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Gli Albergatori, la minaccia di aprire tre mesi l'anno, la querela al Tirreno

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 10 ottobre 2007

Avevamo deciso di attendere le comunicazioni finali dell'associazione degli albergatori elbani per sviluppare un nostro ragionamento sulla loro assise, ritenendo che posizioni più ponderate o al limite confortate dal parere di un'assemblea, potevano risultare più costruttive, avviare un più proficuo confronto tra i non pochissimi che ci leggono. Perchè ha ragione Antonini ad affermare che il turismo è affare di tutti un un comprensorio come il nostro, amministrazioni, politica e informazione non possono disinteressarsi dell'economia e men che mai del turismo che è la spina dorsale economica della terra in cui viviamo. Tuttavia apprendiamo di due elementi inseriti nella discussione dei quali va data notizia e che meritano un immediato commento. Il primo è la minaccia di una sorta di serrata extrastagionale, cioè di limitare l'apertura degli esercizi alberghieri ai tre mesi della punta stagionale. Non è dato di capire contro chi e perché si attuerebbe una misura così estrema. E poiché quando si annuncia una protesta, uno sciopero di solito si dice: "Lo attueremo se (tizio) non farà (azione)" attendiamo di sapere quali esattamente siano i soggetti verso i quali muove la contrattazione e quali sono le richieste della categoria. E poi come si attuerebbe questa singolare protesta? Iniziando a rifiutare le prenotazioni extra-stagionali nello stesso momento in cui si va a promuovere con l'immagine dell'Elba l'allungamento della sua stagione? A proposito di immagine, se un giornale nazionale domani titolasse (avendone tutti i conforti ed il diritto): "ALL'ELBA SOLO IN ESTATE - lo minacciano gli albergatori elbani" non sarebbe questa una devastante "spromozione"? Chi querelerebbe l'Associazione, se stessa? Non ci sarebbe chi si fregherebbe le mani dalla contentezza tra i territori concorrenti? E veniamo al punto due: alla querela nei confronti del giornale il Tirreno con richiesta di risarcimento per due milioni di euro, per la civetta:che è stata annunciata e sulla quale ci pare giusto un minimo di riflessione. Iniziamo col dire che non esprimiamo un giudizio sul valore dei consulenti giuridici dell'associazione, ma che nutriamo forti dubbi sulla efficacia della scelta da un punto di vista comunicativo. Adire in giudizio significherà solo rimestare una questione già sepolta dai media con il rischio dell'effetto "cacca nel ventilatore" di monfardiniana memoria. La querela servirà solo a far ricordare a molte persone che si era messa in discussione da parte di qualcuno come Legambiente, che gode di una visibilità ed un prestigio nazionale, la pulizia del mare elbano(in posti precisi ed in precisi momenti), una comunicazione negativa che non sarà minimamente compensata neanche da una eventuale condanna dei "rei", che vediamo peraltro come improbabile, tenuto conto proprio della genericità di quella locandina (sbagliata, lo abbiamo detto da subito) e della sua distanza dalle affermazioni contenute negli articoli che lanciava. In ultimo crediamo sia un errore strategico il contrapporsi muro contro muro all'informazione, il successo quale sarebbe? indurre in un notista atteggiamenti da notaio o peggio ancora trasformare i giornalisti in non credibili trombettieri che cantano solo e soltanto: "Tout va très bien Madame la Marquise?". Servirebbe veramente a dare un'immagine migliore dell'Isola? Amministratori, Politici, Operatori politici e Informazione, tutti gestori di poteri diversi, devono dialogare tra di loro, cofrontarsi anche aspramente, ma non a colpi di querele, che rappresentano la negazione del dialogo. Ciò detto esprimiamo ai colleghi del Tirreno tutta la nostra solidarietà, perchè non è giusto, crediamo, attaccare dei lavoratori e dei professionisti in maniera così pesante partendo da singoli discutibili episodi, e senza tenere conto del complessivo servizio che rendono alla comunità. Ancor più siamo convinti di quanto sopra, quando sono potenti associazioni o marcati gruppi di interesse a muovere gli attacchi, perché un odore di censura (o di voglia di censura) ci sale alle narici. E le censure, chiunque faccia questo mestiere (comunque la pensi) in dignità, non le può e non le deve accettare.


tramonto barca

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