Cari lettori, alle soglie dell'alba del 12 settembre questa volta avremmo la tentazione di andare a pescare un generico antico "A Sciambere" o addirittura un ancor più vetusto "A Ridosso" pubblicato su Joinelba dargli "una mano di verde", una riverniciata, e rivendervelo, come l'asino che Tonino e Capovoto risbolognarono al vecchio padrone col pelo grigio che dopo una bella passata di lucido da scarpe era diventato d'un nero lucente, col turlupinato pure raggiante per avere comprato una bestia tanto intelligente che aveva imparato subito la via di casa. La crisi dovrebbe essere ancora oggi l'argomento da trattare, ma il problema è che abbiamo una sensazione sempre più netta: mentre nelle stanze biscottiere si tengono epocali discussioni tra il politico ed il semantico, mentre si profila un tristissimo autunno degli immarcescibili patriarchi o aspiranti tali, si va progressivamente perdendo ogni capacità di comunicazione con la cittadinanza, che non sia genericamente protestataria (da parte dell'opposizione) o giustificativa (da parte della maggioranza in via di disarmo) e la cittadinanza risponde ora con scetticiamo ora più brutalmente sbattendosene, delegando sempre di più agli addetti ai lavori della politica che sono sempre meno, maturando un'avversione di fondo contro tutti e tutto quello che è politica. Ed in questo sterminato mare di pallosità è difficile trovare un relitto di originalità, di acume, di spirito a cui aggrapparsi anche per scrivere un corsivo
relitto