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Stefano Bramanti: No alle bocciature e no al "tutti contro tutti"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 01 luglio 2007

La novità dei 20 bocciati nella media mi ha, d'istinto, stimolato ad intervenire. Esagerando, potrei dire che in venti anni c'erano stati venti bocciati, ora 20 in un anno solo. Un ritorno alla scuola selettiva, in pratica abolita dalla riforma del 1962? Ho scritto sei pagine, poi mi sono fermato. E'troppo difficile ridurre l'argomento a una pagina; ci provo. Oltre 30 anni nella scuola, molti in quella di viale Elba, spesi anche a cercare di non bocciare, mi spingono a dire qualcosa. Ma vedendo le "sfide" sull'argomento sui media, ho cambiato un po' rotta. E' tempo di dire basta agli scontri sui giornali o in altre sedi. Il "tutti contro tutti" va sconfitto. Lo dicono Napolitano e altri personaggi importanti; proviamo anche noi semplici cittadini, spesso più saggi di chi ci governa. Sperimentiamo il dialogo per trovare soluzioni. Basta con destra e sinistra. Anche la bocciatura ha alle spalle schieramenti. La sfida politica del resto sta degenerando e i problemi reali restano irrisolti. Mi sono detto che una cosa da fare, potrebbe essere il parlare, in un incontro-studio di qualche giorno, della selezione scolastica. Una cosa seria. Come animatore della "Giornata della scuola" o del "Circolo Pertini" proverò a realizzare una cosa del genere, con l’aiuto di tutti. Mesi fa scrissi a Francuccio Gesualdi, ex ragazzo di Barbiana proprio per convincerlo a fare un incontro qua per il "Pertini", a 40 anni dalla morte del suo maestro. Proviamo ad organizzare una cosa costruttiva che porti a dei risultati condivisibili. Ne saremo capaci? Un convegno tra tutte le componenti della società. Quei ragazzi bocciati sono un po' figli di tutti, ci devono interessare. Ecco il famoso "I care" di Barbiana, che di certo ha condizionato la mia vita d'insegnante, quando agli inizi degli anni Settanta mi ritrovai a dormire nel letto del priore, a Barbiana. Letto per modo di dire, nell'ambiente essenziale e povero di quella chiesetta, il prete aveva avuto solo una sorta di amaca invece di un letto normale. Poi ho provato a fare l'insegnante "bravo", ma ci sono riuscito di rado. La buona volontà l'ho messa tutta. E' molto difficile fare scuola. Don Milani (attenzione al tono ironico) era un privilegiato, aveva quei ragazzi, sottratti al lavoro dei campi, per tutto il giorno e il programma da raggiungere lo stabiliva solo lui e guai a chi sgarrava. Niente preside, niente consigli di classe, scadenze ministeriali, pagelle e via dicendo. E di certo niente bocciati. Qualcuno ha inventato la bocciatura e bisognerebbe indagare come e perché. I costituenti no di certo, l'Italia democratica nasceva e voleva considerare in qualche modo tutti alla pari e a tutti si volevano dare le stesse opportunità formative ed anzi si voleva "rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena formazione", ma non è stato fatto. La scuola dell'obbligo, sempre secondo la Costituzione, doveva durare 8 anni, senza ripetenza quindi. Prediamo a cuore, tutti, la questione; spesso l'istituzione scolastica finisce per essere sola e si vedono crisi gravi dietro l'angolo con filmini incredibili che girano nel web, episodi preoccupanti negativi di vario tipo, perché il male di una società ingiusta e sconvolta dalla violenza e dal potere fine a se stesso, si riversa nel contenitore scuola, un ambente che per forza risulta classista. Questo ci ha detto Don Milani, la scuola riproduce le classi sociali esistenti nel mondo, la separatezza e le diverse opportunità, ovviamente. In ogni aula scolastica c'è chi può seguire bene le lezioni, chi un po' meno e chi per niente o quasi. La bocciatura è quindi in molti casi un marchio e la scuola deve riuscire a non bocciare, deve invece riuscire a dare di più a quelli che hanno di meno socialmente e culturalmente. Difficile però andare controcorrente. Non può farlo da sola, c'è bisogno di una struttura di scuola diversa, che ancora non si vuol fare, anche perché costerebbe troppo di più allo Stato, che non forma nemmeno gli insegnanti e non li aggiorna a dovere. Ci pesa il tempo prolungato perché tanti ragazzini devono fare altro nei due pomeriggi, facciamo rientrare in orario scolastico la danza, il calcio e via dicendo. In altre nazioni, da decenni, la scuola è a tempo pieno, mattina e pomeriggio, tutti i giorni. A chi è bravo si daranno approfondimenti, gli altri potrebbero riuscire ad abbattere il ritardo con certe strategie, per poi elevarsi ancora. L’input a tutto questo lo ha offerto Elena Maestrini in qualità di giornalista, e il giornalismo ha avuto il merito di far emergere il problema, che però, ora, non va esasperato. C'è un grande bisogno di confronto su questi temi. Per vari anni l'argomento lo abbiamo tenuto nel cassetto. Alla Pascoli si era creata, più o meno, una linea anti bocciatura sulla spinta anche di insegnanti (ora diversi sono in pensione) che cercavano di contrastare la scuola classista. Ma non si è mai visto, in questo tipo di scuola italiana, recuperare scolasticamente un bocciato. Il lavoro di certo deve essere rivisto nella scuola. Ma va rivista radicalmente la società che produce questa scuola. Il potere politico è saldo e alla faccia della Costituzione Repubblicana , le ingiustizie galoppano e i politici di vertice sembrano dei privilegiati che osservano crescere il divario tra Nord e Sud nel mondo e il divario tra poveri e ricchi. Quindi il Circolo Pertini, dopo una delibera dei suoi 50 volontari iscritti, proverà a gestire con gli enti locali e la scuola, un grosso approfondimento su questi temi. Chiunque può aderire(etrusco22@inwind.it). Del resto abbiamo attuato fin qui 5 incontri coinvolgendo docenti universitari e stiamo per distribuire a scuole ed enti il nostro QUADERNO N° 1, che contiene appunto le registrazioni di riunioni fatte nella scuola, con Tanelli (parallelo tra disastri naturali e sociali), Pranzini(erosione delle coste), Biagioli (l'inserimento degli alunni immigrati nella scuola), Vizzoni(il disagio adolescenziale) e Bonsignori(economia dell'Elba). La scuola comunque non va bocciata o promossa, va vissuta intensamente e con la reale partecipazione di tutte le componenti della società, con un nuovo spirito di collaborazione. Il dialogo vero e costruttivo come forma di rivoluzione? E questo vale per tutti gli ambienti di lavoro, se vogliamo abolire lo scontro ,che va di moda, c'è da riscoprire il significato della solidarietà, capace di creare una società migliore.


Scuola Media Pascoli Ingresso

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