In queste ultime settimane abbiamo avuto molte richieste che ci invitano a spiegare lo slogan: "No alle aree marine protette gestite dal Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano" Chiariamo subito che Arcipelago Libero è favorevole a un progetto per la tutela ambientale del mare. Non solo. Consideriamo la possibilità di istituire delle aree di tutela biologica un'opportunità in più per il nostro territorio. E allora che succede? Perché la contestazione è urlata con tutti i mezzi? Perché assolutamente non vogliamo le AMP? In realtà è più giusto dire che noi non vogliamo le aree marine protette così come ci vengono proposte e non per un mero spirito di contraddizione ma perché, consapevoli dell'importanza e dell'impatto che la loro istituzione avrebbe potuto avere sul territorio, siamo andati a guardare la legge che regola l'istituzione delle AMP. E non contenti di questo abbiamo preso contatto con le realtà dove le AMP sono già in vigore per valutarne i pro e i contro; le risposte ottenute sono sempre le stesse: • Una serie infinita di norme, divieti, regole, autorizzazioni che non si armonizzano tra di loro ma che tendono a burocratizzarsi entrando in conflitto con la più elementare fruizione del mare. (spesso alcune di queste regole non servono a nessuno) • Un forte prelievo fiscale, a favore dell'ente gestore, tramite le autorizzazioni erogate. • La protezione ed il controllo delle zone è quasi inesistente.(Il problema aumenta in proporzione dell'area da proteggere) • Calo della nautica da diporto • Diminuizione generalizzata del flusso turistico. Quindi là dove esiste un Parco terrestre le AMP ricadono sotto la sua giurisdizione. E purtroppo noi elbani abbiamo avuto modo di vedere come lavora il PNAT. In questi undici anni di gestione, un po' di destra un po' di sinistra, il Parco ha dimostrato di non essere in grado di governare il territorio: nelle zone di sua competenza l'incuria ha portato un danno ambientale, il proliferare di cinghiali e mufloni, ha ridotto la biodiversità e provocato un dissesto di difficile risanamento. Gli amministratori si rimpallano le proprie responsabilità, e dopo undici anni non sono ancora in grado di dare risposte alla domanda più legittima da porsi: in futuro la situazione migliorerà? Basta prendere in considerazione l'esempio Pianosa, un'isola dove il degrado regna incontrastato, col paese che cade a pezzi, la struttura dell'ex carcere pericolante, e per la quale l'ente Parco non sembra nemmeno in grado realizzare un bando che permetta una gestione programmata e efficiente dei flussi turistici. E a coronare il tutto l'arrivo del nuovo presidente. Non vogliamo entrare nel merito delle qualifiche accademiche che il dott. Tozzi può vantare, ma dopo averlo incontrato e ascoltato, dopo aver letto le sue dichiarazioni, allorché puntualmente smentite, il quadro che ne esce non è certo edificante. Una mina vagante che ancora prima di arrivare è stata capace di classificare i nostri amministratori, allora mai incontrati, come soggetti meritevoli di una seduta psicanalitica... Che dopo aver illustrato la sua visione di Parco si alza in mezzo a un dibattito e senza nessun rispetto per gli interlocutori dichiara che "per lui è ora di mangiare, gli altri facciano pure quello che vogliono..." Che dal momento del suo arrivo non ha fatto altro che esternare le sue (discutibili) verità, senza mai provare a calarsi in una realtà che evidentemente non conosce ma della quale, con somma arroganza, ritiene di padroneggiare. Inoltre, le AMP dell'isola d'Elba sarebbero le più vaste mai istituite, realizzate inoltre in un territorio fortemente antropizzato, la cui unica risorsa economica è il turismo e sulla base di leggi vetuste che hanno portato a situazioni fallimentari in aree con dimensione e antropizzazione ben minore. Basta dare un'occhiata a quello che è successo alla Maddalena dove il consiglio comunale per porre fine a una esperienza disastrosa ha deciso per l'abolizione delle AMP. Con queste premesse sia in campo legislativo sia per quanto riguarda il fattore umano non possiamo che dire: "No alle aree marine protette gestite dal Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano". Nonostante tutto questo noi continuiamo a ritenere che un progetto serio per la tutela biologica sia, ai nostri giorni, indispensabile e che la protezione a mare possa essere riqualificante e produttiva sia per la popolazione locale che per il comparto turistico. Quello che vogliamo è che i nostri amministratori, consapevoli dei limiti della legge attuale e del fallimento che la gestione del parco ha rappresentato per il territorio prendano tempo fino a quando non si riuscirà formulare un progetto valido, magari basandosi sul modello dei nostri vicini còrsi, universalmente riconosciuto come esempio di funzionalità ed efficienza nella gestione dei parchi marini.
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