Il Salmo 100 (101 nella numerazione ebraica) si presta più di altri alla «meditazione politica» nel senso nobile del termine. Rivolgendosi a Dio, il salmista proclama fin dal primo versetto: «Fedeltà e giustizia voglio cantare». Nella sua brevità (8 versetti in tutto), il Salmo denuncia, con un incalzante crescendo, i mali personali e collettivi che contraddicono il corretto comportamento civico e politico, soprattutto in coloro che esercitano il potere. Il “buon capo” starà lontano dalla prepotenza che tenta chi comanda, non giudicherà secondo le apparenze, non deciderà per sentito dire. Non ammetterà la calunnia, la delazione, la falsa testimonianza davanti ai giudici; non danneggerà i poveri, i giusti, gli oppressi del paese. Selezionerà con cura i suoi collaboratori, consiglieri e ministri, sicché risalti sempre, agli occhi di tutti, il suo impegno per estirpare il male e l'ingiustizia. La conclusione è dura fino all'asprezza: «Non abiterà all'interno della mia casa chi agisce con inganno; chi dice falsità non sarà sicuro davanti ai miei occhi. Ogni mattino eliminerò tutti gli empi del paese, estirperò dalla città del Signore tutti i malfattori». Mi sorge un dubbio atroce: Vuoi vedere che i Salmi sono davvero profetici? Infatti non vi sembra che queste sferzate siano oggi particolarmente calzanti Al Sindaco ed ai suoi Yes-men ? Ah! La perenne attualità della «Parola che non passa».