Torniamo brevemente sul cartello dello ‘scooter’ di Procchio, per aggiungere alle dotte osservazioni linguistiche dell’“A sciambere” odierno di “Elbareport” due altre considerazioni. Innanzitutto vorremmo notare l’ammirabile correttezza grammaticale del testo, la sinteticità, l’efficacia espressiva. Il tutto ancor più lodevole stante la manifesta (e comprensibile) condizione emotiva dello scrivente, col quale siamo solidali. Se ne desume un certo grado di scolarizzazione, una proficua frequentazione scolastica, un consolidato possesso della lingua. Se l’autore è elbano sembrerebbe un buon segno per la tanto denigrata scuola nostrana. Sotto il profilo ideologico, tuttavia, ci chiediamo che legame può intercorrere fra la pratica dello spostare motocicli e la pratica professionale e (sembra di capire) esistenziale attribuita o attribuibile alla genitrice di chi compia tale atto. Ci sembra di poter osservare che, essendo quella professione solitamente e idealmente connessa con figure femminili giovani e avvenenti, difficilmente si può ipotizzare che un loro figlio sia in età da spostare uno ‘scooter’. Peraltro, essendo la pratica di spostare motori e motorini, specie se parcheggiati impropriamente, assai diffusa, e al contrario (almeno per quel che ci consta) modesta la presenza sul territorio di operatrici del piacere prezzolato, si dovrebbe dedurre che l’eventuale figlio (giovanissimo) di una o due di esse dedichi le intere sue giornate a spostare mezzi a due ruote in tutta l’Isola. Della improbabilità statistica ora rilevata deve essersi accorto anche l’estensore del proclama-sfida, che alla fine corregge (e amplia) lo spettro di possibilità: quel termine “bastardo”, pur riferendosi sempre all’idea di una madre non perfettamente fedele al suo proprio sposo, non esclude che il figlio sia frutto di un isolata “distrazione” della donna, che vorremmo almeno generata da un intenso amore. Il che, oltre a estendere moltissimo il numero dei potenziali candidati all’incriminazione per spostamento di ‘scooter’ (mater sempre certa, pater incertus, dicevano i latini), attenua fortemente l’abiezione connessa all’attributo. Va poi considerata una distinzione non irrilevante: il drastico giudizio riguarda ‘tout-court’ gli spostatori di ‘scooter’, o solo quelli che causano danni allo sterzo? Perché se il caso di specie è il secondo, si riducono assai le ipotesi di reato, e corrispondentemente anche la diffusione di immoralità e/o infedeltà delle madri (il che ci solleverebbe, avendo noi talvolta spostato dei motorini curando bene di non danneggiarli per far posto al nostro cavallo ma, ed essendo pieni di amore incondizionato e ammirato per la nostra mamma). Infine, ed è il punto più delicato: la corrispondenza stabilita fra la presunta debolezza morale della madre e l’attitudine a spostare motorini dei figli intende costituire (come speriamo) un’attenuante per questi ultimi (la consapevolezza delle colpe della madre li induce a compiere gesti che, ponendo anche loro fra i colpevoli, finiscono per sminuire la colpevolezza della genitrice: della serie, mal comune…), ovvero al contrario un’aggravante, quasi si volesse asserire che da una madre ritenuta degenere non può che derivare ai figli per generazioni e generazioni il peso e la pena di una colpa commessa da altri? Il questo caso ci troveremmo di fronte a una volontà di emarginazione gravissima, peraltro fondata su un atteggiamento spiccatamente antifemminista: quando vedremo finalmente un cartello con scritto “per quel figlio di evasore di IVA (o insidiatore di femmine dissenzienti, o pescatore di frodo) che martedì mi ha spostato ecc.”? E, in ogni caso, perché presumere che l’incolpevole evenienza di avere una madre professionista del sesso o comunque di tenue fedeltà identifichi un indizio di colpevolezza nello spostare motorini? Non è anche questa una gratuita forma di razzismo di tipo leghista alla Gentilini, ribadita dalla presunta ereditarietà della tabe, visto che in chiusura si ipotizza che anche la mamma puttana è a sua volta bastarda? Insomma, non si poteva scrivere semplicemente: “x chi martedì pomeriggio mi ha spostato lo scooter rompendo lo sterzo: è pregato di mettersi in contato con me per stabilire una transazione di risarcimento”. Era l’unica, remota possibilità che l’autore del misfatto si facesse vivo: in quel caso si poteva rientrare in tutto o in parte del danno subito, o alla peggio tirargli una puntata. Dopo questa acuta analisi, che ne dite: siamo pronti per “scendere in campo” nella Sinistra Radicale? La Primula Russa (noi no) SI
cartello procchio