Eminente Direttore Sergio Rossi, ho letto le sue recensioni e trovo che l’unica risposta saggia da darle tout court, per non scendere al suo livello, sia sempre e solo la querela, tuttavia, per la considerazione che ho di lei, le dedico un po’ di tempo e le rispondo, ma prima, per chiarezza, ricostruisco il fatto. Le avevo inviato un mio scritto per la pubblicazione sul suo sito (giornale, no) e lei avrebbe potuto anche non pubblicarlo, invece ne ha pubblicato solo una parte per poi farci, scorrettamente, lo spiritoso sopra. Quando le ho presentato le mie rimostranze, anziché porgere le scuse, come di dovere per chiunque voglia sostenere di aver sbagliato in buona fede, ha dato inizio ad un attacco acrimonioso alla mia persona, del tutto ingiustificato. Questa è la terza volta che lei mi dà prova della sua innata scorrettezza personale e professionale, perpetrata peraltro verso “un ospite in casa sua”. Con me, solo una volta è stato corretto. Lei ha facoltà di non pubblicare ciò che le scrivono le persone che detesta, ma non le è consentito né schernire né offendere. Comunque, se queste sono le sue regole del gioco, queste siano. E andiamo pure avanti. Riguardo alla mia tentazione di farmi un sito più o meno come il suo, anch’io le dirò una cosa buffa: nessuno ci crede che lei sia rimasto indifferente a questa ipotesi, anzi chi la conosce bene la descrive ultimamente molto nervoso. Proprio come traspare dai suoi scritti. Se così non fosse avrebbe potuto scrivere una sola parola: “auguri”, senza scaldarsi tanto. Ai suoi attacchi personali, sempre astiosi e fuori luogo e sempre condotti nel perfetto stile stalinista che la contraddistingue, rispondo così: io dirigo con successo numerose aziende, alcune di queste di caratura nazionale, senza bisogno di rivestirmi di autorità e senza necessità di incutere paura ad alcuno, come lei vuol far credere, ma più semplicemente con metodo, capacità ed autorevolezza. Inoltre per la sua forma mentale non potrà che sembrarle strano, però io assumo i miei collaboratori in base alle attitudini e caratteristiche personali, senza interessarmi mai delle loro tendenze politiche. Le dirò un’altra cosa Sig. Rossi: io sono un iperattivo e diversamente da lei riesco a gestire contemporaneamente tante di quelle cose che a lei il solo pensiero provocherebbe un mal di testa irreversibile. Per cui quella che per lei è l’occupazione primaria e lo scopo della sua stessa vita (Elbareport), la gestione di un sito (giornale, no) come il suo, per me sarebbe un semplice passatempo. In ogni caso non farei mai un sito tanto fazioso da cadere nel ridicolo come quello condotto da lei. E non si illuda sui 4.000 lettori giornalieri che vanta di avere perché 3.900 considerano Elbareport come un Vernacoliere fatto male, che si clicca solo perché è gratis. Diversamente non lo leggerebbe nessuno. Questo lei lo sa bene. Comunque adesso non si agiti più, che le fa male. Si prenda un po’ di valium e stia tranquillo. Le prometto che la terrò informata sugli sviluppi. Ricordo che quando eravamo ragazzi lei già si atteggiava ad intellettualoide (questo per dire che lei non c’è diventato, bensì c’è nato) e mentre noi facevamo ciò che tutti i ragazzi fanno, compreso quello di cercare di “rimediare qualcosa” lei, diversamente da tutti, preferiva di gran lunga frequentare la sezione del P.C.I. Sull’argomento devo darle atto che fino ad oggi ha mantenuto un’ammirevole coerenza. Come molti anch’io la considero veramente poco, ma non sono d’accordo quando qualcuno la definisce un essere spregevole, capace di tutto. Io, come i più, trovo che lei sia semplicemente un pover’uomo, che attraverso quel “coso” che si ostina a definire giornale, fa ridere tutti i giorni la quasi totalità dei suoi lettori. D’altronde pare che in ogni paese ce ne sia uno; a noi c’è toccato lei. Purtroppo c’è andata peggio che altrove. Enrico Cioni p.s.: Magnifico Direttore, trovo necessario doverle ricordare che correttezza vorrebbe che la replica venga fatta in campo neutro. Diversamente non riterrò né opportuno né utile risponderle. Io propongo “camminando.com”. Tuttavia, qualora lei dovesse ritenere più appropriata un’aula di tribunale, arriverei addirittura a non biasimarla. Certamente apprezzerei molto di più se lei mi invitasse a discutere la questione, da uomo a uomo, come si faceva una volta, lontano da tutti, io e lei da soli. Ma dubito che mi vorrà concedere questo immenso piacere. Non si merita un rigo di replica, lascio a chi legge giudicare che razza di persona lei abbia dimostrato di essere sr
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