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A Sciambere del Rosi for President

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 22 luglio 2007

Gentile Direttore, con sorpresa, vedo spuntare, nella eterna querelle sulla leadership del PD, dopo l’uomo solo al comando, a ridosso, sul culmine della salitaccia, un volto arcigno e toscano purosangue: quello di Rosy Bindi. Ora, non voglio dire che la tostissima allieva di Bachelet colga in pieno le mie simpatie, anzi, quel po’ di trombonaggine che la contraddistingue nel suo lato peggiore, mi ha sempre infastidito. Ma, ahimè, questa sua toscanità rampante ed aggressiva mi suscita un moto di spontanea simpatia, ora che, l’apprezzato (da me) ministro degli Esteri, sfarfalleggia per altri lidi, più lontani e confusi. L’essersi poi impegnata sui DICO, mandando a quel paese (Corte di Cassazione docet), gerarchie e seminaristi bostoniani, beh, ne ha alzato di molto il punteggio. Ministro della Sanità non fu da meno: aggredì il “povero” Garattini di Federfarma, per i medicinali di “fascia A”, troppo cari, a suo dire. I medici ospedalieri per “extra moenia”, cioè il vezzo di curare in ospedale e diagnosticare od operare in privato. Furono belle battaglie e, per onestà, bisogna dargliene merito, magari sorvolando su altro, come il cazziatone che si beccò la Venier a domenica in, rea di aver fatto parlare un ospite troppo amico delle multinazionali farmaceutiche. Insomma, caro Sergio, se competizione deve essere, competizione sia. Savino Carone Caro Savino Mi perdonerai se guardo alla corsa alla segreteria del nuovo PD contemporaneamente con interesse "scientifico" e con distacco personale; sono un uomo della sinistra non pentita a cui in questo momento interessa soprattutto la ricostruzione di una vera forza di sinistra che a mio parere è essenziale per la difesa della democrazia, della costituzione e dei suoi valori, sia che il gioco elettorale e delle alleanze la definiscano di opposizione che di governo. Certo non è indifferente per le sorti italiane chi guiderà il nuovo (presunto) grande raggruppamento centrista (stamattina sono buono e non chiamo il PD "la democrazia cristiana del futuro") se sarà più o meno portato ad un radicale approccio con i problemi sociali o se al contrario sarà più uno "stregato dal mercato". Tutto ciò premesso, anche se non so quante reali chance abbia, vedo favorevolmente la corsa di Rosi Bindi perché pur non rappresentando la sinistra esprime quello che all'inteno del PD più somiglia alla sinistra, esprime ad esempio un rigore morale, una profonda preoccupazione per la sorte della legalità nel nostro paese che non ho sentito nell'accattivante (ammiccante?) ma in fondo debole, "esangue", discorso della frettolosa autoinvestitura di Walter Veltroni, che, non giungendo alla perfidia di Marco Travaglio ("100 minuti di niente"), personalmente mi ha profondamente deluso. Speravo che il Sindaco di Roma si distinguesse dall'uomo di filiforme ingegno che ha condotto i DS alla chiusura, e dal suo ispiratore: l'algido nocchiero baffuto che tutti ci hanno invidiato e che ci ha pilotato verso una serie di gloriosi naufragi. Invece era la stessa dolciastra marmellata, come quelle confetture casalinghe riuscite male che non capisci con cosa sono state fatte se con le zucchine, i pomodori o le susine. Meglio Rosi, che di qualcosa sa.


Rosy Bindi

Rosy Bindi