Vorremmo avere più tempo per andare a zonzo in questi giorni per bar e supermercati, per sentire cosa dice la gente degli eventi politici, per ascoltare come vengono ridotti nel racconto popolare gli epici fatti della politica nostrale, vissuti con enfasi dai personaggi e purtroppo spesso ulteriormente gonfiati da noi gazzettieri che spesso ci troviamo (specie nel lungo inverno) di fronte al solito angosciosissimo interrogativo: “Che cazzo si scrive oggi?”, dipoi che quando ci arriva un mezzo comunicato, una dichiarazione qualsiasi ci si fuga (fugarsi = fiondarsi) come il polpo alla perchia (ogni riferimento alla Polipo de Medici sarebbe casuale) nutrendoci di quel poco. Ma la disincantata massaia il pensionato tetragono non si curano del gran battage, delle alte grida, delle indignazioni profonde, delle solidarietà lacrimose, dell’interesse dichiarato a fronte del mimportaunasega sostanziale e delle magnifiche sorti e progressive di cui ogni giorno noi riferiamo con partecipazione e zelo, (j’arimbarza direbbero a Roma) e riducono i fatti all’osso, anzi alla lisca. Così nelle ultime ore abbiamo sentito relazionare dello scatafascio biscottiero che ha portato alla stesura di quella lettera delle ore delle decisioni irrevocabili, che però comincia … “Sono quattro anni che sopporto” … che faceva pensare “Dev’esse di uno che vole molla’ la ganza” frase che invece preludeva all’annuncio di autodevicesigarizzazione del Fuochi. E così il fulminante pensionato (che è sempre meglio di un pensionante fulminato) disse: “Fochi s’è dimesso perché quell’altro non lo faceva comanda’ abbastanza pe’ su’ gusti” mentre il collega di panchina aggiungeva: “Sì e poi vole ripresentassi staltr’anno .. doveva leva’ l’ormeggi alla svelta” ed il terzo completava: “E intanto con l’ariaccia che tira in Comune di denunce e gente incazzata s’è messo col culo al muro” Indi i tre saggi tacquero. Così parlò il pensionato.