L’ultimo impegno di Anna Maria Rimoaldi all’isola d’Elba è stato il premio letterario “Emanuele Casalini”, riservato ai detenuti delle carceri italiane. Giovedì, quando a Poggio si è riunita la giuria per la scelta delle opere da premiare lei non stava bene ed aveva inviato il suo amico e collaboratore Antonio Del Vecchio a rappresentarla, insieme alle sue preferenze. Sulla stupenda terrazza del ristorante Monte Perone, in un pomeriggio straordinariamente quieto e gradevole, mentre Ernesto Ferrero, Paolo Ferruzzi, Pablo Gorini e Paolo Pesciatini – gli altri componenti della giuria – stavano rileggendo e valutando poesie e racconti dei finalisti già designati, poco distante, nella sua prediletta residenza elbana, Anna Maria Rimoaldi si congedava serenamente e in solitudine dai suoi amici e dal suo mondo, dopo le fatiche e le solite polemiche del premio Strega di un mese fa. Agli organizzatori del premio canalini, preoccupati di non alimentare inutilmente la grande fiera dei premi letterari, la Rimoaldi aveva risposto che ogni iniziativa di questo genere “è una ricchezza che deve essere sempre e comunque valorizzata e quando poi sono le persone detenute ad essere incentivate a scrivere c’è un motivo umano e sociale in più che ne sottolinea l’importanza”. La sesta edizione del premio Canalini ha visto oltre 300 partecipanti da molti istituti penitenziari, per un totale di circa 700 opere, tra poesie e racconti. “Quest’anno ha prevalso la narrativa sulla poesia – ci ha detto il presidente della giuria Ernesto ferrero – una narrativa più nuova, aperta a nuovi temi, oltre quello solito del carcere”. Nelle opere vincitrici e segnalate, che saranno rese note, insieme ai nomi dei loro autori, durante una cerimonia che si svolgerà a fine ottobre nel carcere milanese di san Vittore, emerge l’aspetto avventuroso e quello sociale derivato da fatti di cronaca. Ora appare sullo sfondo la Palestina, ora si parla del traffico di organi umani, ma si entra anche nel mondo dei mercenari spagnoli di Melilla, e poi torna alla mente il film “La stangata” con Robert Redford. Per le persone che vivono la dura esperienza del carcere l’aggancio alla cultura può essere la chiave di volta, il mezzo per intraprendere un cammino nuovo, un itinerario di vita che abbia un senso. In questo dilagare di illusione, tra falsi miti e realtà sempre più virtuale, la riscoperta letteraria rappresenta per l’uomo un momento di verità. Anna Maria Rimoaldi ha lavorato per questo, con la sua produzione artistica personale e con l’eredità del premio Strega, della fondazione Bellonci che ha saputo con vigore e con successo traghettare fin qui.
pianosa fiori e mare