Brezza di mare di Maria Gisella Catuogno, opera finalista al 4° Concorso Internazionale Autori per l’Europa 2007 e pubblicata dalla casa editrice Ibiskos-Ulivieri, è una raccolta di versi morbidi, delicati, mai stridenti, versi, oserei dire, di una “Gentildonna” che, con eleganza e maestria, ci fanno viaggiare o meglio navigare, visti i continui rimandi all’ambiente marino e isolano, all’interno della vita e delle emozioni dell’autrice. Tra le onde ritroviamo situazioni e sensazioni comuni a tutte le donne che Gisella tratteggia con originalità nelle sue poesie, dove talvolta racconta o disegna ambienti, talvolta dà voce ai mormorii e ai turbamenti dell’animo. La navigazione inizia con la poesia “ Chi bussa alla mia porta” che apre al mondo reale e immaginifico dei suoi pensieri che “hanno viaggiato per chilometri…ed ora si riposano stremati”, pensieri che si trasformano in poesie in cui riaffiorano sensazioni giovanili quando “ Tutto…pareva possibile e certo:/ vincente l’azzardo dei dadi/ sempre a nord la stella polare/ più splendente l’incauto domani” o esprimono attimi di intima quotidianità: Arriva al galoppo l’inverno/ quest’anno e ricopre di bianco,/ di torpore ovattato,/ anche i pensieri” o anche descrivono un’alba – speranza : “Pigre s’illuminano le prime case,/aspetta paziente il cielo di perla/che qualcuno s’affacci a guardarlo:/nuova speranza promette la sua/disarmante verginità”. C’è tutto il suo mondo in questo libro, c’è una poesia per tutti i suoi cari, i suoi amici,la sua “isola amata” ed anche per le terre in cui “è guerra o memoria di guerra”. Un’opera che non stanca chi legge per la varietà dei piccoli e grandi temi che Gisella affronta e canta con un’attenzione particolare alla musicalità e alla scelta delle parole. A chiusura di questa mia breve scheda di lettura, che vuol essere un omaggio a una brava scrittrice elbana, riporto “ Cammino anche per te” una toccante e dolce poesia sulla madre: “ Cammino anche per te mamma, per te, che quasi non lo puoi più fare. E mi ricordo com’eri in sella alla tua bici, con le borse della spesa sul manubrio: agile, bella e coi bruni capelli pieni di vento. Pedalando sul lungomare respiravi il salmastro e gioivi della luce ballerina sull’acqua; poi mi chiamavi, alla salitina, annunciando il tuo arrivo e ti venivo incontro, in aiuto. Tutto è cambiato e ora la tua fragilità è un’ombra scura sul cuore un velo che offusca lo sguardo. Ma c’è ancora, mamma, la panchina accanto al pozzetto sotto la pergola di vite americana che d’autunno è una festa: ce ne staremo lì, insieme, a guardare il mare vicino e ascoltarne il respiro, a bagnarci di sole e parlare di ieri, a scordarci il presente e ignorare il domani.”
Libro catuogno brezza