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Canottaggio: quasi cappotto

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 25 settembre 2007

Quasi cappotto. E’ forse la maniera corretta per sintetizzare quella che è stata l’ennesima giornata sugli scudi del canottaggio elbano a livello nazionale. Quattro erano i nostri portacolori ai Campionati Italiani assoluti nella categoria “Gozzo Nazionale” in quel di Noli sabato 22 e domenica 23 settembre scorsi, il bottino raccolto in termini di medagliere è stato quasi una razzia: due ori ed un argento. Della cronaca delle gare parleremo in seguito, in apertura il complimento più sentito va alle società, ai loro dirigenti ed ai loro allenatori, capaci ancora una volta di preparare nel migliore dei modi atleti volenterosi e capaci. Onore al merito dunque a Giampiero Uglietta e Graziano Miliani (Marciana M.na), Elio Lambruschi (Porto Azzurro) e Maurizio Lambardi (Padulella), state tranquilli che di sicuro c’è il loro zampino se l’inno di Mameli ogni anno risuona fin sullo “scoglio” e la bandiera delle tre api simbolicamente - ma anche sistematicamente a questo punto - sventola sul pennone più alto, lassù in cima, o male che vada in quello affianco. E’ molto difficile dare un risalto diverso ad ognuna di queste tre meravigliose medaglie, ottenute a mezz’ora di distanza l’una dall’altra, bisognava essere lì, sul posto, per rendersi conto che ogni gara è stata una rasoiata, un mix di sensazioni forti ed emozioni indescrivibili. Ci proveremo, andando in rigoroso ordine cronologico, riportando inoltre le impressioni a caldo di una categoria troppo spesso sottovaluta, il cui delicato compito erroneamente è sempre dato per scontato: i timonieri. La gara femminile non ha mai avuto storia, le “topoline” marinesi erano di un altro pianeta rispetto alla nutrita concorrenza (14 equipaggi) ed hanno difeso il titolo conquistato lo scorso anno a Porto Azzurro con apparente disinvoltura. Murzi Claudia, Cardella Veronica, De Filippo Pesante Alice, Anselmi Enrica, tim. Braschi Jessica hanno mostrato i muscoli sin dalle batterie, per proseguire in semifinale e chiudere col botto in finale con una spettacolare cavalcata trionfale a turbo innestato. Da segnalare inoltre il più che onorevole quarto posto assoluto ottenuto dall’altro equipaggio marinese, messosi in luce soprattutto in semifinale, vinta di misura col coltello tra i denti a scapito di quotati avversari. “Ho capito che la vittoria non ci sarebbe più sfuggita dopo la terza virata, il distacco ormai era considerevole” - afferma Jessica Braschi - “il lavoro dei nostri allenatori, unito alla voglia nostra, ha pagato. Il nostro è un risultato di squadra, poiché tra i due equipaggi non ci sono gelosie, anzi c’è un forte legame di amicizia, si soffre e si gioisce gli uni per gli altri e questo spirito poi in mare fa la differenza, è una marcia in più”. La categoria juniores maschile vedeva al via soltanto sei equipaggi, dunque finale “secca”: Porto Azzurro implacabilmente cala il tris, dopo Rapallo 2005 e lo scorso anno nel golfo di Mola. La gara è stata tirata, bellissima, sofferta forse più del previsto, ed è forse grazie ad una maggiore esperienza nel gestire al meglio particolari situazioni di gomito a gomito che la compagine longonese formata da Mattia Candellini, Valentino Monni, Andrea Miliani, Lorenzo Lazzarini, tim. Marco Anguillesi ha regolato Sestri Ponente di circa una imbarcazione. “Tre di fila sono tanti, ognuno ha il suo valore e la sua importanza, il più bello però è quello dell’anno scorso, conquistato a casa mia” – esclama Marco Anguillesi - “Oggi abbiamo rischiato qualcosa al primo giro di boa, per fortuna però tutto è andato liscio. La barca inevitabilmente ha risentito il cambio del capovoga, ma bisogna fare i complimenti a Mattia, che nonostante fosse al debutto in una gara importante ha dimostrato di essere all’altezza. Me la cavo un po’ con i numeri, ma direi che il nostro mister incide (tentenna grattandosi il capo) più della metà”. La categoria seniores maschile (21 equipaggi iscritti), vedeva l’unica compagine elbana della Padulella accedere alla finale dopo aver superato tribolati turni eliminatori e di semifinale. Giacomo Bigio, Roberto Lambardi, Alessandro Tavanti, Andrea Cresciullo, tim. Isabella Rossi hanno senza dubbio speso più energie rispetto ai temibili avversari, ma la conquista della finale ha sortito l’effetto simile a quello della maglia rosa nel ciclismo: c’è stata una metamorfosi e si sono moltiplicate le forze. Con una prova maiuscola, i ragazzi remano con sagacia e scioltezza come mai fino ad ora, menano le danze per oltre metà gara, ed all’arrivo si devono inchinare soltanto al forte equipaggio di S. Michele di Pagana, pagando un margine ridotto (meno di una imbarcazione) ma decisivo per la conquista dell’ambito oro. Sarebbe stato cappotto, peccato. “E’ stato bellissimo” – quasi sussurra la giovane debuttante Isabella Rossi – “i ragazzi hanno dato anche l’anima, rispetto alle semifinali vedevo che nessuno ci staccava, eravamo lì a giocarcela e ci credevamo tutti, dal mare però non si capiva bene che posizione occupavamo perché il campo di gara era di traverso e noi eravamo all’esterno. Comunque sia un argento sofferto ma meritato. Dopo avere staccato un po’ la spina ad Agosto, ci siamo allenati anche la sera al buio con la (testuale) lucina, il nostro allenatore nell’ultimo periodo ha apportato una serie infinita di migliorie, quasi ogni giorno c’era una positiva novità”. Questo è il resoconto dell’ennesima giornata trionfale dello sport elbano. A livello tecnico è stato un trionfo, a livello organizzativo e logistico un po’ meno, spesso ci si arrangia come si può, le trasferte sono onerose e le risorse sono quelle che sono. Ci proponiamo, come Comitato Remiero Elbano, di organizzare nel 2008 eventi all’altezza della situazione, oltre che a dare il giusto e meritato sostentamento alle nostre società ed auspichiamo di farlo con il supporto delle Istituzioni che vorranno rendersi partecipi dell’iniziativa. E se così non sarà poco male, perché tanto poi la soddisfazione vera, quella che rende fieri, non è il tornaconto nel bilancio, bensì il veder sventolare le tre api lassù, sul pennone più alto, nella gara che vale una stagione, con l’echeggiare delle note dell’inno di Mameli in sottofondo. E non ce la fai a resistere, è più forte di te: lì davvero ti si gonfia il petto, col sigaro in bocca e lo spumante in mano, tranquillo e beato sul carro del vincitore.


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