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Controcopertina-Moschini: Non bastano i si e i no per l'ambiente

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 21 agosto 2007

A giudicare dalle roventi polemiche all’Elba di cui dà conto puntualmente Elbareport ma anche da tante altre vicende non soltanto toscane è chiaro che a differenza di altri temi politici quelli ambientali in estate non solo non vanno in ferie ma trovano nuovi stimoli. Dagli incendi alle inchieste dell’Espresso alle analisi di Goletta Verde viene insomma una conferma che tutto si può dire tranne che quelle ambientali possano essere considerate fisime di pochi impenitenti fondamentalisti. Ma viene anche la conferma – a mio avviso- che di fronte alla innegabile complessità di questa intrigatissima matassa non possiamo cavarcela facendo la conta di chi è per i no e chi è invece per i si. Anche perché quelli del no a tutto sono poca cosa e sicuramente non di più di quelli che sono per i si a tutto. Sarebbe insomma troppo comodo poter ricondurre aspetti tanto complicati a semplici risposte di tipo referendario. Infatti quando per certe questioni specifiche lo si fa –vedi l’eolico- dopo il referendum devi ugualmente decidere il come e dove farlo. Insomma non ci sono due schieramenti o partiti che si confrontano uno a sostegno dei si ad ogni costo e uno altrettanto agguerrito fronte per il no a tutto. Le scelte in campo ambientale -specie le più difficili- sono comunque una miscela, un mix di si e di no che possono trovare la giusta misura solo sulla base di confronti e decisioni che debbono innanzitutto non isolare i ‘singoli’ aspetti magari con un comitato. L’eolico è sicuro che può disturbare il paesaggio ma anche le biomasse possono fare più danni della grandine e così il turismo. Ciò che conta è poter valutare il rapporto e l’equilibrio tra questi diversi e spesso contraddittori e conflittuali aspetti per trovare lo sbocco, la direzione di marcia giusti. Le polemiche estive hanno il merito di riportare ad una dimensione più concreta e vissuta- vorrei dire meno ‘accademica’-problemi che anche in questi mesi sono stati affrontati e dibattuti specie in Toscana eludendo in più d’un caso in tutto o in parte quelle connessioni e intrecci che ora si ripresentano senza tanti fronzoli. Per tornare alle vivacissime polemiche in corso all’Elba -che non disdegnano neppure una qualche scurrilità- sulla condizione delle acque marine o delle spiagge o dei servizi o dei boschi con troppi cinghiali e mufloni anche un cieco dovrebbe vedere che si tratta in gran parte dei casi -gira rigira- di una serie di capitoli che il Parco e la Comunità del parco dovranno finalmente prendere di petto insieme senza rimandare ad altri – Roma o Firenze- idee e proposte che debbono scaturire innanzitutto lì e di cui anche nelle due sedi -governativa e regionale- si dovrà tener conto. Ma ingredienti che danno luogo a criticità tipo Arcipelago li troviamo in molte altre realtà costiere e montane, rurali e urbane per fronteggiare le quali servono progetti, piani che sappiano andare molto oltre le singole vicende di una discarica, un termovalorizzatore o anche un rigassificatore nel Santuario dei cetacei. E l’occasione ci è data anche dal dibattito che dovrà presto avviarsi sulla nuova legge regionale toscana sui parchi e le aree protette ma anche dalla Conferenza nazionale dei parchi di cui da tempo si parla ma che sappiamo ancora se sarà carne o pesce. Un aiuto a capire di che tipo di dibattito abbiamo bisogno può venire da un piccolo accorgimento. Si prenda la cartina della toscana e si segnino i confini dei parchi nazionali, regionali e delle altre numerose e varie aree protette e apparirà subito chiaro con che tipo di criticità ambientali abbiamo a che fare nella nostra regione. In questa mappa di aree protette troviamo l’arcipelago di cui abbiamo detto ma anche le cave apuane, le realtà tosco-emiliane dell’appennino, le coste e le aree più interne e spopolate, le zone forti e quelle deboli. Si tratta non solo di territori estesi ma anche tra i più significativi e critici della realtà toscana sia per quanto riguarda il paesaggio che l’economia, la biodiversità e il turismo. E dopo avere tracciato questa mappa si contino i comuni, le comunità montane e le province interessate e si potrà capire senza sforzo cosa significa la Comunità del parco per questi enti locali chiamati dalla legge a occuparsi non di questo o quell’aspetto ma di un piano-anzi due- che per quei territori prospetti un percorso, un progetto, una idea di tutela non affidata –come è stato finora soprattutto per i piani e vincoli paesistici- ad una politica attiva, di interventi pubblici e privati coordinati su aree assai più vaste di quelle sei singoli comuni ma anche delle singole province. Si avrà la riprova che non basta fare il conto dei si e dei no e non bastano davvero i referendum. Questo è un confronto che deve avvenire in tante sedi istituzionali e non, regionali, provinciali e locali. I tanti che hanno ‘disertato’ il dibattito finora accontentandosi –diciamo così- della campagna di stampa che ha lasciato fuori della porta troppe questioni che ora finalmente tornano in agenda potranno rifarsi. E noi ce lo auguriamo. Ed è per contribuire a questo più ampio coinvolgimento che anche la Legautonomie toscana intende discuterne alla ripresa piena dell’attività politica per dare il suo contributo al dibattito avviato. Lo faremo ad ottobre in un appuntamento alla Provincia di Pisa.


pianosa gmg G  scogliera

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