanno clamorosamente fallito non solo nella gestione dei rifiuti urbani, ma anche nelle bonifiche, definite dal Giornale di Napoli un “tragicomico dispendio di tempo e di denaro pubblico” e il dubbio è che ora si voglia dare una mano coinvolgendo altre amministrazioni politicamente vicine, per esempio Piombino. Appare più che giustificata l’avversione dei Piombinesi, soprattutto per la totale mancanza di garanzie: materiali che mutano la loro composizione chimica e diminuiscono di pericolosità; stoccaggi da fare che non si fanno più, basta che si trasferiscano però; progetti di strade senza copertura finanziaria; protocolli di intesa modificati ad ogni vertice fra Comune, Regione e Ministero. Intanto si sono raccolte 5000 firme e si chiede un referendum. Ed è il minimo. Mentre il sindaco Anselmi aspetta la pioggia miracolosa di centinaia di milioni accompagnata magari da un prestigioso incarico politico nel neonato Partito Democratico, a Napoli c’è chi, come il professor Del Vivo dell’ Università di Napoli, già a marzo, non solo contestava anni di analisi, ma soprattutto il fatto che l’Arpag abbia accettato come buone quelle effettuate dal Centro Campano Tecnologie e Ambiente, costituito con fondi della Regione all’interno della stessa Bagnolifutura. Splendido: il controllato è controllore di se stesso. Ma se tutti si fidano allora davvero a Piombino sono impazziti? Forse no, visto che pochi giorni dopo che aveva provato a rassicurare il comitato nofanghi sulla bontà dell’operazione, Casimiro Monti, vice presidente di Bagnolifutura; è stato rinviato a giudizio insieme a Francesco Nerli, presidente della Port Autority; Gennaro Cuccaro, dirigente del servizio "risorsa mare"; Arcangelo Cesarano, subcommissario di governo alla bonifica di Napoli ovest e Antonio Tosi, direttore generale dell'Arpac. I primi quattro rispondono di abuso d'ufficio, gli ultimi due solo di favoreggiamento personale. Motivo? Avrebbero concordato il rilascio di concessioni e permessi di balneazione su un tratto di costa in condizioni ambientali tali, secondo la Procura della Repubblica, da "procurare sui bambini disordine di deficit di attenzione, ritardi mentali e disordini neuro inerenti allo sviluppo". Era la costa di Bagnoli. Allarmismi, come dicono Anselmi e Pecoraro Scanio? Forse, ma allora per chiudere è bene ricordare una cosa di questa vicenda. Si prevede un giro vertiginoso di centinaia di milioni per la bonifica, per i cosiddetti fanghi da smaltire, per la realizzazione del faraonico progetto di ricostruzione Bagnolifutura. Io se fossi un boss della Camorra un pensierino ce lo farei.


Bagnoli Napoli

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