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Yuri Tiberto risponde ad Adriani

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 22 settembre 2007

Se il Dottor Adriani, nella sua rifessione "di getto", non avesse definito la mia proposta suscettibile di "rigetto", nonché demagogica, avrei pensato di leggere il commento critico di uno dei 2.700 firmatari della mia petizione. Provo a rileggere con voi quanto scritto da Adriani, distinguendo le sue osservazioni dalle mie con l’uso del grassetto e specificando se si tratta di note odierne o di brani tratti dal mio opuscolo. Da diverso tempo si sente montare una crescente impopolarità nei confronti della "AMP" ovvero dello strumento (logico e conseguente) di tutela a mare, naturale estensione del Parco dell'Arcipelago Toscano. NOTA: verrebbe quindi spontaneo chiedersi il perché. Se ne parla da oltre 5 anni; in quanto voluto dal precedente governo, non è un progetto di impronta progressista o conservatrice, come è giusto sia la ricerca di regolamenti di protezione dell'ambiente sempre più degradato. Dal dossier: (La difesa dell’ambiente) non può e non deve avere un colore, ma solo un valore. Certe diatribe (leggermente capziose) ricordano i grandi dibattiti a suo tempo fioriti attorno alle "zone blu" urbane; oggi ampiamente accettate, anzi caldeggiate dai cittadini stessi. Dal dossier: Il nostro mare è un bene prezioso, che merita tutti gli sforzi possibili per essere davvero tutelato: dall’inquinamento, dallo sfruttamento eccessivo, dall’incuria. Lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri figli, ed anche a tutti quei turisti che, bene o male, rappresentano la nostra sola fonte di sostentamento. Per tutti coloro che desiderano approfondire tale argomento, rimandiamo alle numerose e vivaci missive ed articoli sul tema, oltre alla bozza presentata dal PNAT. NOTA: sul sito del Parco, forse per aggiornamento (meglio tardi che mai), è scomparsa la cartella delle news, già contenente il materiale (vecchiume) sulle AMP. Già che ci siete, trovate qualcosa anche su www.acquarioelba.com Ma da parte mia, di vecchio frequentatore del mare, non solo toscano, vorrei sottolineare alcuni punti salienti, cercando di giustificare le scelte sin qui portate avanti. Oggi il mare non è più uno spazio "infinito"; ciò vale per gli oceani di cui possiamo con facilità calcolare biomasse, produttività, temperature, etc a maggior ragione è purtroppo (lo dico con rammarico) vero per il Mare nostrum, ed in particolare per il Tirreno. NOTA: Tirreno? Da bravo demagogo, lancio l’idea: come sta l’Adriatico in quanto a inquinamento, eutrofizzazione, pesca intensiva, cementificazione delle coste, sovrapopolamento balneare? Perché non fare una bella zona A, con tanto di divieto di balneazione, da Rimini a Riccione? Problemini politici? - Grazie a mappature (civili o militari) il fondale limitrofo alle nostre coste è noto con la risoluzione del metro. Ne consegue che scogli, secche e relitti son sempre lì a portata di mano (detto meglio rete) di chiunque decida di rimuovere le ultime tracce di vita "stanziale" (detta anche bentonica). Dal dossier: La prima, e più importante, cosa da chiarire è che chi scrive ritiene che una maggiore tutela del Mare, e dei suoi abitanti, sia assolutamente indispensabile, all’Elba come in qualunque altra parte del Globo. Dal Mare è nata la Vita stessa, e da quel 70% di superficie terrestre ricoperta dalle acque di Mari e Oceani dipenderà, con ogni probabilità, la stessa qualità della nostra Vita futura. - La navigazione da diporto utilizza sistemi hardware e software (anche su minuscoli "barchini") che farebbe impallidire qualunque marinaio di solo un decennio addietro. E' quindi fuori di dubbio che tutti sappiano sempre dove sono ("sopra a cosa sono") a che velocità viaggiano o derivano nella corrente! Nota: L’utilizzo di GPS ed Ecoscandaglio è effettivamente quasi obbligato sulle imbarcazioni, anche di dimensioni limitate, che fanno diporto o pesca. Che minuscoli barchini, e soprattutto, le numerosissime famiglie con gommone, dispongano “di norma” di tali strumenti, ho i miei dubbi. Ammesso e non concesso, però, che lei abbia ragione, trova divertente trasformare una sana gita in mare in una costante determinazione del “punto nave”? Se esistono eccezioni a tale norma, ovvero degli educati (residenti e non) marinai che utilizzano remi o piccoli motori (NOTA: chi utilizza un motore “non piccolo” è necessariamente maleducato?) per spingersi a totanare lungo le coste tali argomenti non li coinvolgono. Il danno è comunque limitato. NOTA: nella bozza CDP, in zona B era “autorizzata” la pesca per i non residenti. Quindi, un non residente, sarebbe stato necessariamente “coinvolto”. Deve essere comunque assodato che la navigazione "veloce" ovvero ad un tot di nodi, superiore a quello che il buonsenso indica come prudenziale, non si può praticare che ad una certa distanza dalle coste. Ed in particolare dalle punte/promontori che da sempre vengono predilette da pescatori, gitanti subacquei etc. Certo tale problema non si pone per chi usa la vela; ma la nautica da diporto oggi mette a disposizione di chi ne abbia i mezzi, pregevoli manufatti in grado di sviluppare (con motorizzazioni di tutto rispetto) velocità considerevoli. Ebbene tali potenze/velocità verranno espresse dove non nuocciono, né ai bagnanti, né ai naviganti "lento moto" che apprezzano, in virtù della loro pazienza particolari morfologici delle coste che ad altri sono preclusi. Si tratta in pratica di navigare in dislocamento, con rotta tangente alla costa, fino al raggiungimento di 1 Km circa (e credo che nessuno si metterà a discutere sulla reale distanza, bensì sull'atteggiamento tenuto da chi compie tale manova) per poi "dare gas" scatenando tutte le migliaia di cavalli a disposizione...Tale operazione richiede pochi minuti, salvaguarda la sicurezza di tutti, ed evita le fastidiose (talvolta pericolose) onde sollevate da scafi "prepotenti". Dal dossier: “allo scopo, la Capitaneria emette ogni anno, all’inizio della stagione turistica, un’Ordinanza balneare che regolamenta tale convivenza, con norme in genere simili in tutta Italia e con la dovuta attenzione alle specifiche realtà locali. Quest’anno, in sovrappiù, è stata emessa l’Ordinanza n° 24/2007, relativa ai limiti di navigazione, valida da maggio a settembre, che impone alle unità da diporto propulse a motore di navigare a velocità non superiore a 10 nodi e con lo scafo in dislocamento nella zona di mare per una distanza di metri 500 dalle coste rocciose a picco sul mare e 1000 metri dalle spiagge.” NOTA: aggiungerei anche che il semplice buonsenso può bastare a valutare la corretta distanza e velocità semplicemente in base alla densità del “traffico”, ben diverso ad agosto rispetto a febbraio. Se poi il Dott. Adriani vuole venire a farsi un giro con me per le nostre coste, gli offro una pizza per ogni bagnante trovato fra i 500 ed i 1000 metri dalla costa.. Pesci (crostacei o molluschi) non esistono quasi più; sono in particolare rarefatte tutte le specie di scoglio, che rappresentavano quella diversità biologica così preziosa per il Mediterraneo. Parlare di pesca professionale, se non a distanze importanti (2/3 miglia dalle punte) pare addirittura risibile; lo strascico ripetutamente perpetrato su quei quattro scoglietti superstiti è addirittura vandalico e non ammette giustificazioni. (NOTA: credo di capire che si faccia un po’ di confusione fra pesca professionale e a strascico: sono due cose ben distinte..) Il tramaglio può andar bene, giustamente amministrato. Per cercare di dare un po' di ossigeno alla nostra fauna stanziale forse dovremmo pensare a strumenti quali nasse e palamiti, fortemente selettivi. Dal dossier: divieto assoluto di pesca a strascico e di qualunque altro tipo di pesca professionale esercitata da imbarcazioni non elbane, con limite posto a non meno di due miglia dalla costa; la pesca professionale dovrà essere contingentata alle sole licenze in essere.(omissis) Solo una seria contropartita economica può riportare un giusto equilibrio fra numero di barche e mantenimento delle risorse ittiche. (NOTA: chi dei due è il demagogo?) Una volta ridotto lo sforzo di pesca dal punto di vista puramente numerico, si dovrà agevolare la concertazione con i pescatori rimasti al fine di eliminare o ridurre i sistemi di pesca meno selettivi, oltre a stabilire nuove norme atte a proteggere le specie più minacciate e a consentire agli stock ittici adeguata tutela nei periodi riproduttivi. - Come tutte le attività se reiterate, con mezzi invasivi i risultati sull'ambiente (unica vera risorsa da proporre a turisti assetati di natura) sono lampanti. Se il subacqueo che pratica l'apnea in solitario, non può che essere considerato innocuo, le centinaia di sommozzatori che ripetono lo stesso percorso in zone critiche o delicate sono creatori di grande disturbo. Dal dossier: le attività subacquee saranno regolamentate tramite concertazione in primo luogo con i diving locali, che dovranno garantire una corretta gestione, prevenendo abusi e comportamenti scorretti e, se necessario, limitando il numero di accessi giornalieri di subacquei. - Buonsenso e cortesia (nei confronti dell'habitat e degli altri umani) sono nozioni che ognuno possiede a livello individuale, ma che talvolta, nella miriade di leggi e cavilli vanno dispersi, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Sensibilizziamo il turista con opuscoli distribuiti sui traghetti; c'è tempo per leggere e meditare. Dal dossier: Massima pubblicità alle disposizioni della Capitaneria di Porto, preferibilmente limitate ad estratti semplici e comprensibili a tutti. Da accorpare con quanto previsto al punto 2/E. (Punto 2/E): Le norme ed i suggerimenti per una corretta ed eco-compatibile fruizione del mare devono essere oggetto di un’adeguata campagna informativa, a distribuzione capillare, da effettuarsi tramite stampati e cartellonistica fissa. Caro Adriani, l’IDEA E’ MIA! - Una buona normativa, che tenga conto di queste istanze, coniugando necessità di accoglienza, con la salvaguardia di alcuni biotopi particolarmente pregiati non può che essere accettata da tutti coloro che hanno a cuore le nostre isole. Si tratta di individuare 4/5 aree tra quelle già prescelte, collegandole ove possibile con corridoi sufficienti, inserendo le più restrittive all'interno di quelle meno vincolate. Se poi l'osservazione pratica dimostrerà l'efficacia di tali interventi, si potrà pensare ad una loro "turnazione" o espansione. Ad oggi lo Scoglietto (per gli storici vincoli a cui è sottoposto) è uno dei pochi angoli dell'Elba ove è ancora possibile incontrare specie animali di pregio, altrove quasi scomparse. Dal dossier:individuazione, con la partecipazione di esperti del settore e subacquei, preferibilmente locali (NOTA: meglio se in grado di apprezzare la differenza fra bentonico e stanziale), di un congruo numero di aree, di piccole o medio-piccole dimensioni, caratterizzate da particolare valenza biologica: isolotti, scogli sommersi, secche, pareti a coralligeno ecc. - In tali aree, debitamente segnalate con apposite boe, dovrà essere vietata qualunque forma di pesca. Le attività subacquee saranno regolamentate tramite concertazione in primo luogo con i diving locali, che dovranno garantire una corretta gestione, prevenendo abusi e comportamenti scorretti e, se necessario, limitando il numero di accessi giornalieri di subacquei. A tutela dei fondali, l’ormeggio libero deve essere altresì vietato e pertanto ogni area protetta dovrà essere dotata di punti di ormeggio fissi. NOTA FINALE: alle 4/5 aree tipo scoglietto, io aggiungerei una decina di piccole aree a coralligeno da riservare alla subacquea.. Aggiungo che rivendico il diritto di primogenitura circa la diminuzione della pesca professionale, condizione basilare e sottovalutata, nonché, come già detto, della pubblicità delle norme. Se dovessimo essere costretti a riaprire il discorso firme, caro Dott. Adriani, attendo pertanto la sua!


mareggiata ghiaie

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