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Mola e le amnesie dell'Assessore Briano

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 13 luglio 2007

Milena Briano, assessore all'ambiente del comune di Capoliveri, nonché vice presidente del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, ci sembra piuttosto confusa in questa fase post-blitz a Mola da parte della Goletta Verde di Legambiente. In particolare l'Assessore mostra di non avere contezza né memoria dei fatti reali che riguardano la vergognosa bidonville sorta e cresciuta a ridosso e dentro la zona umida del Parco : " Subito dopo gli incendi dello scorso anno facemmo una riunione tra Provincia Regione, Parco e Capitaneria di Porto. La Provincia è l'ente deputato per il progetto di risanamento dell'area. Mandai anche un sopralluogo dei vigili, ma le baracche denunciate pare che sussistano sin dagli anni 60" dichiara alla stampa, come a dire che l'amministrazione comunale non può intervenire e non può far niente, è strano che nella stessa area però le competenze provinciali non siano richiamate per altri lavori come il campo boe e la Valutazione ambientale necessaria . Le cose non stanno così e l'assessore e vicepresidente non può non saperlo. Legambiente non ha denunciato le baracche di lamiera, se non nel contesto del generale stato di incivile ed inaccettabile degrado dell'intera zona umida di Mola. Legambiente, nel febbraio 2005, denunciò al comune di Capoliveri ed al Parco, accanto ad un prefabbricato di legno installato a gran velocità, la presenza di una costruzione in cemento in corso di realizzazione e di una discarica all'interno del Parco e della Zona di Protezione Speciale, chiedendo chiarimenti sulla legittimità delle opere. Il comune di Capoliveri, come sempre, non degnò Legambiente diuna risposta in merito, ma venne costretto a farlo nei confronti della Giunta Regionale Toscana che aveva chiesto conto di quegli stessi interventi nell'Area protetta. Alla Regione l'amministrazione Ballerini rispose che la segnalazione di Legambiente corrispondeva al vero, che si stava costruendo abusivamente nel Parco e che un'area era stata trasformata in una vera e propria discarica. Del reato venne informata anche l'Autorità Giudiziaria. Il manufatto abusivo, un piano terra con la carpenteria già posizionata per la costruzione del primo piano, fermò la sua crescita verso l'alto ma si espanse in orizzontale, chiuso da una recinzione scura e da un cancello sul lato della strada provinciale. Da subito si accumulò all'interno una straordinaria quantità di ciarpame, rifiuti, materiale ferroso e scarti di ogni tipo. Dopo gli incendi del 2006, che portarono allo scoperto il pericoloso immondezzaio cui era ridotta storicamente l'area di Mola, la costruzione abusiva, nel frattempo divenuta abitata con tanto di acqua e luce, ma forse non allacciata alla fognatura, si espanse velocemente. Approfittando della bonifica e della pulizia del bruciato operata dal Parco, i fruitori dell'abuso installarono indisturbati pollai e gabbie con recinzioni fatte di reti da letto e materiali recuperati ovunque. Nacque anche un ovile, con ponticelli gettati sui "chiari" per poter mandare capre e pecore al pascolo dentro un Parco Nazionale, una Zona di Protezione Speciale e un Sito di Interesse Regionale percorso da incendio. Questo e la bidonville cresciuta attorno nell'inerzia istituzionale, con capanni e capannini, discariche di materiali ferrosi e pericolosi, pezzi di motori e motorini, immondizia varia e inerti sparsi nella zona umida per solidificare il terreno con, ultimo tocco, un cancello in mezzo al canneto con il cartello " proprietà privata" è quanto denunciato da Legambiente nel marzo del 2007 e non le due baracche di lamiera bruciacchiate cui punta il dito dell'assessore Briano perché qualcuno non veda la luna di abusi ben più sostanziosi e freschi, a terra e a mare.


Mola Baracche 2007 1

Mola Baracche 2007 1

Mola Baracche 2007 2

Mola Baracche 2007 2

Mola Baracche 2007 3

Mola Baracche 2007 3