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Controcopertina: Pasquale Berti per il premio intitolato a Barbiellini Amidei e Rimoaldi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 29 agosto 2007

Ho letto con attenzione i vari articoli apparsi sui giornali sulla “querelle” relativa al Premio Arcipelago Toscano e devo dire che gli interventi esterni, che considero giusti e pienamente condivisibili, mi hanno dato la sensazione di trovarmi in Spagna, al santuario di Santiago di Compostela, all’ora di mezzogiorno, piuttosto che nella nostra isola d’Elba. Premetto che anche a me dispiacerebbe molto se il Premio si interrompesse. In questi 8 anni anch’io ho lavorato alacremente, da “operaio”, per la sua riuscita e sono felice di constatare che è andato crescendo di anno in anno. Se, però, la decisione autonoma degli amici Anna e Eber Porta ne determina la chiusura, rammarichiamoci, preghiamoli ancora di ripensarci, strappiamoci le vesti, ma poi guardiamo al futuro. Anche di questa mancanza ci faremo una ragione. Altri, purtroppo, sono i fatti della vita che devono rattristarci e farci piangere. Marciana Marina è già stata abituata in passato a vedere nella sua piazza personaggi importanti: quando ero sindaco, di personalità ne venivano a iosa. Se è questo che il paese vuole, se è questo che serve al suo armonico sviluppo, impegnamoci tutti per il bene di Marciana Marina. Io sono pronto a fare la mia parte. Se poi il motivo scatenante è l’istituzione di un premio all’opera prima di un giovane giornalista emergente, intitolato a Gaspare Barbiellini Amidi e Anna Maria Rimoaldi, mi si permetta di non crederci o di considerarlo, quanto meno, sconcertante e, per certi versi, irriverente. Come se il nome di coloro che ci sono mancati, e parliamo di personaggi di fama nazionale, non potesse in alcun modo essere legato al Premio, di cui sono stati presidenti onorari o semplici giurati. Il progetto nasce in completo accordo con Anna Maria Rimoaldi: lo può testimoniare Antonio Del Vecchio e chi conosceva Anna Maria non può pensare a rancori o a vendette. Ad Anna ed Eber Porta avevo manifestato in anticipo, a casa loro, il mio desiderio di ricordare pubblicamente, ogni anno, Gaspare Barbiellini Amidi: un atto doveroso, credo, verso un grande uomo, elbano “in toto”, che ha amato profondamente e onorato la nostra isola. Anzi, mi chiedo perché altri non l’hanno proposto. Ma il nostro, purtroppo, è un mondo nel quale, evidentemente, la voglia di apparire non ha rispetto nemmeno della morte. In tutti gli scritti che ho letto, ho notato con rammarico la mancanza di qualsiasi senso di affetto o di rimpianto per chi ha condiviso con noi tanti momenti importanti e ci ha preceduto nella casa del Padre. Noi invece queste persone abbiamo il desiderio di onorarle, anzi, lo sentiamo quasi come un dovere morale. Vecchie reminiscenze scolastiche di 50 anni fa mi riportano alla mente un pensiero di Gianbattista Vico, la cui sostanza è la seguente: la civiltà di un popolo si riconosce dalla religione e dal ricordo dei defunti. Io sono con Vico e quindi per il ricordo degli assenti. Sono tranquillo, non ho fatto niente di male, sono un pensionato, non sto tutti i giorni al bar a bere e gozzovigliare, non sono un mantenuto. Posso perciò dire quello che voglio ed esternare i miei pensieri, i miei principi, i miei sentimenti. La mia educazione la devo alla mia famiglia, modesta ma dignitosa, alla quale sono fiero di appartenere, e al parroco Don Livio Zeni, amico fraterno e consigliere, che mi ha insegnato anche a “servire” gli altri. Non nutro rancori personali, non cerco vendette, esprimo schiettamente i miei pensieri e trovo sterili e pretestuose le polemiche su quella che considero ancora oggi una nobile idea: tenere vivo nella nostra gente, anche negli anni a venire, il ricordo di due illustri personaggi che hanno onorato non solo l’isola d’Elba, ma tutta la cultura italiana.


Pasquale Berti

Pasquale Berti