Il 14 ottobre non saranno delle ‘semplici’ primarie. Con il nascente Partito Democratico, la Sinistra italiana e tutti coloro che vi si riconoscono, hanno l’unica speranza di sopravvivenza, se pur in una forma nuova, diversa, moderna rispetto a quella cui siamo abituati sino ad oggi. Il Partito Democratico rivoluzionerà il sistema dei partiti, costringendo tutti gli altri ad una semplificazione, anche a destra. Non avrà più senso la gara di chi si dichiara più a sinistra, come quella di distinguersi per la tessera che si ha in tasca. Oramai il nostro sistema elettorale ci ha portato a due grandi poli, al cui interno vi sono varie correnti che ne condizionano l’azione. La linea dei partiti oggi, non va più dal centro a sinistra, bisogna pensare piuttosto come, nel 2007, si può esser di sinistra. L’ampio consenso personale che ho ricevuto alle elezioni comunali deve essere interpretato. E’ la voglia di cambiare, di ricominciare, lontano da vecchie concezioni politiche, soprattutto all’interno di quella che è stata la sinistra longonese sconfitta duramente in questa tornata elettorale. Serve una nuova generazione di amministratori, volontari, candidati, iscritti. Per questo ho deciso di candidarmi, ho 24 anni e penso di poter influire positivamente nella costruzione del Partito Democratico nel luogo dove voglio vivere. Se non avessi accettato, al mio posto ci sarebbe stato qualcun altro, sicuramente più ‘navigato’ di me, ed io insieme a tanti altri, sarei stato tra quelli che avrebbero condannato sempre ‘i soliti volti noti’. Si riscriveranno le regole del gioco, seduti ad un tavolo dove tutti valgono uno, ma soprattutto si darà vita ad una nuova filosofia. Una politica che veda in quelle persone che protestano nel V-Day, il culmine di una situazione trascurata per troppo tempo, a cui i partiti e non un comico, devono saper dare una risposta. Occorre affermare un nuovo modo di fare politica, che non sia l’occasione di lavoro della vita ma che debba esser svolta con la stessa professionalità del proprio lavoro. Il Partito Democratico deve riacquistare il suo ruolo di centro culturale, per arginare la deriva qualunquista cui stiamo assistendo. Queste sono le caratteristiche che ho trovato nella lista de ‘I democratici per Enrico Letta’, una lista non di apparato, al di fuori delle attuali segreterie nazionali, non imposta dall’alto, ma soprattutto l’unica che sposa un patto generazionale: è la lista con l' età media più bassa, 35 anni. Solo con Letta così si può dare un segno di rottura con le vecchie logiche partitiche perché Veltroni (cui va tutta la mia più profonda stima per le sue capacità, nella speranza di vederlo candidato premier) al cospetto delle sue idee, ha dovuto sistemare trecento parlamentari nelle sue liste, numerosi amministratori, vari segretari politici. È una fase romantica questa, in cui ognuno con la propria esperienza maturata può lasciare il segno nella costituzione di un nuovo partito, libero, democratico e di sinistra, forse è un sogno, ma perché fermarmi proprio ora? Una donna di cognome Guevara, scrisse al Che chiedendogli se, avendo lo stesso cognome, fosse a conoscenza di una loro parentela. Il Che le rispose: ‘Non credo che siamo stretti parenti, ma se Lei è capace di tremare d’indignazione ogni qualvolta si commetta un’ingiustizia nel mondo, siamo compagni, il che è più importante’. Bene, oggi sarebbero democratici. Il 14 ottobre dai forza a questo progetto di rinnovamento cominciato con la mia candidatura alle comunali, votando per me, con una croce sulla lista dei ‘Democratici per Letta’. (NDR di prossima pubblicazione un intervento dedicato a Francesca Bardino, un'altra giovane candidata della stessa lista)
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