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“Una scuola per crescere?”

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 07 giugno 2003

Un caldo venerdì pomeriggio di giugno, il penultimo giorno di lezioni, invece di andarsene finalmente al mare o di finire di compilare registri e tabelloni, il mondo della scuola affolla la sala della Provincia. Anche questo è il segno di un risveglio, che si registra in molti settori della società in questi ultimi tempi, grazie alle trovate del governo Berlusconi, e in questo caso alla riforma Moratti. Il convegno, dal titolo dubitativo “Una scuola per crescere…?”, è nato dalla volontà di alcuni lavoratori della scuola, che hanno sentito l’esigenza di approfondirne i contenuti, coinvolgendo anche i soggetti che la riforma coinvolgerà più direttamente che in passato nel sistema formativo, e cioè gli amministratori della Regione e della Provincia. Nella relazione introduttiva Angelo Pedani, segretario della CGIL scuola livornese ha espresso la sua preoccupazione per la perdita di posti di lavoro e del ruolo della scuola nella società. Per Chiara Recchia Presidente dell’associazione “Proteofaresapere Toscana la legge in sé è vuota, i decreti attuativi sono molto pericolosi. Il principio base della Costituzione prevede uguaglianza e pari opportunità; in realtà questa uguaglianza è inesistente perché il livello culturale della famiglia è determinante nella riuscita della carriera scolastica. Questa riforma va esattamente nella direzione di approfondire le disuguaglianze perché delega sempre più compiti alle famiglie. Soprattutto nelle elementari la personalizzazione dei percorsi non fa che sottolineare le differenze e la figura del docente tutor, nonché risolvere il problema, è rifiutato sia dalla scuola sia dalle famiglie. Nella scuola. Media si assisterà alla fine del tempo prolungato con canalizzazione precoce verso un corso di istruzione Liceale o di formazione professionale. Eliminando i corsi di recupero organizzati dalle scuole nel tempo prolungato o con gli IDEI si ritorna alle ripetizioni private che è un modo di privatizzare un pezzo di scuola. Con la riforma degli Esami stato già si sta sperimentando un peggioramento della qualità. La scuola statale è messa sullo stesso piano di quella privata rispetto alla quale fino ad ora è sempre stata migliore. La presidente della Commissione Consiliare Cultura e Scuola della Provincia di Livorno Elisabetta Lazzeri lamenta la diminuzione dei fondi concessi per l’istruzione e l’orientamento, mentre l’Assessore alla Pubblica Istruzione della Regione Toscana Paolo Benesperi affronta uno degli aspetti meno definiti della riforma, cioè il ruolo delle regioni, ed afferma che la regione non attiverà il canale della formazione professionale, ma ci sarà integrazione fra istruzione professionale e formazione Professionale. Il dibattito è stato ricco e si è protratto a lungo con interventi vari: una maestra respinge la riforma da un punto di vista pedagogico, un insegnante di sostegno sottolinea che non ci sarà più posto per i ragazzi che hanno bisogno di sostegno. La maestra Loredana Maffoni mostra la proccupazione che le materie ritenute importanti saranno demandate al tutor e svolte di mattina, mentre materie ritenute a torto meno importanti come educazione musicale, artistica e motoria saranno trascurate. Altri si chiedono: La riforma non parla dei corsi per gli studenti-lavoratori: cosa ne sarà? Che fine faranno gli Insegnanti tecnico pratici? La prof. Annamaria Contestabile, una delle promotrici dell’iniziativa rivendica il ruolo centrale della cultura e della formazione del cittadino, mentre Grazia Battaglini laaaamenta il peggioramento della qualità anche nei licei , ribadendo come l’attuale esame di stato abbia peggiorato il livello di preparazione Alessandro Pazzaglia, segretario Regionale della CGIL conclude il convegno sottolineando che per la prima volta dal dopoguerra la scuola non va verso nessun ampliamento dell’istruzione, ma ad un restringimento di questa. Sancisce una deresponsabilizzazione dello stato che vuole fare scegliere alle famiglie. Il governo non vuole una scuola di massa, ma di élite. Di fronte a questo attacco, che fare? E’ necessaria un’alleanza con le regioni, gli enti locali e le province. Invita a costruire la manifestazione di ottobre come soggetti organizzati della società civile al fine di dimostrare che il governo non può fare quello che vuole neppure della scuola.


studenti corteo giovani

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