Sono duemiladuecento i reperti archeologici, che abbracciano un arco di tempo compreso dall’epoca romana fino all’età napoleonica, sequestrati dalla Guardia di Finanza del Nucleo provinciale di Livorno in collaborazione con la Tenenza dell’Isola d’Elba. Undici le persone denunciate a piede libero, tutte residenti sull’Isola, tra cui la maggior parte di esse deteneva illegalmente nelle proprie abitazioni pezzi di grande valore. Tutto è cominciato dalla pubblicazione del libro "Le origini dell'Isola d'Elba" dell'archeologo Michelangelo Zecchini marinese nel quale erano apparse fotografie di reperti non conosciuti dalla Soprintendenza di Pisa, la quale espose a suo tempo denuncia alle autorità competenti. Da quel momento, e per un anno intero, sono state condotte le indagini che hanno portato ad oltre 20 perquisizioni nelle abitazioni di persone dedite all'illecita raccolta di reperti archeologici e che hanno permesso di recuperare monili, anfore, vasellame, oltre ad un importante collezione di monete di epoca medioevale ed anche armi. In particolare, secondo la Soprintendenza pisana, il rinvenimento di 270 monete è un elemento importantissimo per la ricostruzione storica dei traffici commerciali di un periodo poco conosciuto, quello post-romano, per il quale si ipotizzava tuttora che fosse esclusivamente in vigore la pratica del baratto. Il sequestro di carte topografiche e materiale fotografico ha permesso di individuare anche i siti subacquei, molto vicini all’Isola, dai quali i reperti sono stati sottratti. Il materiale sequestrato, esposto nei locali del Comando della Guardia di Finanza di Livorno, secondo le dichiarazioni della Dott. Silvia Bucci della Soprintendenza di Pisa è non solo un patrimonio importantissimo restituito al legittimo proprietario, lo Stato, ma è soprattutto una fonte preziosa per il proseguimento degli studi storico-archeologici. Alcuni hanno ipotizzato che il relitto potrebbe essere quello di Punta del Nasuto posto a 72 m. di profondità, ma altri pensano che la nave da cui delle reti per la pesca a strascico hanno esportato i reperti si troverebbe invece in un imprecisato punto verso la penisola dell'Enfola.
Bucchero