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Controcopertina: 20 Bocciati, scrivono Corradi, Consiglio d'Istituto, Totaro, Elbareport

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 03 luglio 2007

Corradi: Bocciare nella scuola primaria non è di destra né di sinistra: è inutile Il linguaggio veltroniano di Bramanti amplifica a dismisura una problematica che non attiene strettamente al mondo della politica, "bocciare" non è di destra o di sinistra, bocciare nella scuola primaria è inutile, gli insegnanti spesso non conoscono affatto i processi cognitivi che attengono all'apprendimento, nè i processi psichici della età evolutiva, a volte neppure gli elementi basilari della metodologia didattica della propria disciplina; se un ragazzo non si impegna in nessuna delle materie proposte, occorre ammettere con un pò di autocritica, che abbiamo sbagliato qualche passaggio, e che bisogna cambiare strategia.. La scuola non ha bisogno di politichese, ha bisogno di professionalità, e di impegno, quello che alcuni di noi hanno profuso in 30 anni e più di insegnamento: non eravamo una squadra di "non bocciatori" a tutti i costi, eravamo lavoratori che di fronte alle difficoltà si sono rimboccati le maniche, hanno spesso cambiato linguaggio, strategie e metodi. alba corradi Il Consiglio d'Istituto solidale con il Dirigente Liorre Il Consiglio d'Istituto, riunitosi in seduta straordinaria il 30 giugno, alla luce del dibattito che si è aperto su alcuni organi di stampa relativamente alla questione delle bocciature presso la Scuola Secondaria di Primo Grado, esprime piena solidarietà nei confronti del Dirigente Scolastico, Prof. Vincenzo Liorre, e del Corpo Docente. Questo nella convinzione che ogni componente della Scuola abbia operato nel bene esclusivo dei ragazzi e del loro processo formativo. Il Consiglio d'Istituto dell'Istito Comprensivo di Portoferraio Io, ventunesimo bocciato alla Scuola Media Pascoli Caro Sergio, eccomi di nuovo, perché quando si parla di cose importanti non c’è da riguardarsi. A proposito dell’intervento della professoressa Lupi parlavo di autoreferenzialità; Salomoni ripete le stesse parole: “Io sono certa invece che gli insegnanti della scuola media "Pascoli" - a differenza…”. Perché “è certa”? Perché la certezza rafforza il “fare muro”? Lei è certa, e io non posso permettermi? Della scuola può parlare solo chi fa scuola? (a parte il fatto che, per l’appunto, faccio scuola anch’io). In questo strano nostro Paese si può dire che Prodi o Berlusconi (o Bush, o Putin) sono esseri ripugnanti –e mi pare lo si faccia anche troppo disinvoltamente–, ma non lo si può dire del Papa; si può dire che il tale ospedale o la tale clinica è una fogna dove operano incompetenti quando non assassini, ma di una scuola non si può dire che non funziona al meglio. Io, poi, non ho neppure vagamente detto questo: ho ripreso delle affermazioni che mi parevano incredibili se pronunciate da un Dirigente. Il Dirigente, con molta civiltà, ha dichiarato di non averle pronunciate, o che in ogni caso è stato frainteso: ne sono felice, perché conosco la persona e proprio questa conoscenza produceva il mio stupore. Non si è difeso, perché non aveva di che difendersi, e soprattutto nessuno lo accusava: io ho commentato delle affermazioni e posto delle domande; dove sta la supponenza? Erano domande da ‘far montare la rabbia’? Erano domande contro le quali ‘fare muro?’. Se sì, allora davvero c’è qualcosa che non va. Con un procedimento dialettico assai particolare nessuno di coloro che si sono sdegnati per i miei interventi ne ha contestato il contenuto: ci si è sforzati di dire solo che io non dovevo, non potevo intervenire. La professoressa Lupi, finché è durata la rabbia, s’è lasciata andare a manifestazioni di soddisfazione che non condivido, ma non ho detto che non poteva esternarle: ho detto solo che incarna una parte della scuola di oggi, e forse neppure la maggiore. Salomoni allude a mancanze di rispetto, di civiltà e di educazione. Io, quando scrivo, uso molto le citazioni fra virgolette, perché evitano inutili polveroni; e indico con precisione le parole cui mi riferisco. Mi sembrerebbe utile che si facesse altrettanto con quello che scrivo io, perché altrimenti tutto si risolve –come nel caso di Lupi e Salomoni– in una manifestazione di disagio personale che non contribuisce in nulla a chiarire il senso e il merito dei problemi. Faccio un esempio. Dice Salomoni: “poi il mercoledì apro il tuo giornale, leggo Totaro e mi cascano le braccia. Don Milani, che è stato ed è uno dei miei punti ideali di riferimento, citato a quel modo, credo si possa rivoltare dovunque ora sia. Io che, come tanti insegnanti, l'ho dentro, mi sono sentita rivoltare”. Eccola la mia “citazione” su Milani: “La scuola dell’obbligo è obbligatoria perché è lo strumento che la Repubblica ha scelto per “promuovere” i futuri cittadini: è un diritto dei cittadini, tanto è vero che è definita “obbligatoria e gratuita” (Art. 34 Cost.) e la gratuità è inequivocabilmente un dovere che la Repubblica si assume, come appunto l’obbligatorietà che le è collegata. La bocciatura, prima di far vibrare di sdegno don Milani, aveva fatto vibrare l’intelligenza e la volontà dei Padri Costituenti: e lo sdegno di Milani derivava dal vedere disattesi quei principi fondamentali della vita della nostra Nazione”. Perché don Milani dovrebbe rivoltarsi “dovunque ora sia”? Cosa non sottoscriverebbe di quello che ho detto o che gli ho attribuito? “La scuola di oggi –prosegue Salomoni– è quasi agli antipodi di quella descritta in "Lettera a una professoressa", fosse essa quella statale o quella di Barbiana: quella di Barbiana era una scuola e una vita dura, uno scenario assolutamente indecifrabile, per chi non l'ha avuto come libro di testo”. E’ vero, sono totalmente d’accordo. Ho avuto la possibilità di essere a Barbiana in due occasioni, mentre il Priore faceva scuola, e mi ha cambiato la vita. Ho letto tutto quello che ha scritto –non solo ‘Lettera a una professoressa’– e quasi tutto quello che è stato scritto su di lui. Nei primi anni Settanta ho partecipato alla fase iniziale del progetto che ha raccolto presso il Centro di Documentazione di Giuseppe Alberigo (di cui ero assistente) a Bologna il “Fondo documentario don Milani”, per iniziativa di Michele Ranchetti, mio “maestro” e suo amico, che ha organizzato il primo importante convegno sul priore di Barbiana. Ho conosciuto e ascoltato moltissimi degli suoi interlocutori e degli amici (pochi) che lo frequentavano. Ho tenuto seminari e partecipato a dibattiti su Milani e Barbiana. Anch’io non so “cosa farebbe oggi don Milani, lui così austero, integralista, rigido nel senso più nobile del termine”; non credo invece che i suoi ragazzi mi ripeterebbero “quello che allora ebbero modo di scrivere di un professore, anzi un ‘professorone’ universitario”: perché non ho mai voluto essere un professorone, e ho sempre guardato in faccia ognuno delle migliaia di ragazzi che ho incontrato sulla mia strada, per capire in cosa avrei potuto essergli utile nella ricerca della sua libertà, e cercando di ritrovare in lui il segreto del mio tempo perduto. S’immagini quanto è lontana da me l’idea dell’aggressione verbale. Ho apprezzato contenuto e tono dell’intervento del professor Bramanti, e apprezzo la sua iniziativa, che mi auguro abbia seguito con il concorso di tutte le autorità locali e con le autorità scolastiche al più alto livello. Quanto a “Elbareport”, mi pare che aver ospitato –e anche un po’ promosso– un inizio di dibattito sulla scuola costituisca un merito davvero notevole. Spero che non si esaurisca tutto qui, e che questo diventi stimolo a parlare dei tanti problemi della nostra piccola società, che poi sono quasi sempre connessi con la scuola. Io, se vorrai ospitarmi, continuerò a essere presente: del resto, ora che sono bocciato (il ventunesimo “ripetente” della “Pascoli”), vi tocca a tenermi in classe. Avrà pazienza la Salomoni (“mi sembra sia intervenuto in questi anni su un arco di questioni molto ampio...”), ma mi hanno insegnato così: “I care”. Luigi Totaro, Università di Firenze Annotazioni di Elbareport In ordine ad una discussione civile su un fatto importante per la nostra comunità che sta fornendo positivi riscontri (ma quando mai si era parlato di scuola su un organo di informazione per una settimana di fila all'Elba?) continuo ad intervenire solo con note a margine della discussione facendo presente: a) alla Professoressa Corradi (che si fa spesso apprezzare per la chiarezza e la incisività dei suoi interventi) che i momenti di ripensamento sulla scuola, che non siano dei rituali separatistici chiacchierifici, potrebbero pure sortire effetti benefici per la scuola medesima. b) al Consiglio di Istituto che l'uso del termine "solidarietà" ci pare fuori luogo, perché drammatizza inutilmente la situazione. Il Dirigente Scolastico non è stato fatto oggetto di alcun attentato, nessuno gli ha rivolto turpi offese: condivisione, apprezzamento per il suo operato, rinnovata fiducia e stima il CdI poteva pure tranquillamente esprimerli, sarebbe stato meglio di una "solidarietà" che più che altro pare uno "scivolone semantico". c) al Professor Luigi Totaro. (solo a scanso di ulteriori equivoci che potrebbero derivare dalla lettura del suo pezzo): Le frasi attribuite al Prof. Liorre sono del Prof. Liorre (e non ci piove). In questo giornale non si usa molto virgolettare le affermazioni degli intervistati, ma quando lo si fa è a ragion veduta. Non è nelle abitudini di chi scrive per Elbareport compiere furbesche estrapolazioni di frasi per "creare casi". Nel caso sarebbe stato inutile e idiota, il caso c'era già (tanto è che continuiamo a parlarne). Non vedo poi che cosa e dove chi ha steso l'articolo avrebbe potuto fraintendere, se il dirigente "si è frainteso" per suo conto me ne dolgo ma nulla potevo fare di diverso da quello che ho fatto e nulla di diverso da quello che ha scritto Elena Maestrini doveva scrivere. formulando saluti a tutti


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