Finisce una storia, nella nostra dimensione di uomini, finisce una vita, e iniziano per noi momenti di tristezza e dolore, che fanno da finestra a ricordi, sfumati dal tempo, di attimi felici e lontani. Finisce anche un pezzo di storia di quello straordinario paese dell’adolescenza, segnato dalla presenza di uomini forti e veri, da quei minatori che scandivano il tempo della loro vita con il lavoro nella madre terra, con la famiglia e con le loro grandi amicizie. Con Ennio (Enio, come tutti lo chiamavano in paese per l’abitudine dialettale e culturale alla soppressione di qualsiasi doppia e doppiezza), finisce un pezzo di storia di quel paese e se ne parte un pezzo dei legami che conservo ancora per quella terra. Grande storia nelle miniere, grande vicenda nei rapporti umani, la sua, fatta di sacrificio per gli altri, nel rispetto di quello che gli altri avevano imparato da quella terra: il lavoro nella miniera. Ma soprattutto il suo instancabile impegno per far rispettare i diritti di chi in quella miniera dava lacrime e sangue. La difesa nei confronti dei padroni del ferro, che spesso usavano il loro potere contro gli interessi e diritti degli operai. Grande storia di amicizia la sua, con mio padre al punto che accettò di varcare la soglia di una chiesa -cosa insolita e inusuale per lui che ha scelto, nel suo ultimo viaggio di andare da casa al camposanto con indosso una luccicante maglia rossa- perché Emilio, mio padre, glielo chiese per battezzare il suo secondo figlio. Così anch’io conobbi le qualità di questi uomini, nelle loro vicende di amici, nei loro racconti della miniera e della guerra. E noi ragazzini imparammo da quegli uomini il rispetto per gli altri, l’amore per quei valori fondati sulla solidarietà, la correttezza e sull’impegno civico. Vivere con loro quegli anni della nostra adolescenza è stata un avventura stupenda e ci lasciato nel cuore il segno dell’identità di un paese di un’isola che, oltre ad essere insegnamento di vita, ci fà oggi da guida nella nostra esperienza di uomini.
dendriti