In data 25 luglio è stata trasmessa dal Presidente della Comunità del Parco dell'Arcipelago Toscano una "Elaborazione di una bozza di ipotesi di zonazione e regolamentazione" dell'AMP dell'Arcipelago Toscano riguardante il mare dell'Isola d'Elba, condivisa dagli 8 Sindaci elbani, che rappresenta, a detta del Presidente Paolo Pietro D'Errico, "una "proposta aperta", che consentirà di avviare il confronto tra ogni singola amministrazione comunale ed i propri cittadini nonché con le categorie economiche e sociali, allo scopo di raccogliere ulteriori contributi e suggerimenti che possano migliorare e rendere ancora più partecipato il progetto di area marina protetta, ed in modo da favorire il raggiungimento di obiettivi che siano largamente condivisi e quindi sostenuti dalle comunità locali". Siamo quindi a fare le nostre osservazioni ad un documento che rappresenta un buon passo in avanti rispetto a precedenti chiusure ed una base di partenza, anche confrontandolo con la proposta ministeriale del 2005, per capirne pregi e criticità ed arrivare all'istituzione di un'Area Marina Protetta basata su seri presupposti scientifici, inclusione e valorizzazione dei diversi vincoli già esistenti (spesso ignorati nella proposta), soddisfacimento delle esigenze della popolazione locale. PROPOSTA DI ZONAZIONE Pur apprezzando gli sforzi delle Amministrazioni Comunali, non si può non rilevare una frammentazione della proposta che non consente di creare quella rete di continuità biologica e fisica necessaria alla tutela della biodiversità ed all'accrescimento delle risorse alieutiche che sono la finalità primaria dell'istituzione dell'Area Marina Protetta. Colpisce soprattutto la grande differenza tra un Comune e l'altro per quanto riguarda dimensioni delle aree, distanza dalla costa raggiunta dalle varie aree e la presenza a volte di stretti corridoi tra le aree B e C che renderebbero praticamente incontrollabili entrambe le zone. Occorre quindi omogeneizzare ed armonizzare meglio la proposta per renderla meglio leggibile e fruibile da parte di turisti e residenti. Da notare anche la trasposizione e l'accostamento "meccanico" delle aree B e C senza, in genere, una reale interazione tra le due aree, senza cioè che le zone B siano enclave di più grandi zone C così come avviene spesso in altre AMP italiane ed europee. Al contrario, un buon esempio di ciò ci sembra la proposta del Comune di Portoferraio riguardante la costa della zona umida (Sito di Importanza Regionale – SIR B07 – Zone Umide del Golfo di Mola e Schiopparello – Codice Natura 2000: IT160101) che prevede una limitata zona B a difesa della costa e della prateria di Posidonia oceanica ed una più estesa zona C. E' quindi abbastanza sconcertante che simile protezione non sia prevista dal Comune di Capoliveri per il mare prospiciente la zona umida di Mola che fa parte non solo dello stesso SIR (con caratteristiche ambientali del tutto simili ed anche di maggior rilievo per alcuni aspetti), ma anche del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e della ZPS Elba Orientale di recente istituzione e tenuto anche conto che Comune di Capoliveri e Regione Toscana hanno candidato il tratto di costa vicino (Forte Focardo) ad ospitare l'osservatorio dei cetacei. La volontà di non realizzare zone A (condivisa da Legambiente Arcipelago Toscano per L'Elba) viene tradotta in una zonazione esclusivamente B e C che, così come prospettata durante il convegno di Marciana Marina del 10 settembre dal Presidente D'Errico e dal Sindaco di Marciana Marina Ciumei, non accetta l'indicazione contenuta nella bozza di proposta di regolamento del Ministero di consentire la pesca professionale, adeguatamente regolamentata, nelle zone B proposte nel 2005. Così rischiano di essere penalizzati i piccoli pescatori professionali costieri che invece l'AMP dovrebbe meglio tutelare, riorientando anche l'impatto della pesca verso usi e strumenti più sostenibili così come previsto dalle recenti Direttive e Libri verdi dell'UE. Ma alcune proposte rischiano di penalizzare fortemente le attività di diving centers. In particolar modo segnaliamo la necessità di istituire aree più marcatamente vocate alle immersioni subacque (zone B "speciali" anche di ridotte ma ben valutate dimensioni, dove non sia consentita la pesca se non quella di superficie) regolamentate e destinate ai diving centers locali a: lato Nord dell'Enfola; Formiche della Zanca, Isola della Corbella e Scogli e relitto dell'Ogliera e Palmaiola e Ortano (quest'ultimi non zonati nella proposta dei Sindaci pur in presenza di vincoli del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e di ZPS). Si concorda con il mantenimento nell'area B individuata nell'attuale Area di Tutela Biologica delle Ghiaie-Scoglietto-Capo Bianco delle attuali forme di tutela e dei vincoli esistenti. Si invita anche ad estendere la zona C, con vincoli che non contrastano con gli attuali usi dell'area, all'intero promontorio dell'Enfola, anche in relazione alla presenza della Zona di Protezione Speciale, le cui problematiche analizzeremo meglio in seguito. Per quanto riguarda la richiesta dei Sindaci di non istituire la Zona D "sperimentale" proposta dal Ministero dell'Ambiente, Legambiente la considera un grave errore perché nello stesso temp si chiede, come si legge nella lettera inviata dal Presidente della Comunità del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, che in sostituzione "comunque venga emanata una regola che impedisca la pesca a strascico ed a circuizione fino ad una distanza dalla costa non inferiore a 2- 3 miglia, e che detta distanza sia resa indipendente dalla profondità del tratto di mare interessato. Tale regola di semplice attuazione aiuterebbe molto la tutela del sistema marino, limiterebbe la possibilità di errori da parte degli operatori e renderebbe più snello e sicuro il sistema dei controlli". Si tratta della riproposizione esatta dei vincoli della zona "D speciale" proposti dal Ministero, con il difetto che questi dovrebbero essere posti con una legge ordinaria dello Stato per la quale probabilmente occorrerebbero tempi lunghissimi di approvazione (se mai avverrà), uno strumento legislativo che non è stato approvato in trent'anni, nonostante le continue sollecitazioni della marineria elbana. Si invitano quindi i Sindaci a rivedere la loro posizione per giungere ad una rapida e reale adozione di uno strumento di difesa della piccola pesca costiera, dell'ambiente marino e delle popolazioni ittiche. Il carattere sperimentale della Zona D potrebbe essere ulteriormente definito all'interno di un regolamento contestuale alla zonazione che preveda sia le norme condivise tra Ministero e Comuni, sia l'esercizio delle competenze (ad esempio per quanto riguarda i ripascimenti di spiagge e i poteri locali sulla fascia demaniale costiera), sia un termine temporale, appunto di sperimentazione dell'area D, per comprenderne meglio effetti e ricadute positive. ZONE A E ZPS La proposta dei Sindaci elbani, pur rifiutando l'istituzione delle zone A nel mare prospiciente il proprio territorio, chiede di normare diversamente le zone A da istituire nelle altre isole dell'Arcipelago Toscano, riferendosi con tutta evidenza alle attuali Zone 1 a mare di Gorgona (Livorno), Capraia, Montecristo (Portoferraio), Giannutri (Isola del Giglio), i cui confini e norme di salvaguardia sono stati fissati da successivi decreti emanati tra il 1986 ed il 1990, e poi affidati al Parco Nazionale con il decreto istitutivo del Presidente della Repubblica del 22 luglio 1996, ed il mare intorno ad un miglio da Pianosa (Campo nell'Elba) affidato al Parco Nazionale con Decreto Ministeriale del 1997. Per queste aree i Sindaci chiedono una diversa fruizione con diminuzione dei vincoli. Si fa presente che tale proposta non sembra tener conto della delicatezza delle isole minori in questione e del loro mare; del fatto che per Pianosa esistano già deroghe come la possibilità di balneazione a Cala Giovanna e una proposta di messa in opera di boe di accosto per le immersioni subacquee riservate ai diving center dell'Elba, che operino con imbarcazioni compatibili con l'eccezionale ambiente marino dell'isola (progetto che aspetta da anni l'approvazione definitiva e fermo in Regione per motivi burocratici indipendenti dal Parco); che per Capraia sembra verrà accolta la proposta – condivisa da Legambiente - dell'Amministrazione Comunale di una traslazione della attuale zona 1 (A) a sud rispetto alla sua attuale posizione centrale nella costa occidentale dell'Isola; che a Gorgona permangono i vincoli carcerari che rendono problematico pensare ad una diminuzione dei vincoli in zona 1; che a Giannutri il problema non è quello di favorire un maggior afflusso ma, al contrario, di regolamentare l'afflusso turistico selvaggio che sta devastando quella piccola isola a terra e a mare; che Montecristo è Riserva Integrale dello Stato, a terra e a mare, dal 1971 e che proprio per questa forma di protezione assoluta è stata insignita del diploma europeo per l'ambiente. Inoltre si fa presente che la proposta dei sindaci per le zone A chiede forme di protezione attenuata per tratti di mare normati non solo da un DPR e da un DM, ma anche sottoposti di recente alle norme di salvaguardia istituite con l'estensione alle zone marine protette 1 e 2 (più il mare di Pianosa), del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, per complessivi 61.569,04 ha, delle ZPS già presenti a terra a Gorgona, Capraia, Pianosa, Montecristo, Giannutri (Delibera Regionale marzo 2007 in ottemperanza alla direttiva 92/43/CEE (Habitat), sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche per evitare le sanzioni avviate dalla Commissione Ue con la procedura di infrazione nei confronti della Repubblica Italiana per classificazione insufficiente di Zps per numero e superficie per aver violato agli obblighi previsti dall'articolo 4 della direttiva 79/409, in seguito alla sentenza di condanna emessa dalla Corte di Giustizia Europea il 20 marzo 2003 nei confronti della Repubblica Italiana). La Regione, che l'Ue comprendeva tra quelle inadempienti, ha risposto così ad una sollecitazione del governo Berlusconi del 23 febbraio 2005 «di provvedere alla classificazione di nuove Zps o all'ampliamento delle Zps già classificate nelle Iba», ha preso atto che Commissione Europea ha adottato come riferimento per la classificazione delle Zps le Important Birds Areas (Iba) come aree importanti per la conservazione delle specie di uccelli minacciate ed ha individuato nell'allegato IV la Iba n. 56 dell'Arcipelago toscano che comprende le isole di Capraia, Giglio, Montecristo, Elba e Palmaiola come «non adeguatamente coperta». E proprio rispetto all'isola di Palmaiola (Comune di Rio Marina) occorre far rilevare che è l'unica tra le isole che fanno parte della ZPS Cerboli e Palmaiola (Codice Natura 2000 IT5160011) a non essere interessata da alcuna proposta di zonazione a mare nella proposta presentata dai Sindaci. Infatti le altre isole che fanno parte della suddetta ZPS sono comprese in Zona C l'Isola dei Topi (Comune di Rio Marina), in Zona B le Isole Gemini (Comune di Capoliveri) e con un'efficace modulazione dei livelli di protezione A, B e C l'Isola di Cerboli (Comune di Rio nell'Elba), è quindi Molto strano, se non sconcertante che la più grande e centrale delle isole che fanno parte della ZPS (e del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano) non sia interessata da alcuna proposta di protezione a mare. Si invitano quindi i Sindaci dell'Isola d'Elba a meglio valutare le forme di protezione già esistenti, a collaborare alla realizzazione di progetti che potrebbero permettere (come nel caso di Pianosa e Montecristo) la frequentazione controllata di alcune zone 1 (in futuro probabilmente Zone A) e ad armonizzare la zonizzazione prevista per isole che appartengono alle stesse ZPS, con vincoli ed impegni di gestione ambientale identici e che mirano in primis alla salvaguardia di rare popolazioni di uccelli marini. PESCA SPORTIVA Si fa presente che, mentre la proposta prevede chiari limiti per tutti gli altri attrezzi per la pesca sportiva in zona C, nessun limite numerico è previsto per le nasse che rappresenta un sistema di pesca di forte impatto se attuato con grandi quantità. Si invita quindi a determinare un limite anche per questo tipo di pesca. PESCA SUBACQUEA Legambiente Arcipelago Toscano si era dichiarata favorevole, in presenza di una proposta estensiva come quella formulata dal Ministero dell'Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare nel 2005, alla possibilità di sperimentare in alcune zone C individuate la pesca sportiva subacquea, da parte di locali muniti di permesso e contrassegno, con la parificazione di questo tipo di pesca (esclusivamente per l'Elba) a quella sportiva di superficie. La proposta dei Sindaci, con una forte riduzione del mare protetto, la frammentazione dell'aree ed i corridoi completamente "liberi" tra l'una e l'altra, l'esclusione dall'area protetta di aree fortemente vocate per questo tipo di attività sportiva e l'eliminazione della zona D sperimentale, fa cadere l'eccezionalità della proposta di AMP dell'Arcipelago e rende così particolarmente difficile una deroga ad una norma nazionale che vieta la pesca subacquea nelle AMP ed è attuata anche in gran parte delle Aree Marine Protette europee e del mondo. DEPURAZIONE Le Amministrazioni Locali chiedono di "accompagnare l'istituzione delle aree marine protette con il finanziamento di un progetto di riqualificazione e tutela ambientale, finalizzato allo sviluppo di un efficiente sistema di trattamento delle acque reflue, per garantire al massimo la protezione del mare", richiesta condivisibile, visto che la depurazione copre circa il 60% della necessità dell'Elba e che già il Ministero dell'Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare ha finanziato la costruzione e messa in opera di 10 condotte sottomarine di scarico fognario. Inoltre, secondo la stessa AATO 5 Toscana costa, il Comune di Marciana Marina risulta sprovvisto di qualsiasi depuratore pubblico, così come alcune frazioni collinari come San Piero e Sant'Ilario, mentre i depuratori di Margidore (Capoliveri), Poggio, Marciana e Chiessi (Marciana) sono considerati ormai Fuori uso o fuori norma e non più correttamente funzionanti e molte frazioni costiere sono servite da semplici impianti di setacciatura dei materiali più grossolani. Esiste però un problema per quanto proposto dalle Amministrazioni Comunali elbane: ad esclusione della condotta sottomarina di scarico di Fetovaia, nessuno degli altri dodici impianti che scaricano a mare interferisce con l'Area Marina Protetta e, ad esclusione della condotta del Grigolo di Portoferraio, le condotte sottomarine dei liquami, i depuratori o le primitive vasche di decantazione e gli impianti di setacciamento fuori norma sono così lontani dalle zone proposte come AMP da essere ininfluenti per il possibile inquinamento delle stesse. Una contraddizione che poteva essere sciolta attraverso la realizzazione della Zona D Speciale che i Sindaci non vorrebbero però istituire. REVISIONE DEI CONFINI DEL PARCO NAZIONALE DELL'ARCIPELAGO TOSCANO Il Presidente della Comunità del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, riferendo nella sua lettera le richieste delle "Istituzioni Locali" (quindi anche della Regione Toscana e della Provincia di LIvorno?) sottolinea che insieme all'istituzione dell'AMP "si debbano contestualmente attivare procedure adeguate al fine di elaborare una nuova perimetrazione del parco "a terra" per correggerne gli errori originari". Si fa presente che gli "errori originari" sono il frutto della proposta di perimetrazione fatta nel 1996 dalla Regione Toscana con l'accordo della Provincia di Livorno e delle successive modifiche richieste da alcuni Sindaci elbani ed accolte dall'allora Ministro dell'Ambiente Edo Ronchi. Si fa anche presente che Legambiente ritiene da sempre necessaria una revisione dei perimetri del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, mantenendo la percentuale attuale di territorio protetto così come previsto dall'allegato 1 al DPR istitutivo, per renderlo meglio gestibile ed includendo aree di grande valore ambientale rimaste stranamente fuori dal perimetro del PNAT, ma si fa anche presente che questo potrà avvenire solo tenendo conto che la Zona di Protezione Speciale di Monte Capanne-Promontorio dell'Enfola si estende in quell'area su tutto il territorio del Parco Nazionale ed anche su tutte le aree esterne con esclusione dei centri abitati, e che l'intero territorio est del Parco Nazionale che insiste nei Comuni di Capoliveri, Porto Azzurro, Rio Nell'Elba e Rio Marina e Portoferraio è stato recentemente inserito nella ZPS "Elba Orientale" in ottemperanza alla Direttiva Uccelli dell'UE. Quindi in queste due vaste aree l'unica forma di revisione del Parco Nazionale non potrà essere che estensiva, visto che sarebbe difficilmente spiegabile (e probabilmente comporterebbe l'avvio di una procedura di infrazione da parte dell'Unione Europea) la riduzione di forme di protezione esistenti, magari a scopo venatorio, in aree individuate come importantissime a livello europeo proprio per la protezione dell'avifauna.
mare sterminato panorama