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Controcopertina - Bosi: Non lasciamo morire l’Elba degli elbani

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 21 ottobre 2007

Da parlamentare, ancor prima che da sindaco, avverto il dovere di lanciare un allarme che venga raccolto da quanti hanno responsabilità di governo nazionale e regionale: l’Elba sta morendo. Non è un’esagerazione, ma una triste realtà. Mi riferisco all’Elba degli elbani, e non alla meta turistica di prestigio che registra 3,5 milioni di presenze all’anno. La terza isola d’Italia è la più verde fra le isole minori, con un territorio di 230 kmq e circa 130 chilometri di costa, più del litorale livornese. Gli abitanti sono meno di 30mila, ma l’emigrazione è costante, anche se all’anagrafe è compensata da chi trova conveniente ottenere la residenza per viverci però pochi mesi. La conseguenza è che negli asili, come nelle scuole, le classi sono a rischio, come l’ospedale e gli uffici periferici delle amministrazioni statali. La popolazione è sempre più costretta a un pendolarismo che produce forti disagi. I tagli alla spesa pubblica ricadono sui servizi: trasporti, acqua, rifiuti sempre più cari e carenti. I negozi chiudono, i posti di lavoro stabili stanno scomparendo, il turismo impiega solo stagionali, precarizzando i giovani. I turisti subiscono la logica di chi in poche settimane deve accumulare il reddito di un anno. I prezzi salgono anche per il venir meno dei margini di concorrenza e il diffondersi dei monopoli. La riduzione dell’interscambio crea un’economia di scala sballata, dalle nefaste conseguenze. Dunque l’Elba è a un bivio: o cresce o muore come comunità. Ho visitato l’isola di Madeira, superficie tre volte superiore a quella elbana e ben 250mila abitanti. Un’università, due ospedali, grandi infrastrutture, ottime condizioni economiche. Per loro la crescita è stata una scelta obbligata. L’Elba non sarà mai Madeira, ma il problema esiste. Regione e Provincia vogliono una pianificazione urbanistica sovracomunale: giusto, ma con quali prospettive economiche e sociali? Fino a oggi l’Elba non ha usufruito dei sostegni forniti ad altre zone svantaggiate, ha subìto solo i pesanti vincoli e le pretese di chi la vuole imbalsamare. Se questa è la situazione, adesso che fare? Propongo un confronto serio e qualificato sul futuro dell’isola, che contempli sviluppo sostenibile, incentivazioni alle imprese e risorse per infrastrutture e trasporti. Si dia insomma priorità al sacrosanto diritto degli elbani di vivere sulla propria terra, con la speranza di un futuro per i propri figli e senza insopportabili sovrapprezzi, per non essere costretti ad andarsene per vivere.


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