Speravamo per il centrosinistra portoferraiese, in cui chi scrive si riconosce, che le cose procedessero secondo un ordine dettato da dati non controvertibili: - da una parte il calo secco di rappresentatività delle forze politiche organizzate sulle questioni del governo locale (per quanto riguarda i temi generali e nazionali la realtà è più articolata) e la loro sostanziale incapacità di fare formazione ed informazione politica della cittadinanza; - dall’altra la crescita prepotente di nuove forme di aggregazione del sentire dei cittadini, come i comitati, che però per loro stessa natura ed ambito (essendo portati alla individuazione di temi importanti ma circoscritti territorialmente o disciplinarmente) non possono supplire il ruolo delle forze politiche che sono chiamate ad operare sintesi ed armonizzare le proposte del territorio confezionando un unico disegno politico amministrativo. Il naturale (democratico) ordine delle cose avrebbe dovuto essere la raccolta delle esigenze, la stima delle potenzialità, l’elaborazione di linee programmatiche, fino alla stesura di un agile patto di governo tra i futuri amministratori e “l’arcipelago centrosinistra”. Solo successivamente si sarebbe dovuto individuare chi quel patto doveva interpretare, candidandosi ad amministrare la città. Si è iniziato bene, fin troppo bene, il 5 Aprile, a passo di carica, si e proseguito nelle settimane successive in rallentamento fino alla ciondolante andatura della gita scolastica, siamo ora prossimi al ponderato muoversi della tartaruga e puntiamo verso l’incedere di una lumaca asmatica. Il “laboratorio Portoferraio”, che doveva con le sue diverse “aule” o gruppi alimentare questo processo virtuoso, ad oggi non ci risulta abbia prodotto niente, se non un gurguglionesco documento iniziale con le suddivisione delle materie di proposta dei singoli gruppi. Una pagina fitta in cui tra l’altro si parlava anche delle brache di nonna ma non abbiamo trovato il termine “informazione” né quello “comunicazione”, e quando siamo andati a chiederne ragione abbiamo avuto la risposta: “Della comunicazione si occupano i coordinatori dei gruppi” .. segno che non si era compreso cosa chiedevamo, e cioè se il “comitatone” non riteneva opportuno sviluppare una sua proposta di governo nel comparto comunicativo con la cittadinanza, unadisciplina amministrativa a sé stante, non da ancorare ad altri comparti, o diventa la pianificazione di uno squallido propagandistico strombettamento. La comunicazione è invece il presupposto della partecipazione, senza si fa solo teoria o accademia partecipativa. Or tutto tace su questo versante, forse si aspetta la rinfrescata, in compenso molto bolleggiume lo registriamo sul fronte del chiacchiericcio candidatorio, con neanche tanto sotterranei lavori di questo o quel soggetto. Esattamente quello che si doveva evitare. Torniamo a formulare una proposta operativa scartata qualche mese fa. Formi il centrosinistra un soggetto garante, costituito da persone che per cominciare s’impegnino a non entrare in competizione elettorale personalmente, e che siano destinate a sovrintendere al processo di formazione del programma (quindi anche a stimolare gli attuali gruppi a lavorare) e rimangano in carica per tutta la legislatura come garante morale della applicazione delle linee di programma pattuite. In più i garanti dovrebbero far fronte ad un’altra esigenza che si delinea, quella del “pluralità gallettistica pollaiola” che altrimenti assorbirà tutte le energie per i prossimi mesi, temiamo con buona pace del programma. Crediamo si debba evitare l’ennesimo tango assassino delle segreterie, dove stanno persone che contano sempre meno e sempre meno rapporti hanno con la società, che magari riuscirebbero a calare anche una buona proposta, ma che finirà sulla testa di chi non la sentirà propria. Crediamo sia indispensabile che il centrosinistra prenda il coraggio a due mani e si metta ad organizzare qualcosa che in altri siti chiamano “primarie”, rischiando anche che l’elettorato spettini tutti i programmini che ci si è fatti. Capita, la democrazia spettina. Dimostri, chi è in ballo, o chi spera di ballare, di anteporre l’interesse della città alla propria personale e legittima ambizione.
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