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Rifiuti elbani: contraddizioni e poco coraggio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 07 giugno 2003

La gestione dei rifiuti all'Elba, nonostante alcune buone volontà, è purtroppo ancora lontana da quella logica comprensoriale che sola potrebbe dare ritorni di efficienza e di qualità. La Sezione WWF Arcipelago Toscano torna ad invitare le Amministrazioni locali, e specialmente quella di Campo nell'Elba, di fatto l’ultima restata fuori dall'ESA, ad accettare modalità di gestione comprensoriale dei rifiuti più vicine alla realtà turistica ed ambientale dell'isola. Un esempio da seguire è finalmente l’individuazione di un'area nel Comune di Portoferraio dove stoccare gli inerti. Ma l'iniziativa non è sufficiente ad evitare che gli inerti e gli ingombranti continuino ad essere abbandonati nella macchia o lungo le strade nei Comuni in cui tale scelta non è stata ancora fatta. Inerti in cui spesso - come segnalano le Guardie Ambientali WWF nelle loro perlustrazioni- si trovano materiali pericolosi come l'eternit, batterie esaurite e quant'altro, che le varie Amministrazioni di solito tardano a rimuovere. Perché allora la Comunità Montana o gli Albergatori non mettono a disposizione un numero telefonico per ricevere questo tipo di segnalazioni? Servirebbe se non altro a monitorare, al di là delle parole e della pubblicità, l'efficienza dei servizi pubblici di smaltimento, e a dare una prima risposta alle recenti e motivate dimissioni di Bruno Paternò da quella Associazione. Per un'area ristretta come l'Elba che nei mesi estivi sopporta un carico di produzione dei rifiuti enorme e nell'inverno registra l'esatto contrario, il WWF è per tanti buoni motivi contro le vecchie idee, come quelle della termovalorizzazione, che ben conosciamo da quando si chiamava solo bruciatore. Fallito l'esperimento di gassificatore del Buraccio, con tutti gli oneri finanziari conseguenti che ancora gravano sulle tasche dei contribuenti, per quel poco che ha funzionato, si assiste oggi alla ventilata riproposizione a Campo di un impianto non migliore, con un’azione pubblicitaria inviata a domicilio nei mesi scorsi e firmata dal Sindaco. Che differenza fa, nel progetto di Campo, che l'impianto di termovalorizzazione produca anche acqua calda? I rifiuti si producono di più nell'estate, l'acqua calda servirebbe di più in inverno. Come farebbe l'impianto a funzionare tutto l'anno? Con quale combustibile? Questo la lettera pubblicitaria campese si guarda bene dal dirlo. Secondo noi bruciare quanti più rifiuti possibile non è un sistema valido per liberarsene. Studi concreti dimostrano come nessun impianto di termovalorizzazione è in grado di stare sul mercato solo vendendo l'energia prodotta: per esempio un impianto di termovalorizzazione da 800 tonnellate il giorno, permette un ricavo di circa 16 miliardi di vecchie lire l'anno, ma impone costi di gestione di oltre 20 miliardi; per impianti di capacità minore questo divario è anche più elevato. Siamo in generale contrari a realizzare all'Elba (con un fallimento dietro l'altro) solo quello che Lobbies interessate ci vengono a suggerire da fuori. Gestire un inceneritore o "termovalorizzatore" che dir si voglia diventa un affare solo scaricando sul contribuente i suoi costi di realizzazione (altissimi) e di gestione (altrettanto), come già accaduto al Buraccio, ricorda il WWF. In base a studi accurati di associazioni ambientaliste, la termovalorizzazione di una tonnellata di rifuti fa risparmiare 1 milione di chilocarie, mentre il riciclaggio permette di risparmiarne 4 volte tanto, e tutelerebbe molto di più la salute collettiva e l'ambiente. Ma come riciclaggio anche all'Elba siamo ben lontani dalla sufficienza. Complessivamente ancora poche, sporadiche ed insufficienti sono le iniziative di raccolta differenziata, talvolta contraddette da scelte gestionali balzane, come quella di limitare l'uso delle isole ecologiche della raccolta differenziata ai soli residenti, costringendo la massa degli ospiti ad accatastare -come a Campo- i sacchetti a fianco delle luccicanti ma spesso guaste isole ecologiche, una sorta di ""Bancomat della spazzatura"" troppo complicate per Comuni “marini” come i nostri, fughe in avanti che hanno fatto scomparire troppo presto i vecchi e più affidabili cassonetti, e con il rischio che qualche altro comune elbano, poco informato, possa riprenderne il medesimo modello costoso nella realizzazione, non duraturo ed inefficiente. Vantarsi dei risultati della raccolta differenziata e puntare sulla termovalorizzazione, bloccando intanto il decollo della gestione comprensoriale, è per il WWF una posizione da respingere. All'Elba infine mancano quasi del tutto progetti per favorire la presenza di piccole impianti di riciclaggio dei rifiuti, progetti che avrebbero effetti positivi sull'occupazione e sull'economia dell’Elba, oltre che costituire un ottimo ritorno di immagine tra gli ospiti che vengono da città e paesi in cui queste scelte sono state già fatte. Nella politica dei rifiuti elbana ci vogliono quindi meno battaglie di campanile e più coraggio.


gassificatore buraccio

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gassificatore buraccio vicino

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