Il sindaco di Rio Marina Francesco Bosi, nell’esercizio delle sue funzioni parlamentari, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, sulla istituzione di aree marine protette nell’Arcipelago toscano. Il documento - firmato anche dai deputati Tassone (Udc), Di Virgilio,Tortoli, Carlucci e Pescante (Forza Italia) - parte dalla constatazione che la stessa Comunità del Parco ha espresso all’unanimità “forti riserve e viva preoccupazione” per l'iniziativa di istituire “pesanti vincoli alla fruibilità del mare”, e aggiunge che tali vincoli “appaiono insostenibili per l'isola d'Elba”, anche perché andrebbero ad aggiungersi “agli svantaggi e agli oneri connessi alla condizione insulare”. “Il ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio e il Parco inoltre - secondo gli interroganti - intenderebbe imporre autoritariamente questi vincoli senza una effettiva concertazione con i sindaci, e senza garantire investimenti adeguati (come barriere a mare che impediscano il pernicioso fenomeno della pesca a strascico), o finanziamenti per un efficiente sistema di depurazione”. “E’ opportuno e necessario - scrivono i firmatari - avviare un progetto per la tutela ambientale del mare, ma va anche ribadita la necessità di prevedere alcune fondamentali modifiche della legge che regola la istituzione delle aree protette, che risulta oggi superata e non applicabile alla realtà elbana. L’ipotizzata area marina elbana infatti - spiegano ancora Bosi e gli altri - ricadrebbe sotto il Parco nazionale, la cui insufficiente gestione del territorio elbano - anche per carenza di finanziamenti - ha ultimamente provocato un danno ambientale di difficile risanamento”. Gli interroganti si riferiscono alla “riduzione della biodiversità” e al “forte aumento del numero di cinghiali e mufloni” che ha causato gravi danni anche all'agricoltura". Bosi e i colleghi di Udc e Forza Italia chiedono se la fissazione di così pesanti regimi vincolistici, ai quali corrispondono danni economici anche per turismo e commercio - nonché una serie di privazioni per gli abitanti – non debba essere accompagnata da “investimenti e incentivazioni agli enti locali interessati”, e “se non sia il caso di avviare una “urgente revisione della normativa che regola l’istituzione delle aree marine protette, visto che questa esperienza ha avuto esiti sfavorevoli sulle zone in cui è stata applicata”. La proposta è di utilizzare come “base di partenza” il modello di protezione attuato ad esempio in Corsica, perché la normatica attuale causerebbe “la diminuzione del flusso turistico e della nautica da diporto, ma non riuscirebbe comunque ad avviare un progetto serio finalizzato alla tutela biologica e alla protezione del mare”.
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