La decisione della Margherita e dei Ds elbani, di fondersi per dar vita ad un nuovo partito, il Partito Democratico, ha cominciato senz’altro a smuovere le acque ormai stagnanti della politica elbana , a destra, al centro ed a sinistra. I riposizionamenti sono in corso e vari. Nel centrodestra sembra ormai tramontata l’egemonia opprimente in esso, almeno qui all’Elba, di AN, con il tandem Matteoli/Barbetti, con la loro politica di accaparramento elettorale ed amministrativo, poi fallita. C’è anche nel centrodestra, una ricerca di nuove posizioni, di nuovi leaders e nuove presenze politiche, più aderenti ai problemi di governo locale, con una competizione tra FI e UDC; sta qui forse il significato da dare alla richiesta di un impegno dell’On. Bosi su Portoferraio, assunto da certi ambienti di centro moderato, a modello di governo locale, per la sua esperienza amministrativa di successo a Rio Marina. Anche a sinistra, tra scissionisti (anche se un pò meno) e rifondaroli, qualcuno si è agitato di troppo nel suo riposizionamento politico, al fine di contrastare lo sviluppo ed il consolidamento politico del futuro PD elbano e di ritagliarsi una visibilità nell’agorà politica, senza valutare responsabilmente le conseguenze politiche ed amministrative e l’effettivo vantaggio che potrà trarne da un agitarsi così inconsulto con il rischio di interrompere esperienze amministrative nuove e già con un bilancio eccellente e positivo. Una politica, questa sì, arrivata alla frutta, che, più che propensa a governare, che è questo l’esercizio principale per cui i cittadini eleggono i propri governanti, risolvere i problemi concreti del vivere quotidiano delle comunità, si azzuffa continuamente in una contrapposizione sterile, in una reciproca delegittimazione legale, morale e democratica di minoranze e di maggioranze, in una disputa ideologica, autoreferenziale e di potere. Tanto più quando questa competizione degenerata avviene fra alleati, tra forze che di fronte all’elettorato elbano hanno assunto comuni impegni e responsabilità amministrative. Il PD nasce, innanzitutto per rompere con questa concezione e pratica deleteria della politica e restituire a questa stabilità, serietà, coerenza e l’effettiva capacità di decidere democraticamente, discutere, partecipare, ma decidere, decidere e governare. Il PD nasce per promuovere coalizioni, da mettere in campo nelle competizioni politico amministrative, che se pur ampie, comunque non devono, ne possono prescindere dalla loro coerenza interna rispetto agli obbiettivi comuni concordati e dalla loro effettiva capacità di ben rappresentare, di governare, di decidere. Non si tratta più di ricercare alleanze elettoralistiche, (ricerca di più voti possibili in cambio di promesse, raccomandazioni e quote di potere), o coalizioni costituite “contro” il qualcuno di turno, demonizzato ed etichettato denigratoriamente, a prescindere da quello che effettivamente sia stato capace di realizzare e fare. Le alleanze e le coalizioni dovranno al contrario proporsi e costituirsi sulla base di seri e realistici progetti, condivisi attraverso percorsi democratici di partecipazione, con metodi rispettosi delle istituzioni, degli avversari politici e delle persone. La pur sacrosanta competizione politica, secondo lo schema dell’alternanza democratica e bipolare, tra schieramenti di maggioranza ed opposizione, dovrà stimolare, non visioni propagandistiche e denigratorie dell’altra parte, ma lo spirito di critica propositiva, valorizzare il confronto, la contaminazione e la selezione di idee e proposte positive, producendo interessi generali, beni ed obbiettivi comuni. Pur da posizioni diverse la politica democratica, se vuol recuperare un rapporto con la gente e la società, deve unire, puntare alla coesione sociale ed alla coesistenza basata sulla sicurezza comune e sull’eguaglianza delle opportunità e delle chans sociali, liberarsi da contrapposizioni classiste ideologiche (operai contro capitalisti), da steccati anacronistici (cattolici contro anticlericali) che non consentono di capire e comprendere il nuovo che le trasformazioni sociali producono. E’ questa la migliore risposta alla crisi di fiducia degli elbani nella politica, nelle forze che ancora oggi, nella cosidetta sinistra radicale, la interpretano in questo modo ormai superato e negativo. Continuare così vuol dire continuare a perdere occasioni ed elezioni (Rio Marina, Porto Azzurro, Marciana marina docet) e produrre coalizioni politico-amministrative che non si dimostrano poi sufficientemente capaci di governare, di risolvere gli annosi problemi Elbani. Deve finire il tempo che ad ogni fine stagione, ad ogni incendio, ad ogni alluvione, ad ogni emergenza sociale ecc. si scoprono i ritardi, l’immobilismo, l’inefficienza, gli sprechi ed i parassitismi, le incapacità e le indecisioni delle amministrazioni. Nuova cultura di governo per più efficienza e più decisione e nuova classe politica e amministrativa. Le attuali coalizioni di centrosinistra sono chiamate a dare prova di una governabilità che non si basi sul mantenimento passivo di equilibri politico elettorali statici, secondo logiche accomodanti e talvolta paralizzanti, ma devono esprimersi con decisione, tempestività e coerenza sull’attuazione dei programmi concordati, sulle sollecitazioni e le iniziative che lo sviluppo e la crescita economica ed occupazionale richiedono. Abbiamo visto nelle recenti vicende politico amministrative elbane l’affacciarsi, in forze della sinistra radicale, di conservatorismi dovuti a metodi e concezioni della politica assolutamente non condivisibili, ad un modo sbagliato di rapportarsi ai ruoli istituzionali ed amministrativi, all’economia ed ai soggetti che in essa agiscono, che rischiano, se non contrastati e chiariti, di indebolire e logorare la credibilità e la capacità di governo del centrosinistra e di alimentare quella sfiducia nella politica, nella sua capacità di dare risposte concrete e per la quale il PD invece nasce.
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